HomeAlmanacco quotidiano9 novembre 1282 – Dante conosce Paolo il Bello a Firenze


9 novembre 1282 – Dante conosce Paolo il Bello a Firenze


9 Novembre 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Secondo i documenti raccolti da Luigi Tonini, il 9 novembre 1282 Paolo Malatesta da Rimini, detto “il Bello”, prende pieno possesso della carica di Capitano del Popolo, Giudice e Conservatore della pace di Firenze.

Priamo della Quercia: illustrazione del canto V dell’Inferno (1444 – 1452)

Anna Falcioni, nella sua scheda del “Dizionario biografico degli italiani”di Treccani, non si sbilancia sulle date, ma fa notare che l’invio a Firenze del Malatesta fu «decretato da papa Martino IV nel marzo 1282» e «rientrava probabilmente nel quadro delle ricompense assegnate ai Malatesta per i servigi resi alla S. Sede»: cioè principalmente da suo padre Malatesta da Verucchio, che già a Firenze era stato Podestà.

Vitale Sala,: “Dante incontra Paolo e Francesca (1823)

E’ in questa occasione che Dante Alighieri, allora diciassettenne, conosce quel Paolo che avrebbe poi immortalato – senza neppure nominarlo – nel V Canto dell’Inferno con i versi fra i più celebri di tutti i tempi.

Neppure di Francesca si dice il nome, ma è lei che racconta, mentre il suo «cotanto amante» piange in silenzio. A loro volta, i lettori di ogni epoca non sanno trattenere la commozione al gesto di lui, quando «la bocca mi baciò tutto tremante».

Gustave Doré: “Paolo e Francesca da Rimini”

Com’è noto, le prove storiche della tragedia di Paolo e Francesca sono scarsissime e molto scarne anche le notizie sui loro protagonisti. Tacciono del tutto le cronache e non solo quelle riminesi; lo stesso riserbo usato da Dante – che era pur sempre ospite a Ravenna dei da Polenta, la famiglia di Francesca – ha fatto ipotizzare una sorta di censura imposta dalle due potenti casate macchiate da tanto scandalo. Fatto sta che nelle discendenze dei Malatesta nessuno si chiamerà più né Paolo né Giovanni: ed erano tempi in cui rinnovare il nome degli antenati era praticamente un obbligo. E invece scompare anche Giovanni che fino ad allora era spettato ai primogeniti.

Ernst Klimt: “Francesca da Rimini e Paolo” (1890)

Di Paolo non si sa né la data di nascita, né quella di morte. Le tracce che ha lasciato nei documenti fiorentini sono le ultime che lo dicono ancora in vita.

Il Malatesta, alle prese con la complicata situazione politica di Firenze e dopo una sconfitta militare a Castiglione della Pescaia in cui rimane ferito da un colpo di balestra dei Pisani, rassegna le dimissioni il 28 febbraio 1283. Dopo di allora su di lui cala il silenzio. Mentre si sa solo che non più tardi del 1286 Gianciotto si era risposato.

Auguste Rodin: “Il bacio-Francesca da Rimini” (1889)

Dunque i due amanti dovettero essere assassinati dal marito tradito fra l’83 e l’86. Un periodo così ampio da non poter stabilire il luogo del delitto permettendo così ad almeno dieci località di contendersi il dubbio onore di averlo ospitato: dalla più verosimile, cioè la stessa Rimini (qualcuno è arrivato ad additare palazzo Tingoli nell’attuale piazza Tre Martiri, ma anche le case con torre cdel “Gattolo dei Malatesta” dove poi sarebbe stato eretto Castel Sismondo, o le Case Rosse che inglobavano Porta Montanara), e poi Gradara, Santarcangelo, Verucchio, Meldola, Pesaro, Montefiore, Montescudo, Ghiaggiolo, San Giovanni in Marignano.

Frank Dicksee: “Paolo e Francesca” (1894)

Paolo era il secondo figlio di Malatesta da Verucchio e di Concordia, figlia del visconte imperiale Enrighetto de’ Pandolfini e di una Parcitade, la famiglia a capo dei Ghibellini riminesi. Il Malatesta era infatti ancora dalla parte dell’imperatore, ma quando nacque Paolo, presumibilmente a Rimini tra il 1250 e il 1252, aveva da poco cambiato partito passando ai Guelfi.

Nel 1264, in un documento pubblicato da Currado Curradi, i fratelli “Johannes e Paolottus” sono citati come “scolares”, quindi minori di 18 anni.  Come indica anche il diminutivo, Paolo è il minore. Ma nonostante la sua posizione di cadetto, il padre ha per lui grandi progetti. E giovanissimo gli fa sposare nel 1270 la quindicenne Orabile Beatrice, orfana di Uberto Conte di Ghiaggiolo: un capolavoro nel campo politico-matrimoniale in cui il “Mastino” era maestro.

Gaetano Previati: “Paolo e Francesca” (1887 ca.)

La sposa porta infatti una ricca dote, ma in gran parte prelevata dalle 6250 lire ravennati con cui il vecchio Malatesta ha appena comprato da Beatrice, vedova di Uberto, la strategica Contea fra Cesena e Forlì. Il Mastino si è dunque piazzato là dove può controllare sia la valle del Savio che quella del Bidente senza sborsare un soldo.

Ghiaggiolo era fin lì saldamente in mano ai Ghibellini e praticamente “protettorato” del loro capo, Guido da Montefeltro, che pure la rivendicava avendo sposato Mantenessa, sorella del defunto Uberto.

Il figlio di Paolo e Orabile Beatrice, battezzato Uberto come il nonno, può così fregiarsi del titolo di Conte di Ghiaggiolo, ma il suo cognome è Malatesta. Non tutto andrà secondo questi disegni; alla contesa partecipano anche altri parenti, come la nobilissima e ghibellina famiglia ravennate degli Onesti, oltre alla Chiesa di Ravenna, che sarebbe poi stata l’originaria proprietaria della Contea, ma esautorata da tempo.

Dopo la morte di Paolo, fra suo figlio Uberto, passato a Ghibellini, e gli altri Malatesta si scatenerà una sanguinosa faida durata per decenni, ma alla fine Ghiaggiolo sarà definitivamente malatestiana.

George Frederic Watts: “Paolo e Francesca”

Paolo, come del resto suo fratello e suo padre, dà ben presto buone prove in politica, diplomazia e amministrazione. Di lui non si ricordano invece esaltanti imprese militari. Anzi, come si è visto, sul campo deve subire una sonora sconfitta. Ma con ogni probabilità prende parte assieme al padre e al fratello alle proficue operazioni militari dei Malatesta fra il 1271 e il ’75.

Nello stesso periodo nasce l’alleanza con i da Polenta, che i Malatesta aiutano a insignorirsi di Ravenna contro i Traversari. Il matrimonio fra Francesca e Giovanni, celebrato appunto intorno al 1275 quando lei aveva circa 15 anni, sancirà questo patto. Dall’unione nascerà almeno una figlia, chiamata Concordia come la nonna.

Ary Scheffer: “Francesca e Paolo davanti a Dante e Virgilio (1835)

Perché Giovanni “lo zoppo” uccide moglie e fratello? Gli storici, sempre scettici sui moventi sentimentali, si sono sbizzarriti anche su questo. Si sono adombrati contrasti e gelosie maturate nel tempo fra i fratelli riguardo alla spartizione dei beni e dei poteri.

Ma, anche se nessun all’epoca poteva prevederlo, il capo famiglia camperà ancora una trentina d’anni dopo il misfatto, sopravvivendo ai due figli avuti da Concordia. E comunque negli anni ’80 del Duecento tiene ancora ben salde le redini del clan, come del resto farà fino all’ultimo. Altri hanno pensato proprio alla Contea di Ghiaggiolo come motivo del contendere; ma fra tanti concorrenti in lizza, il nome di Giovanni non compare mai, né tanto meno quello dei suoi discendenti.

Michele Sangiorgi: “Paolo e Francesca da Rimini sorpresi da Gianciotto (1803 – 04)

E allora per una volta hanno forse ragione gli artisti, a iniziare dal Poeta:

«Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende»

«Amor, ch’a nullo amato amar perdona»

«Amor condusse noi ad una morte»

Codice Gradenigo: “Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca” (XIV secolo, Biblioteca Gambalunghiana di Rimini )

(Nell’immagine di apertura, Dante Gabriel Rossetti: “Paolo and Francesca da Rimini” – 1855)