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San Clemente, il miglior premio per la poesia romagnola: nascere a scuola


5 Marzo 2018 / Paolo Zaghini

Cumited “Com una volta” – San Clemente: Giustiniano Villa. XXV concorso di poesia dialettale (2017) – La Piazza.

I poeti romagnoli sono al lavoro per l’edizione 2018, la ventiseisima, del Premio Giustiniano Villa. Il 26 aprile 2018 dovranno infatti essere consegnati i testi delle varie sezioni (poesie, zirudeli, sezione dantesca, le poesie dei ragazzi) ed i vincitori saranno premiati il 2 giugno 2018 al Teatro Giustiniano Villa a Sant’Andrea in Casale.

Ma intanto noi raccontiamo il volume che raccoglie i testi che hanno partecipato alla venticinquesima edizione del 2017. Dice il patron (termine francesizzato e non dialettale) del premio, Claudio Casadei: “Anche quella di quest’anno è stata un’edizione di ottima qualità del premio. Sono state valutate quarantuno poesie, ventitrè zirudele, una decina di opere dantesche, un ottimo risultato per un premio che non ha oltre al passa parola ed alla stretta marcatura dell’organizzazione, nessuna forma di pubblicità né di sponsorizzazione che non sia il patrocinio essenziale del Comune di San Clemente”.

La giuria, guidata da Piero Meldini, ha assegnato il primo premio per la poesia a Marcella Gasperoni di Bellaria Igea Marina per il testo “E’ po daes” (Può darsi), il secondo premio a Marino Monti di Forlì con “Ómbar ad paròl” (Ombre di parole) ed il terzo premio a Lucia Baldini di Lugo con “Seiza rispìr” (Senza respiro). Per la sezione zirudele è stato premiato Francesco (Checco) Guidi di Serravalle di San Marino con “E’ massagg” (Il massaggio). Per la sezione dantesca, alla sua prima comparsa, ha vinto Franco Ponseggi di Bagnacavallo con “Tãnt žintila …” (Tanto gentile …).

Il Sindaco di San Clemente Mirna Cecchini ricorda nel suo saluto, con grande soddisfazione, l’arrivo al traguardo della 25.a edizione del Premio Villa. Il binomio Villa-dialetto è “alla radice della nostra cultura. Una cultura carica di odori e colori che ci deve rendere consapevoli che apparteniamo a questa terra; una terra che sente il dovere morale di tramandarne la memoria. La voglia di rievocare antichi valori sociali espressi con ironia, malinconia e nostalgia che legavano in momenti anche difficili del nostro passato, le comunità dei nostri territori”.

L’impressione è che la giuria abbia voluto in questa edizione premiare gli sforzi poetici più seri, dove i dialetti romagnoli (al plurale) si stringono alla migliore tradizione poetica classica della nostra terra. Escludendo i numerosi testi ironici a cui ormai, sempre più, i poeti dialettali ci hanno abituato. Ed ecco allora il secondo premio a Marino Monti con “Ómbar ad paròl”

“Ch’l’armunì dl’êria, / che rispir d’un mumént / che singiòt ad paröl /ch’u s’infila int e’ zét, / l’è e’ pianzar di ricurd, / d’un basterd / pighé cun l’abis / sora un cvaderan. / Tra al prè d’una câmbra / u s’acend una lus, / la sera, / gnit…, / l’è sòl / ómbar ad paròl.”

Ombre di parole.

Quell’armonia nell’aria, / quel respiro di un momento, / quel singhiozzo di parole / che penetra nel silenzio, / è il lacrimare dei ricordi, / di un bambino / chino con la matita / su un quaderno. / Tra le pietre della stanza / si accende una luce, / la sera, / niente…/ sono solo / ombre di parole.”

Ma è soprattutto il primo premio alla bellariese Marcella Gasperoni che evidenzia questa scelta “classica” con “E’ po daes”

“A t’ò zòerch per maròena / t’agl’j àndi gròsi de màer / t al pèdghi de’ sabiàon … / A t’ò zòerch / tla belèza d’un òeba / tla léona ròssa / t un ròefli ‘d vént … / E’ po’ dàes t’cia t’è daifòin / ch’è sàelta a la fura / è po’ dàes t’cìa t’e’ vàol d’un marangàon / ad stress a l’aqua / o è po’ dàes t’cìa / e’ tamaróesgh fiurói / dnìnz ad me … sal brazi vérti.”

Può darsi.

Ti ho cercato sulla spiaggia / nelle onde grosse del mare / nelle orme della sabbia … / Ti ho cercato / nella bellezza di un’alba / nella luna rossa / in una folata di vento … / Può darsi tu sia il delfino / che salta in mezzo al mare / può darsi tu sia nel volo di un cormorano / a pelo d’acqua / o può darsi tu sia / la tamerice in fiore / davanti a me … a braccia aperte.”

Trovo infine straordinario il lavoro delle insegnanti con i ragazzi delle elementari di Coriano, di San Clemente, di S. Andrea in Casale nel produrre testi dialettali significativi. In un mondo sempre più anglicizzato (peraltro anche male) salvaguardare briciole di una lingua locale come può essere il nostro dialetto è sicuramente opera meritoria e importante. E’ il profumo per i nostri bambini di un mondo lontano, ormai quasi scomparso, ma in cui affondano ancora le nostre radici e la nostra cultura. Ha ragione il Sindaco Mirna Cecchini e bene fa, come hanno fatto i suoi predecessori, a sostenere questo premio Giustiniano Villa.

Paolo Zaghini