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Il 3 ottobre 1232, come riporta Luigi Tonini, «i Signori del Miratoio, Guido cioè e Rainerio fratello del fu Alberico dal Miratoio, e similmente Ugolino e Paganuccio pupilli, figli di detto Alberico, condotti nel Consiglio dì Rimini da Ugolino Ridolfi da Lauditorio lor zio, si sottoposero ciascuno a tulle le fazioni cui i cittadini di Rimino tenuti fossero, e ricevendo perciò la cittadinanza rimlnese, e con essa la protezione e difensione del nostro Comune, tanto per le persone quanto per le terre, ville, e uomini loro». [caption id="attachment_59769" align="alignnone" width="1312"] La rupe di Miratoio[/caption] La "protezione e difensione" del Comune di Rimini non è in realtà per Miratoio, ma copre chi invece voleva riprendere il castello sotto il suo dominio: il Conte di Carpegna, a sua volta cittadino di Rimini. Fra le clausole del cittadinatico concesso al Conte di Carpegna nel 1228 e rinnovato nel settembre di quel 1232 (con la promessa da parte del Conte di versare ogni anno al Comune un censo di 50 lire di Ravenna), infatti, c'è anche quella di sostenere le sue rivendicazioni e Miratoio è una di queste. Tant'è vero che Rimini aveva richiesto aiuti armati anche a Urbino, sulla base dei trattati, per ridurre i ribelli alla ragione. Capo di costoro

Scrive Carlo Tonini per l'anno 1859: «Sebbene non ancora formale fosse l’accettazione di  queste provincie per parte del Re Vittorio Emanuele, pure al principio d’ottobre (Domenica 2) si vollero innalzare  gli stemmi di Casa Savoia ai palazzi del Comune e del Governo: il che si fece alla presenza delle Autorità civili e militari con banda, tappeti alle finestre, luminaria, festa di ballo in teatro, e conferimento di dodici doti di scudi 10 l'una a povere zitelle. Volevasi il canto  dell’inno ambrosiano (il Te Deum) nella Cattedrale: ma il vescovo Mons. Salvatore Leziroli con molta prudenza e con bel garbo se ne scusò, e non fu cantato, perché venne ordine da Forlì che non si dovessero usar violenze in verun modo. Fu bensì cantato alla Cattolica, a Saludecio e in altri luoghi della Diocesi, ove erano milizie del nuovo governo. E quando poi a’ 16 di detto mese si celebrò la solenne cerimonia della benedizione delle bandiere,  fu eretto un altare nel vasto prato dei conti Spina non lungi dal lido». [caption id="attachment_59619" align="aligncenter" width="673"] Vittorio Emanuele II[/caption] Nonostante la fretta di esibire i simboli del nuovo sovrano sabaudo, il percorso istituzionale da compiere è però ancora lungo. Un'auto-nominata assemblea aveva proclamato a

Il 1° ottobre 1847 per iniziativa dei conti Ruggero e Alessandro Baldini e altri, e con il contributo di tutti i cittadini, nasce l'Istituto di Educazione gratuita per i figli del popolo, che per tutti i Riminesi divenne subito ed è ancora oggi l'Asilo Baldini. I conti Baldini erano arrivati a Rimini da Santarcangelo intorno al 1812. Erano fra quei ricchi possidenti che avevano investito i loro capitali nel comprare i beni ecclesiastici, che gli stati napoleonici (le repubbliche Cispadana, Cisalpina, Italiana e poi il Regno d'Italia) avevano incamerato dopo la soppressione degli ordini religiosi e poi messi sul mercato. Fra l'altro, come ricorda Carlo Tonini, i Baldini avevano acquistato  «i monasteri del Sacro Cuor di Gesù e delle Celibate di S. Cecilia (residenza già della celebre Isotta e poi de’ Governatori della città)», entrambi sull'attuale piazza Ferrari. Ciò nonostante, e pure avendo ricoperto importanti cariche nelle amministrazioni napoleoniche, erano stati aggregati alla nobiltà di Rimini nel 1818, in piena restaurazione del dominio pontificio. La famiglia mantenne comunque orientamenti liberali e diversi suoi esponenti parteciparono ai moti rivoluzionari, compresi quelli del 1831. A Rimini il palazzo dei Baldini era quello che ingloba la Torre dell'Orologio dell'attuale piazza Tre Martiri, come viene ricordato in alcune lapidi

Il primo giorno di ottobre del 1970 nasce a Cattolica Samuele Bersani. Il cantautore, tra le voci più apprezzate del panorama musicale italiano contemporaneo, trascorre l’infanzia e parte della sua adolescenza a Cattolica, dove vive assieme ai genitori. In particolare, il padre è un apprezzato flautista e la sua casa è un vero e proprio laboratorio musicale, dove il piccolo Samuele sviluppa sin da subito una spiccata sensibilità verso l’arte delle sette note. Benché siano note a tutti le sue origini romagnole Samuele Bersani ha legato gran parte della sua attività artistica a Bologna. Pupillo del compianto Lucio Dalla, incantato dal suo talento, il giovane Samuele Bersani debutta artisticamente sul palco del tour Cambio che vede protagonista il maestro bolognese nelle città italiane. Per l’occasione esegue al piano e alla voce la canzone “Il Mostro”. Era il 1991 e l’anno dopo Bersani si sarebbe trasferito definitivamente all’ombra delle Due Torri, dove tutt’ora risiede e dove per altro non è assai difficile incontrarlo. Non è un caso che uno dei singoli più apprezzati degli ultimi anni, intitolato appunto “A Bologna” e pubblicato nel 2009 nell’album “Manifesto Abusivo”, celebri - in tutti i sensi – la città nota per i suoi innumerevoli portici. Nel 1992,

Ulisse Aldrovandi (Bologna, 11 settembre 1522 – Bologna, 4 maggio 1605) è stato uno dei primi e più grandi naturalisti della storia moderna; fra i suoi meriti, anche quello di aver realizzato uno dei primi musei di storia naturale, nonché il primo Orto botanico felsineo. Uno studioso delle diversità del mondo vivente per la prima volta guardate con un metodo scientifico, osservando la natura "juxta propria principia", senza condizionamenti metafisici o religiosi. Nella seconda metà del Cinquecento, il bolognese si impose come una delle maggiori figure della scienza europea, nonché guida e riferimento per tutti i naturalisti. Fu anche giurista, filosofo e matematico. Ma anche lui, ben prima di Galileo, dovette subire un processo per eresia, che lo costrinse anche ad una pubblica abiura in San Petronio, il 1º settembre 1549. Fu poi prosciolto dal nuovo papa, Giulio III. Ma mentre a Roma attendeva il processo d'appello, aveva approfittato del forzato soggiorno per divenire uno dei massimi esperti di statuaria romana antica. [caption id="attachment_342306" align="aligncenter" width="787"] Ulisse Aldrovandi[/caption] Per condurre le sue ricerche, che spaziavano dalla biologia alla geologia (termine che fu lui stesso a coniare), dalla botanica all'entomologia, Aldrovandi manteneva una fitta corrispondenza con chi condivideva le medesime passioni e lo stesso rigore. Anche a Rimini, che peraltro

Michele Rosa nacque a San Leo nel 1731. A Rimini, dove fu mandato in tenera età, compì i suoi primi studi. Fu poi accolto alla scuola di Giovanni Bianchi (Iano Planco), che gli insegnò geometria, fisica, scienze naturali e anatomia. Nel 1754 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell'Università di Bologna; si addottorò a Padova nel 1757. Fresco di laurea, esercitò a Venezia, a Roma e di nuovo a Venezia: qui, nel 1766, diede alle stampe il Saggio di osservazioni cliniche, un lavoro d'avanguardia che gli fruttò la notorietà e gli valse una cattedra all'Università di Pavia, concessagli da Maria Teresa d'Austria. il duca Francesco III lo chiamò successivamente all'Università di Modena; nella città estense fu eletto presidente del collegio medico e dettò il regolamento della polizia sanitaria. [caption id="attachment_58902" align="aligncenter" width="1252"] "Anatomia del corpo humano" di Juan Valverde de Amusco (Roma, 1559)[/caption] Nel 1783 pubblicò le Lettere sopra alcune curiosità fisiologiche. Scrisse - oltre che di fisiologia, epidemiologia e igiene pubblica - di scienze naturali, di antiquaria e di alimentazione; spiccano per dottrina, originalità e affabilità di scrittura le memorie Delle porpore e delle materie vestiarie presso gli antichi (1786) e Della ghianda e della quercia (1801). Nel 1796 tornò a Rimini,

Sembra incredibile che uno dei luoghi più derelitti - una cava di ghiaia - in una della valli più appartate - quella del fiume Uso - sia, o sia stato, uno degli scrigni più antichi della civiltà nel nostro territorio. Incredibile, se non fossimo in Italia, dove sappiamo quanto ogni pietra possa raccontare. O dovremmo saperlo. [caption id="attachment_58948" align="aligncenter" width="668"] La cava di Ripa Calbana[/caption] Ripa Calbana oggi è appunto una cava nella valle dell'Uso. Il colle aguzzo perde man mano il suo fianco rivolto al fiume. Nel 1981 l'area archeologica fu sottoposta a vincolo, ma una sua parte era stata ormai compromessa dalle attività estrattive. [caption id="attachment_58949" align="aligncenter" width="678"] Ripa Calbana in foto aeree del 1937 e del 2007[/caption] Su quel versante tremila anni fa esisteva un villaggio dell'Età del Bronzo. Un abitato "proto-villanoviano", cioè precedente ai primissimi Etruschi, apparentemente analogo a quelli ritrovati fra Chiusi e Cetona, a sud ovest del Trasimeno. Fu scoperto da don Francesco Renzi a fine '800 e poi studiato anche da Mario Zuffa. Alcuni reperti degli scavi si possono vedere nel Museo "Renzi" di S. Giovanni in Galilea. Sono armi, gioielli, ceramiche, attrezzi per la filatura. Le ricerche misero in evidenza fondi di capanna con grandi focolari, resti di intonaci, pali, rudimentali pavimentazioni, resti alimentari,

Secondo Cesare Clementini accadde il 27 settembre. Ma per Luigi Tonini, poi seguito dagli storici moderni la data è da correggere al 28 settembre 1228. Sia come sia, quel giorno, davanti al Consiglio del Comune di Rimini si presentarono Buonconte da Montefeltro, in rappresentanza anche del fratello Taddeo, e Rainerio di Carpegna, per giurare la cittadinanza riminese nella mani del podestà Guglielmo Amati.  Il "cittadinatico" era un patto frequente in questo periodo del medio evo. In sostanza si trattava di un'alleanza militare alla pari, piuttosto che di una sottomissione. Firmando il patto, il Comune riconosceva come i suoi cittadini (e di riguardo: boni homines) personaggi che non erano nati fra le sue mura e si impegnava a difenderli insieme ai loro beni. L'alleanza implicava anche quella con i rispettivi "amici" e quindi l'obbligo di non aggredirli; come per i rispettivi nemici c'era l'impegno a combatterli. In cambio, i nuovi cittadini avrebbero fatto lo stesso con il Comune. I Conti di Carpegna e di Montefeltro venivano esentati da tasse, dazi e collette riminesi e non erano obbligati ad abitare in città, se non in tempo di guerra e se richiesti dal Consiglio. Spesso queste alleanze erano mirate contro un avversario comune, che in questo caso era Urbino. E potevano avere delle clausole e

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