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Quella parlata di frontiera, ma romagnola doc


5 Febbraio 2018 / Paolo Zaghini

Domenico Bartoli:“Piccolo Dizionario del dialetto di Mercatino Marecchia (oggi Novafeltria)” – Comune di Novafeltria.

L’anno prossimo saranno trascorsi dieci anni dall’ingresso dei sette comuni dell’Alta Valmarecchia nella Provincia di Rimini, avvenuto nel luglio 2009. Un decennio per una persona non è un breve periodo, ma per le istituzioni è un battito d’ali. Con questo primo, e finora unico, passaggio di territorio da una regione all’altra della storia repubblicana si è, forse, iniziato a costruire un percorso (che sarà sicuramente lungo) di una nuova storia comune. Del resto lo ricordava poco tempo fa anche il Sindaco di Montescudo-Monte Colombo Elena Castellari quando a proposito della fusione dei due comuni avvenuta nel 2016 sosteneva che “tutta questa legislatura sarà dedicata ad integrare e fondere le due realtà comunali” e, io aggiungo, probabilmente non basterà. Non è semplice per nessuno passare da una storia all’altra, passata l’euforia iniziale. C’è un problema di conoscenza fra i nuovi partner che richiede sicuramente tempo e lavoro comune.

Questo lungo cappello per dire che dei Comuni della Alta Valmarecchia, fra le tante cose che non conosciamo a Rimini, c’è anche la produzione editoriale. Che pure non è poca, a cominciare dalle tante pubblicazioni edite dalla Società di Studi Montefeltrani, nata nel 1970, che ha sede a San Leo. E la situazione della pubblica lettura: le biblioteche pubbliche presenti su quel territorio sono: la Biblioteca comunale a Novafeltria, la biblioteca Diocesana a Pennabilli, la biblioteca scolastica a Sant’Agata Feltria, la biblioteca della Società di studi storici del Montefeltro a San Leo.

Mi è capitato raramente, per non dire mai, in questi anni di segnalare libri di questo territorio. Eppure ormai ne ho recensiti molte centinaia. Colpa mia forse che non mi sono mai preoccupato di ricercarli. Vorrei a questo punto incominciare a fare pubblica ammenda, dichiarando che cercherò di conoscere e reperire le pubblicazioni inerenti quel territorio per segnalarle ai lettori di Chiamamicitta.it.

Comincerei con questa pubblicazione sul dialetto di Novafeltria, edito dal Comune e dalla Regione Emilia-Romagna (attraverso la L.R. 16/2004 per la “salvaguardia e la valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna”) che mi fa fatto conoscere la bibliotecaria di Novafeltria, Alessandra Vannoni, che ringrazio.

Domenico Bartoli, classe 1939, è un insegnante elementare in pensione ormai vicino agli 80 anni. E’ membro a tutt’oggi del gruppo l’Uva Grisa, che si occupa del recupero della cultura tradizionale romagnola con particolare attenzione alle espressioni musicali (di cui Bartoli è una delle ‘voci’). Da sempre cultore del dialetto e “dialettofono” verace. Sulla bandella del libro c’è scritto: “Del suo dialetto, cioè quello ‘mercatinese’, che lui ama definire di ‘frontiera’, proprio perché al confine con la Toscana e le Marche, ma senza dubbio autenticamente romagnolo, ha voluto realizzare questo ‘Piccolo Dizionario’, che si propone di non abbandonare al probabile oblio, un prezioso patrimonio lessicale, di cui rappresenta ormai uno degli ultimi testimoni parlanti”.

Dunque un dialetto romagnolo, seppur di confine e con influenze marchigiane e toscane. Nell’introdurre il volume il glottologo Daniele Vitali, che con Davide Pioggia ha curato il libro “Dialetti romagnoli” (Pazzini, 2014), dice: “Il dialetto di Mercatino Marecchia (secondo il nome che la località aveva fino al 1941, quando fu ribattezzata Novafeltria) appartiene alla fascia montana del riminese, del quale rappresenta una variante conservativa che allo stesso tempo presenta caratteristiche che anticipano i dialetti di tipo pesarese-urbinate”. “In realtà nelle zone di confine più che tipi ben allineati si trovano soluzioni miste, o di compromesso, che creano modelli particolari da assegnare all’una o all’altra zona in seguito ad un’analisi che, a volte, richiederebbe il bilancino del farmacista”.

La nota di Bartoli in apertura del volume è un ennesimo omaggio a Gianni Quondamatteo: “Nella stesura di questo piccolo dizionario ho tenuto costantemente sottomano il ‘Dizionario romagnolo (ragionato)’ del compianto Gianni Quondamatteo, proprio come la guida indispensabile e più autorevole per chiunque si voglia cimentare con il dialetto nel territorio riminese e di tutta la Valmarecchia, dizionario preziosissimo e purtroppo attualmente introvabile”. A questo proposito va ricordato che Quondamatteo stampò i due volumi del Dizionario a proprie spese nel 1982-1983 in una tiratura di copie assai limitata. Pur in questi tempi di crisi non sarebbe una cattiva operazione se una casa editrice decidesse di contattare la famiglia e trovare un accordo per la ristampa di questa opera fondamentale per la conoscenza del dialetto romagnolo.

Del resto Quondamatteo già nel 1977, nel secondo volume di “Romagna Civiltà”, nel capitolo “Vocabolario comparato dei dialetti romagnoli”, aveva trattato il “mercatinese” grazie alla collaborazione dell’avvocato Davide Barbieri, autore di numerosi racconti in quel dialetto, editi poi postumi da Pazzini nel 2007 “La butega ‘d Jacmein : racconti in dialetto mercatinese (o di Novafeltria)”.

Ho cercato Rimini nel dizionario e ho trovato “Rémni” con questo commento: “La città in cui vivo dall’anno 1963 e che ha sempre rappresentato per noi ‘montanari’ della Valmarecchia, la meta agognata dei nostri sogni adolescenziali ‘a Rémni u j éra e’ casein …’ (a Rimini c’era la casa di tolleranza …) e l’approdo verso una occupazione più o meno stabile. Ora è diventata una cittadina balneare di rinomanza internazionale che si è sviluppata attorno ad un turismo estivo pieno di luci ed ombre”. E’ sempre interessante per noi autoctoni vedere come un ‘furistir’ vede noi e la nostra Città.

Paolo Zaghini