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Il mulino della Corderia è l’ultimo baluardo di quella che fu la fossa Viserba

Caro Diario, questo è il mulino della Corderia oggi, abbandonato e lasciato alle ingiurie del tempo, sommerso da un metro di terra, ai confini di uno degli scempi urbanistici più grave degli ultimi anni. Ultimo baluardo di quella che fu la fossa Viserba, oggi tombinata in barba al rischio idrogeologico. Secondo il progetto di costruzione della ex Corderia il mulino sarà donato alla cittadinanza come sala civica a disposizione della collettività. Da crono programma il tutto dovrebbe avvenire entro 3 anni circa dall’inizio dei lavori di tutto il comparto. Esiste, però, un “Ma” che sta circolando ultimante e con insistenza a Viserba. Voci di popolo raccontano della possibilità concreta di non vederlo mai riqualificato. Sembrerebbe che alcuni emissari politici stiano lavorando con un’opera di persuasione e di sondaggio per instillare nella pubblica opinione l’idea che “in fondo non serve a niente”, che “è troppo mal ridotto per essere recuperato”. Messaggi e messaggeri che vanno verso una direzione molto chiara, quella che ha contraddistinto tanti altri momenti della nostra storia recente. Il destino del Mulino è figlio della gestazione del suo comparto, fatto di pochissima lungimiranza e tanti affari, compagno di viaggio di quella spersonalizzazione dei luoghi che lo vede unito alla

"Credo sia necessario tornare ad occuparsi attivamente dei territori, mettendo in campo una riforma della rappresentanza"

Caro Diario, hai visto il nuovo “Super Comitato”? E’ stato un passo importante per la partecipazione dei territori alla vita della città. Quello che più colpisce non è il fatto che le realtà locali si siano sedute attorno ad un tavolo comune per discutere delle problematiche, ma è il fatto che l’amministrazione non voglia aprire un dialogo con questa nuova realtà. Unirsi per coordinarsi è sicuramente una strategia di lotta necessaria, perché i singoli con tematiche locali possono entrare in contatto con altre identità specifiche e scambiarsi buone pratiche e informazioni.   Credo caro Diario che vivere un territorio sia fondamentalmente questo: esserci ogni giorno costruendo un’idea di comunità, portando avanti un’idea che fino ad ora è stata comunque una risposta ai bisogni del territorio. In questo momento di forte crisi di rappresentanza in molti tendono a parlare di territori, arrivando al punto di svuotare completamente questa parola talmente tanto viene abusata. Addirittura qualcuno si sta scoprendo ambientalista di destra pur di accaparrassi qualche titolo sul giornale o qualche voto nel futuro. Si scagliano contro le nuove costruzioni di Rivabella e la variante della statale 16, dimenticandosi che hanno sempre considerato i parchi pubblici solo luoghi di spaccio e che è stato

Esiste un parallelo netto tra i borghi montani e le periferie urbane

Caro Diario, mi vorrei ricollegare al bellissimo servizio sulle cooperative di comunità trasmesso dalla rai. E’ evidente come l’impresa comunitaria montana sia stata la prima azione concreta di salvataggio dei territori dove la poca o scarsa attrattiva commerciale decretava la fine prima delle attività imprenditoriali e successivamente la fine della socialità urbana. Quello che forse non è ancora stato percepito fino in fondo è che esiste un parallelo netto tra i borghi montani e le periferie urbane. Sono entrambe legate a un filo comune di difficoltà economica, di mancanza di progettualità, di scarsa attrattività imprenditoriale e da pericoli di infiltrazioni malavitose. Prendendo ad esempio Rimini e portando sul campo l’esperienza di Pixel appare evidente come il modello comunitario sia una risposta ai bisogni di un territorio. Non “La Risposta”, in senso assoluto, ma una possibile strategia per aiutare i territori che in questo momento non vengono governati né dai cittadini e tantomeno dalle istituzioni. Perché è vero che ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale, non solo economico ma anche e soprattutto sociale, ma è necessario fare di tutto per governare questo cambiamento, realizzando confini ben chiari entro cui agire. Lasciare fare al “mercato” è stata una strategia che definire fallimentare

I cittadini stanno riscoprendo la potenza dell’azione quotidiana di segnalazione e proposizione

“Caro Diario, ieri sera ho partecipato alla nascita del nuovo comitato di Rivabella. Ho aderito su invito di qualche cittadino, proprio come ho fatto qualche mese fa con il comitato “No nuova Statale 16”. In entrambi i casi ho visto quella scintilla, quella volontà di riprendersi il controllo e la cura del territorio dove si abita e si vive. Un gesto di natalità dei cosiddetti corpi intermedi, cioè quella galassia di associazioni e comitati che negli anni si sono spenti sotto il peso della non rappresentanza sociale, che fa ben sperare per il futuro. Stiamo assistendo ad un grande fermento sotto le ceneri di quello che furono i quartieri, in attesa di quel famoso regolamento comunale che li faccia rinascere, finora promesso ma colpevolmente non pervenuto. I cittadini stanno riscoprendo la potenza dell’azione quotidiana di segnalazione e proposizione, che esce dalla logica della lamentela per mettersi al servizio della collettività. L’amministrazione, troppo spesso occupata a specchiarsi in se stessa, dovrebbe incentivare queste forme di autoregolazione territoriale, questi crogioli di spontaneità civile e democratica invece di limitarli o, come spesso leggo, denigrarli e svilirli. Qualche sera fa, sono stato ospite di una riunione di Viserbapuntoacapo, dove ho potuto esprimere le mie idee

La realtà è quella di un privilegio enorme su un bene comune

Caro Diario, oggi vorrei affrontare con te la questione Nuovo Piano Spiaggia. Partiamo subito da cosa ho capito fino ad ora: questo piano spiaggia è un ottimo assist per tutti i bagnini riminesi. Dovrebbe normalizzare una situazione molto spesso illegittima dal punto di vista urbanistico, rendendo regolari tutte quelle superfici che dovrebbero essere considerate abusive. Rende edificabili situazioni che sono state precedentemente demolite in quanto considerate abusive. Crea l’opportunità per ogni stabilimento di avere una licenza bar o in caso di metratura adeguata anche quella di ristorante. Alla collettività viene portata in dote la riduzione della cubatura di costruito del 10%, qualche spiaggia libera in più e un evidente ammodernamento dell’offerta turistica, costringendo alla demolizione quelle obsolete cabine in cemento anni ’70. Tutta questa progettualità forse è un po’ tardiva, ma è sicuramente figlia della direttiva Bolkestein, che obbliga lo stato, attraverso i comuni, a mettere all’asta le concessioni demaniali. Non essendo un bagnino concessionario e vedendo le evidenti storture che questa situazione ha creato, non tanto nel Riminese ma in maniera vergognosa in gran parte dell’Italia, sono decisamente favorevole a questa iniziativa. Legittimamente i concessionari hanno un parere opposto al mio, ma direi che la motivazione è piuttosto evidente. La realtà

Il case history della polveriera di Reggio Emilia e quello della palazzina apt di Viserba

Caro Diario, domenica sono stato ospite del festival Polveriera 6 per raccontare della nostra Cooperativa di Comunità. La vecchia polveriera di Reggio Emilia era un luogo abbandonato, decadente, rifugio per sbandati e una piazza di spaccio molto famosa in città. Il comune l’ha messa a disposizione della cittadinanza dopo averla riscattata dal demanio militare agli inizi del 2000 tramite un progetto di riqualificazione che prevede l’impegno del consorzio delle cooperative sociali di Reggio Emilia nel suo recupero e nella sua gestione. Oggi, grazie alla lungimiranza del mondo cooperativo e della politica, è un luogo di incontro per il quartiere e la città, valorizzato dai servizi sociali presenti e si respira quella vitalità del buon vivere che trovi nei progetti che fanno bene alla cittadinanza. Inevitabile per me fare il paragone con la nostra realtà locale. Il primo pensiero è andato alla Corderia, che per caratteristiche ha una storia simile, ma che ha avuto un epilogo differente. Lo so, caro Diario, che è sempre nei miei pensieri sta cavolo di corderia, ma vedendo cosa è venuto fuori a Reggio Emilia il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato è ancora più forte.   Si può dire che pensare un progetto

Dopo poche ore è tornata al suo posto. Qualcuno ha pensato bene di riempirla di libri. E’ la risposta migliore

Caro Diario, sai che l’altra notte hanno devastato una delle nostre casette dei libri? L’hanno azzoppata e gli hanno rotto il vetro. Insieme a quella hanno tirato per terra un bidone. I soliti vandaletti di quartiere, quelli buoni a fare i grossi quando sono in gruppetto. L’abbiamo riparata subito e dopo poche ore è tornata al suo posto, acciaccata ma pronta. Qualcuno ha pensato bene di riempirla di libri. E’ la risposta migliore che possiamo dare a chi fa ste cose, perché ci troveranno li sempre al nostro posto a fare per il territorio. Anche se qualcuno non lo vorrebbe.   Sai, caro Diario, che l’altro giorno abbiamo segnalato alcune critiche all’amministrazione e di tutta risposta l’assessore ha risposto, a mezzo stampa, che sostanzialmente sono tutti attacchi pretestuosi fatti per la campagna elettorale 2027 e che quindi non hanno senso e non devono essere prese in considerazione da chi governa la città da tutta la sua carriera politica. Quella risposta ha dato luce a tutto: nonostante il mandato amministrativo duri 5 anni e siamo a 3 anni dalle elezioni future, la logica è sempre e sola quella elettorale. Con questa chiave si capisce tutta la politica degli ultimi anni: eliminare i corpi

Per parlare di sicurezza ho deciso di scrivere una pagina di diario di una giornata tipo, passata ad incontrare persone

Per parlare di sicurezza ho deciso di scrivere una pagina di diario di una giornata tipo, passata ad incontrare persone. Il “Diario” può essere chiunque legge questo testo: un amico, un parlamentare, un Sindaco, un Prefetto…   Caro Diario, la mia giornata è iniziata al solito bar per la solita colazione. Si avvicina il barista che mi racconta che ieri sera, verso l’orario di chiusura, 6 ragazzotti divisi equamente in due gang, si sono affrontati a colpi di minacce, sputi e lancio di bottiglie. Ad un certo punto uno dei ragazzotti ha alzato la maglia sopra la cintura, mostrando il calcio di una pistola. Ovviamente il litigio si è risolto all’istante, senza fermarsi troppo ad indagare se fosse vera o finta. Al termine del racconto iniziano inevitabilmente le lamentele sul fatto che il territorio è abbandonato a sé stesso e questi ragazzi sono un vero problema.   Finita la colazione, salgo sul monopattino e vado a comprare il giornale in edicola. Qui l’edicolante mi racconta che la settimana scorsa una ragazza è stata portata via con l’ambulanza perché svenuta in seguito al troppo alcol ingerito. Ovviamente tutti sappiamo dove i minori possono comprare alcool a buon prezzo e a qualsiasi ora della

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