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La rivoluzione che 50 anni fa partì da qui


27 Novembre 2017 / Paolo Zaghini

“A Rimini il ’68 degli studenti – Storia di un inizio”. A cura di Fabio Bruschi – Panozzo Editore.

Per poco, ma io non c’ero. Nel 1970, quando incominciai a militare prima nel movimento degli studenti e poi nella FGCI, il clima generale, nel Paese e nelle scuole, era cambiato rispetto a quello che il libro curato da Fabio Bruschi, per conto dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini, in occasione del 50° anniversario del 1968 racconta. In tre anni, dal 1967, da quel moto giovanile che scosse l’Occidente (Italia compresa), il confronto era diventato scontro (Lotta Continua contro tutti, movimenti neofascisti contro studenti di sinistra, le chiusure integraliste di Comunione e Liberazione, la polizia occupata a reprimere per conto di uno Stato governato da forze politiche incapaci a dare risposte al nuovo che stava avanzando). E di lì a poco l’avvio della plumbea stagione del terrorismo.

Il libro si articola in numerosi saggi che forniscono al lettore una messe incredibile di informazioni di quel triennio che va dal 1967 al 1969, e che vide il movimento studentesco riminese tra le realtà più vive del Paese.

Giuseppe Chicchi nel suo intervento “A Rimini, verso il ‘68” racconta del “fermento, non solo giovanile, che ha attraversato tutti gli anni Sessanta”. Esperienze nate dal ceppo comunista, cattolico, laico: il Circolo Gobetti, il Circolo anti H, l’Astrolabio, la GIOC, Gioventù Studentesca (GS), le ACLI.

Fabio Bruschi racconta invece, dettagliatamente, le vicende studentesche dall’ottobre 1967 all’estate 1968. Sull’onda dello sciopero degli studenti forlivesi “per l’orario unico, senza rientri pomeridiani” iniziato il 23 ottobre 1967, a Rimini “domenica 29 gli studenti dei diversi istituti si incontrano per organizzare lo sciopero. Si arriva così al picco di lunedì 30 ottobre. L’adesione degli studenti è pressoché unanime: per le vie della città sono sfilati circa 4.000 studenti, invitati a una marcia silenziosa dal comitato promotore”. Sono gli studenti dell’ITI, delle Magistrali, del Valturio.

“A Rimini le forze organizzate più presenti tra gli studenti erano la FGCI, i giovani comunisti, e GS – Gioventù Studentesca, il movimento cattolico ‘di ambiente’ nato nelle scuole superiori di Milano nel dopoguerra, poi sviluppato da don Luigi Giussani negli anni del boom. Nei primi anni ’60 GS aveva trovato in Romagna terreno fertile, prima a Forlì con il carismatico don Francesco Ricci, poi a Rimini, con don Giancarlo Ugolini, giovane insegnante di religione”. Bruschi, che ‘nasce’ dentro GS, dedica grande attenzione a questa organizzazione facendone il perno del suo racconto sulle modalità in cui nascerà in quei primi mesi dell’anno scolastico 1967-1968 il movimento studentesco riminese.

Parte dell’inverno verrà occupato dalla discussione e dalla costruzione dei Comitati d’istituto e dalla organizzazione dei gruppi di studio, ma la primavera del 1968 vedrà gli studenti impegnati a costruire l’autonomia del movimento e la contestazione globale del sistema. I motivi di ordine materiale che hanno dato vita alla protesta non sono più al centro dell’agitazione studentesca. Il 25 marzo 1968 vengono occupati il Valturio, il Classico, le Magistrali. Tra aprile e maggio incominciano ad arrivare gli ‘esterni’, formatisi dentro l’Università di Urbino: “quello di Rimini era un movimento forte e ‘attraente’, uno dei MS più forti d’Italia a livello degli studenti medi”. Questi ‘esterni’ contribuirono a portare gran parte del movimento studentesco alla fine del 1969 dentro la nuova organizzazione Lotta Continua.

La presenza forte di GS nelle scuole riminesi e nei gruppi dirigenti studenteschi conferma anche a Rimini l’analisi “di chi vede nel mondo giovanile cattolico allo scoppio della contestazione l’ambiente più ricettivo alle istanze di protesta dei movimenti”.

Alla fine dell’anno scolastico il movimento cerca di strutturarsi. Il 6 giugno 1968 l’assemblea convocata al Cinema Italia costituisce ufficialmente il Movimento Studentesco Riminese ed elegge “un comitato permanente delegato dall’assemblea con funzioni organizzative”.

“Con un nome, una sede e una organizzazione strutturata il movimento passa da una modalità confederale tra i diversi istituti e le diverse componenti a un modello unitario, per impegnarsi in ‘una lotta decisa e continua’. Progredisce il passaggio da movimento a gruppo: si completerà entro poco più di un anno, con la ‘lottacontinuizzazione’ di gran parte del movimento studentesco riminese”. Un processo questo osteggiato non solo dalla FGCI, ma anche da non pochi studenti di diverso orientamento impegnati nelle scuole.

“Il patto d’azione tra GS e FGCI era stato l’asse principale della fase di massa del movimento. La progressiva erosione del patto inizia a maggio, con i primi contatti ed iniziative con gli ‘esterni’ ai quali la componente (non ancora ex) giessina si accosta progressivamente. Durante l’estate 1968 scoppia la crisi di GS: delle centinaia di persone che costituivano la GS riminese, ne rimangono una ventina”. Con il nuovo anno scolastico inizia un’altra storia anche a Rimini, simile a quella nazionale.

Elisa Gardini invece ricostruisce le biografie di “Remigio Pian e Carlo Alberto Balducci, presidi”, due personalità che spiccano nella memoria di quegli anni. “Entrambi, a modo loro, riuscirono a instaurare un dialogo con gli studenti, con stili e modalità differenti: più severo e formale il nordico Pian, più empatico ma meno risoluto il riminese Balducci”.

Una autobiografia ironica sul suo diventare dirigente degli studenti del Classico è invece quella di Leonardo Montecchi, oggi psichiatra: “Girovagando per le strade del movimento”.

Un mare di informazioni invece escono dal colloquio fra Antonio Mazzoni e Carlo De Gregorio: “Ma quanti erano? Dialogo fra non-riminesi sulla scena socio-economica del ’68, a Rimini”. Ad esempio apprendiamo che gli studenti medi superiori a Rimini erano nel 1968 circa seimila.

Piero Meldini ci racconta “L’anno di un solo libro”, ovvero di “Lettera a una professoressa” della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani pubblicato nell’estate del 1967.

Gianfranco Miro Gori invece ci porta “Al cinema nel ‘68”, mentre Jader Viroli con “Beat, Pop, Rock: un teenager a Rimini negli anni ‘60”, ci porta nel mondo della musica che accompagnò la rivoluzione dei giovani.

Infine Fabio Tomasetti in “Scuole e luoghi della città” ci racconta del trasferimento di gran parte delle Scuole medie superiori dal Centro Storico al nuovo Centro studi della Colonnella avvenuto nel corso degli anni ’60, secondo quanto previsto dai nuovi strumenti urbanistici comunali. E i luoghi degli incontri e della socializzazione del 1968: Sala mostre ex-Teatro Galli, Sala dell’Arengo, Cinema Italia, Piazza Cavour, Piazza Tre Martiri, Arco d’Augusto, Piazza Tripoli. Fra questi luoghi Tomasetti mette anche la sede de Il Resto del Carlino in Piazza Cavour perché “era una sosta obbligata di ogni manifestazione che si rispettasse, con corredo di adeguate litanie”.

Un libro complesso, articolato, giocato fra storia e memoria degli Autori, sulla base di una ricca documentazione spesso inedita proveniente dagli archivi scolastici e dallo spulcio attento di riviste, periodici, volantini e documenti. Con testardaggine Fabio Bruschi ha imposto a tutti gli Autori del volume un canovaccio preciso da rispettare. Forse non è ancora tutta la storia di quel triennio, ma sicuramente questo libro contribuisce in maniera determinante a ricostruire quei primi anni di “un tempo che aveva delle intenzioni e prometteva un futuro”.

Il volume sarà presentato mercoledì 29 novembre 2017, alle ore 18.30, presso la Libreria Riminese. Interverrà il curatore Fabio Bruschi che ne parlerà con Ennio Grassi.

Paolo Zaghini