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21 agosto 1446 – Sigismondo in trionfo a Rimini, ma Montefeltro e Sforza covano la rivincita


21 Agosto 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Per Sigismondo Pandolfo Malatesta, sono giorni di gloria e di trionfo quelli della fine di agosto del 1446. È tornato nella sua Rimini, dove Castel Sismondo è ormai compiuto, dopo una travolgente campagna militare che gli è valsa il controllo di quasi tutte le Marche e del Montefeltro. È vero, sono conquiste fatte nel nome di Santa Romana Chiesa, di cui a 29 anni è Capitano Generale. Ma gli onori – e le laute paghe – sono solo per lui, che ha guidato l’esercito pontificio rinforzato da contingenti di Milano e di Napoli contro i 10 mila uomini di Francesco Sforza, non ancora Duca di Milano, spalleggiato da Federico da Montefeltro.

Guglielmo Meluzzi: ricostruzione ideale di Castel Sismondo. 1880

Guglielmo Meluzzi: ricostruzione ideale di Castel Sismondo (1880)

«Adì XVIII del ditto mese di luglio – annota un anonimo cronista riminese – se partì el nostro S.M.S.P. da Rimino con tuti li soi compagni et andò in verso la Marcha, et el nostro Signor Dio glie dia vittoria che combatte per la Santa Chiesa».

Gli avversari avevano portato lo scontro nel cuore dei territori malatestiani marchigiani, con la conquista di Candelara, il sacco di Pergola e le devastazioni del contado fanese. Sigismondo era poi ancora furibondo per quanto accaduto alla fine del 1444, quando Federico aveva combinato una serie di trattati segreti, al termine dei quali Galeazzo Malatesta“l’inetto” cedette per 20.000 fiorini Pesaro e Fossombrone, rispettivamente a Francesco Sforza e allo stesso Federico da Montefeltro. In virtù delle nozze celebrate l’8 dicembre 1444 tra Alessandro Sforza e Costanza da Varano, nipote di Galeazzo, il 15 gennaio 1445 Pesaro fu venduta a Francesco e quindi assegnata al fratello Alessandro, mentre Fossombrone fu destinata a Federico.

Estremo oltraggio, lo Sforza si era addirittura impadronito di Fano, la seconda “capitale” dello stato malatestiano e solo per donarla a Federico. A Fano i Montefeltro non erano mai stati ben visti e la città tornò a Sigismondo nel giro di pochi mesi, mentre si riprendeva, quasi per pura ripicca, le piccole Frontone, Casteldelci, Senatello e la Faggiola. Ma tutti i tentativi di far tornare Pesaro alla casata dei Malatesti erano destinati a naufragare.

Francesco Sforza

Francesco Sforza

La prima mossa di Sigismondo in quell’estate del 1446 fu un attacco nel Montefeltro. Poi condusse un assalto generale nella Marca: Roccacontrada e Fermo furono sottomesse e il Malatesta divenne padrone dell’intera regione salvo Iesi; Carlo Fortebracci, entrato al suo servizio, e Malatesta Novello attaccarono direttamente Urbino e poi conclusero una tregua.

Durate la campagna di luglio e agosto, erano cadute in un solo mese: Corinaldo, Castelnuovo, Monte Ghirardo, Cagli, Monte Fabbri, Colbordolo, Serra San Quirico, Talacchio. E poi Sassocorvaro, Lunano, San Donato, Monte Grimano, Monte Cerignone, Monte Tassi, Valle S. Anastasio, Monte Boaggine. 

La torre superstite del castello di Monte Boaggine

La torre superstite del castello di Monte Boaggine

Poca la clemenza usata: per esempio, così il medesimo cronista riminese descrive cosa accadde proprio a Monte Boaggine, fra Carpegna e l’attuale Villagrande, il 6 agosto: «Messe la gente dela Chiexa al sventurato castello de Monteboagine a saccomanno, che era di miser Federigo, e poi lo bruxonno». 

Ora a rendere onore a Sigismondo ci sono tutti i maggiorenti e i capitani: il vicerè di Napoli, inviato da Alfonso d’Aragona; il Cardinal legato in rappresentanza di Papa Eugenio IV; il fratello Domenico Novello Malatesta, signore di Cesena; il conte di Troia, il conte di Tagliacozzo, il castellano di Sant’Angelo e tutti suoi condottieri.

O quasi tutti: manca Talian Furlano, decapitato dal Patriarca di Aquileia per tradimento; manca Giacomo Galbano, anche lui finito nelle mani del boia sempre per tradimento; manca Cierpellone, quello che, dopo averlo tradito, andava dicendo che Sigismondo meritava di perdere la sua “mala testa”. Invece la testa l’aveva persa lui, dopo aver trescato anche contro lo Sforza. Incerti del mestiere delle armi, dove unica regola era il denaro.

Pisanello: medaglia di Sigismondo Pandolfo Malatesta

Pisanello: medaglia di Sigismondo Pandolfo Malatesta

Anno davvero memorabile quel 1446. Sigismondo si trova in affitto nelle case già dei Roelli (il Palazzo del Cimiero, divenuto in seguito il sontuoso Vescovado di Rimini; colpito dai bombardamenti, nei primi anni ’60 sarà sostituito da palazzo Fabbri di piazza Ferrari) mentre quelle vecchie dei Malatesta vengono rase al suolo o quasi per edificare al loro posto il grandioso Castel Sismondo. Proprio di fronte, in contrada S. Tomaso, ci sono le case degli Atti dove vive Isotta. Ha 12 o forse 13 anni ed è amore a prima vista, reciproco e assoluto.

Ma il 21 agosto 1446 arriva la notizia che i Feltreschi e gli Sforzeschi sono in grado di passare alla controffensiva. Francesco Sforza ha attaccato Pieve de la Trassola, sul Foglia. E Sigismondo deve accorrere a tamponare una scorreria del conte Dolce dell’Anguillara a Monteluro.

La torre degli Anguillara in Trastevere a Roma

La torre degli Anguillara in Trastevere a Roma

Ben presto però ci si accorge che non si tratta di un semplice colpo di mano: gli Sforzeschi puntano verso Gradara. Sta per iniziare il più drammatico assedio della storia malatestiana.

Gradara

Gradara

(Nell’immagine di apertura, il Trionfo di Scipione nell’Arca degli Antenati nel Tempio malatestiano di Rimini)