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In vetrina la Rimini che non c’è più


4 Dicembre 2017 / Paolo Zaghini

“Riflessi e riflessioni – 100 anni di vetrine in mostra a Rimini”. A cura di Foto Paritani e Associazione Zeinta di Borg – Agenzia NFC.

Questo splendido volume in bianco e nero è il catalogo di una delle più belle mostre fotografiche organizzate negli ultimi anni nei locali della FAR di Piazza Cavour: “100 anni di vetrine in mostra a Rimini” (visitata da tantissime persone, è rimasta aperta dal 16 settembre all’8 ottobre 2017).
140 foto, la maggior parte degli anni ’50, ’60 e ’70, raccolte e riprodotte dai fotografi Paritani in collaborazione con l’Associazione Zeinta di Borg.

Ha ragione Sabrina Foschini quando scrive “andare in centro era un’avventura” in quegli anni. Si apriva agli occhi dei borghigiani, dei riminesi ‘fuori delle mura’ (fossero essi di Miramare o Torre Pedrera o del forese), un mondo fantastico: “i grandi magazzini erano per noi bambini uno scrigno di tesori, il mondo in cui ogni cosa era in vendita”, “tutto il corso era una continua vetrina, attraverso cui sbirciare ed entrare in ricognizione”.

L’Assessore alla cultura riminese Massimo Pulini, con la sua sensibilità artistica, afferma: “Le vetrine sono quadri, occhi aperti sulla strada. Sono sipario e palcoscenico di un teatro dedicato al commercio”.

Ed Arturo Pane commenta: “Le vetrine sono uno specchio, una tentazione irresistibile, uno sguardo alle merci in bella mostra, una rapida occhiata alla nostra immagine riflessa, una sosta più o meno lunga a seconda dell’interesse in noi suscitato da ciò che vediamo esposto”. Ed ancora: “Uno sguardo su una moltitudine di piccoli e medi negozi delle più svariate tipologie, quasi tutti scomparsi ormai, che contribuivano a comporre il tessuto sociale cittadino in rapporti personali tra clienti ed esercenti. Un piccolo commercio diffuso che popolava gioiosamente le strade del centro e dei borghi. Oggi lo spopolamento del centro storico e la nascita della grande distribuzione hanno fatto ridurre notevolmente questo settore commerciale”.

Guardando le foto pubblicate e confrontandole con il paesaggio commerciale odierno ci si accorge subito delle profonde trasformazioni avvenute: “Una rarità i negozi di generi alimentari, quasi scomparse le mercerie, introvabili le botteghe artigiane. Più caffè e ristorazione, profumerie e ottica”.

Il pubblico ha rivisto in queste immagini una città che ormai non c’è più. Non necessariamente più bella (anzi), ma socialmente profondamente diversa. Nelle foto c’è una città assediata dalle auto sin di fronte alle vetrine, nelle piazze e nel corso; attività commerciali all’aperto come il pesce nella Vecchia Pescheria e in Piazzetta Gregorio da Rimini (meglio nota come la piazzetta delle poveracce), il mercato in Piazza Malatesta; e le immagini di tante vetrine di negozi ‘storici’ per il commercio riminese (l’Ottica Severi, la profumeria Biotti, l’oreficeria Benvenuti, il materiale elettrico da Lucchi, la merceria di Luigi Benvenuti, la cartoleria Gattei, la Casa della Moda, la drogheria Porcellini, il negozio di strumenti musicali Torsani, le farmacie Bilancioni e Centrale, Foto Soci, la pellicceria Solleciti, il panificio Balducci, i giocattoli di Brigliadori, il negozio di dischi della Dimar. Ed ancora quelle dei grandi negozi: la Standa, l’Omnia, il Mercato Coperto. E i negozi di abbigliamento e i bar).

“L’insieme di quelle soglie trasparenti” – ci dice Pulini – “finisce per rappresentare la città stessa e se potessimo fare una storia delle botteghe avremmo, in parallelo, anche un virtuale racconto della città”.

Paolo Zaghini