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Focalizzo le riflessioni di questo secondo “pezzo” su Rimini. Nella nostra regione, nella nostra città, abbiamo autorizzato come amministrazioni periferiche troppo consumo dei suoli. Su Rimini è stato addirittura coniato un neologismo  ad hoc: riminizzazione. Che ancora il T9 del mio computer non ha recepito. Ma che fa parte della lingua italiana. Essendo stampato su ogni dizionario, o enciclopedia che sia. In realtà il coefficiente di edificazione è al disotto della media nazionale e regionale. Ma tant’è! Con il senno di poi e la cultura ambientalista  che oggi abbiamo acquisito, potendo ritornare al passato, non ci comporteremmo così. Controprova: chiedere a Gnassi che ha personalmente messo a repentaglio i suoi beni privati. Per bloccare i cosiddetti diritti acquisiti che i costruttori giustamente accampavano per deliberazioni delle giunte antecedenti. E’ stato fatto per acquisire consenso, perché costruire fogne e negare autorizzazioni non pagava in termini elettorali? Credo proprio di sì. Ma quella cultura uscita dalla devastazione del conflitto bellico che utilizzava anche le macerie del Kursaal pur di ricostruire, ha fatto da “staffetta” all’ubriacatura del boom economico  di fine anni ’60 declinato nella nostra città con la nascita e il decollo del cosiddetto turismo di massa. Che ha creato tanta ricchezza diffusa.

"Il riassetto territoriale e i divieti che esso comporta (niente costruzioni vicino ai fiumi o in aree sensibili) non porta voti"

"Il riassetto territoriale e i divieti che esso comporta (niente costruzioni vicino ai fiumi o in aree sensibili) non porta voti"

Non abbiamo ancora fatto i conti con la Storia, né con quella risorgimentale, figuriamoci con quella recente

Non abbiamo ancora fatto i conti con la Storia, né con quella risorgimentale, figuriamoci con quella recente

Si infiamma il dibattito innescato da Enrico Santini

Si infiamma il dibattito innescato da Enrico Santini

Di questi tempi avere una sala piena per un incontro programmato in una fredda e piovosa serata invernale, non è cosa da poco. E neanche che la gente rimanga lì per tre ore, intabarrata in giacche a vento, berrette e guanti a causa del riscaldamento attivato in ritardo. Che poi le stesse escano sorridenti, visibilmente soddisfatte per aver partecipato, molte attivamente, a questo incontro, sa di “miracolo”. Del resto, essendo la cattolicissima Caritas protagonista della serata, questo ci potrebbe anche stare. Battutaccia a parte, “Dalla parte degli ultimi”, organizzato dal Circolo Gramsci riminese in collaborazione con Articolo 1 e il circolo PD di via Euterpe, ha avuto il merito di far riflettere su uno dei temi più sensibili dei nostri tempi. Quello della povertà. In crescita esponenziale, frutto di una tempesta perfetta: crisi pandemica, ambientale, energetica e guerra in Ucraina. Rimini ne è dentro. Il diffuso benessere economico non la sta salvando da questa piaga. [caption id="attachment_360893" align="alignleft" width="2412"] Mario Galasso, Direttore Caritas diocesana[/caption] I dati, supportati da toccanti testimonianze raccontate da Mario Galasso, direttore dell’associazione diocesana, non lasciano spazio a dubbi in proposito: nell’ultimo anno sono 561 le persone senza dimora che si sono rivolte alla struttura, 74 persone ospitate per 801