HomeCronacaParty aziendale sì, aumento in busta no: è Natale cari dipendenti


Party aziendale sì, aumento in busta no: è Natale cari dipendenti


17 Dicembre 2017 / Lia Celi

Quando mio padre lavorava negli Stati Uniti negli anni Novanta mi raccontava stupito del Christmas Party aziendale, ineludibile evento dei giorni prima di Natale in cui dipendenti e dirigenti di qualsiasi impresa (dal supermercato alla fabbrica, dalla scuola alla rivendita di auto usate) ritrovano vestiti a festa per brindare e cantare Jingle Bells tutti insieme come una grande famiglia.

Allora sembravano un’usanza esotica, sconcertante e un filino patetica: applicare a un contesto serio e adulto come un’azienda un genere di festicciola più adatta a un asilo o al massimo a una classe di catechismo era proprio da eterni bambinoni quali sono gli americani.

Venticinque anni dopo siamo bambinoni anche noi: come Halloween, abbiamo importato dall’America anche il party natalizio in ufficio. Ma che dico in ufficio: in discoteca, in un hotel quattro stelle, in un lounge-bar, con o senza dee-jay, con cena placé o buffet, con strenne più o meno prestigiose ed esclusive, dipende da quanto vuole spendere il datore di lavoro per ringraziare i suoi impiegati o fare bella figura con i clienti.

Non è detto che voglia raggiungere entrambi gli obiettivi: si narra di imprenditori della nostra zona che spendono decine di migliaia di euro in feste impattanti con musica, ricchi premi e cotillons, cui invitano pezzi grossi e clienti di riguardo, mentre ai dipendenti offrono un fantozziano cabaret di paste in ufficio e un coltello per suddividerle, a meno che nel personale non esista un aspirante Messia moltiplicatore di bignè in grado di farli bastare per tutti.

E magari non si tratta di aziende sull’orlo del fallimento, ma di realtà prospere, reduci da un anno più che favorevole; sfortunatamente hanno un padrone totalmente digiuno di savoir faire aziendale, che non trova conveniente spendere soldi per gratificare dipendenti verso i quali è già tanto generoso da versargli uno stipendio: hai visto mai che poi si viziano e lo scambiano per Babbo Natale, come il signor Bistefani del vecchio spot?

Ovvio che i dipendenti e gli impiegati non la prendono bene, e il piccolo trattenimento aziendale, anziché un momento di concorde socialità e di bonaria autocelebrazione, diventa l’esatto contrario.

Anzi, per il datore di lavoro si trasforma in un boomerang, perché i dettagli dei party pulciosi e sparagnini vengono abbondantemente divulgati fuori dall’azienda, fra sogghigni e (giustificati) schizzi di fiele.

Forse era meglio il caro scatolone panettone-spumante, allungato al dipendente senza tante cerimonie, come si faceva una volta. Magari né il panettone né lo spumante erano presidi Slowfood, ma andavano meno di traverso di uno striminzito pasticcino masticato con l’amaro in bocca.

Lia Celi www.liaceli.it