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3 maggio – Festa della Santa Croce: “Par Senta Cros, e’ gren spigos”


2 Maggio 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Il 3 maggio, Festa della Santa Croce, i contadini romagnoli andavano a “piantè al crosi”: “Nel campo – spiega Gianni Quondamatteosi piantavano croci fatte con ramoscelli d’ulivo benedetto, affinché vegliassero a proteggere le piantagioni dalle tempeste, bruchi, topi e altre calamità”. 

Non era l’unico rito che si doveva compiere in quei giorni. I primi di maggio erano infatti dedicati alla “majè”, la maggiolata: “Si guarnivano – prosegue Quondamatteo – di fronde verdi e di fiori di betulla le finestre e le porte delle case per festeggiare lo sboccio della primavera. Tale rito – fra le altre cose – si pensava avesse la virtù di tenere lontane le formiche voraci e quella di propiziare la stagione agricola. Lo Spallici aggiunge che ‘piantè maz’, piantar maggio, comportava, il primo giorno del mese, recare un ramo di acacia fiorita alla finestra della innamorata, come buon augurio”.

La Maggiolata a Lucignano, in provincia di Arezzo

La Maggiolata a Lucignano, in provincia di Arezzo

Il giorno era importante anche per trarre osservazioni e vaticini, come si conservano in numerosi proverbi: “Par Senta Cros, e’ gren spigos” (“Per Santa Croce, il grano con la spiga”; se non ce l’ha ancora, qualcosa non sta andando per il verso giusto); per “Senta Cros, pigra tosa” (“Per Santa Croce, la pecora deve già essere tosata”); “Se e’ piov ad Senta Cros, e va a flì al nos” (“Se piove per Santa Croce, vanno a fallire le noci”).

"Li sciuri di Maju": l'infiorata davanti a ogni casa di Ribera, in Sicilia, il primo maggio

“Li sciuri di Maju”: l’infiorata davanti a ogni casa di Ribera, in Sicilia, il primo maggio

Il mese di maggio porta ancora oggi il nome delle dea romana Maia, la madre terra. Al suo culto si è sovrapposto quello di Maria, facendone il “mese mariano”. Ma i rituali contadini che lo costellano – pochi altri mesi ne sono così ricchi – sono ancora più antichi dei romani e si ritrovano in tutta Europa e oltre. Sono le vestigia delle cerimonie ancestrali sviluppatesi assieme all’agricoltura dal Neolitico in avanti, ma con alcuni aspetti di rituali ancora più antichi, quando l’Homo Sapiens era solo cacciatore e raccoglitore.

Raffigurazione di danza magica ritrovata a Nevalı-Çori, Turchia (7-8.000 a.C)

Raffigurazione di danza magica ritrovata a Nevalı-Çori, Turchia (7-8.000 a.C)

Da Sir James Frazer in poi, gli antropologi studiano nelle feste e nelle fiabe queste tradizioni in luoghi assai lontani fra loro, ma ritrovando elementi sorprendentemente simili. Ovunque maggio è il mese dell’amore, il più carnale; spesso le feste presentano aspetti licenziosi e celano origini orgiastiche, poiché è anche il “mese dei folli” e tutto è permesso. In Romagna è anche il “mese degli asini”: “Maz, mes di mat e di sumar”, poiché è il momento propizio per il loro accoppiamento. Per non dire delle feste del Calendimaggio, con i loro canti e le loro mille varianti, ma sempre con la forza vitale della natura come protagonista. Dai Floralia dei Latini al San Jack in Green inglese o al San Giorgio Verde (Sveti Jurij Zelena) degli Slavi e il Saint Waast di Arras in Piccardia, dal matrimonio fra il Re e la Regina di maggio alla venerazione di un albero sacro, gli stessi motivi si rincorrono da un capo all’altro del continente. E per carità, guai a sposarsi in maggio! Il mese era considerato propizio al fiorire di nuovi amori, ma non a regolarizzarli con un rito ufficiale.

Calendimaggio ad Assisi

Calendimaggio ad Assisi

Curiosamente, nonostante il 3 maggio sia occasione di tante prescrizioni, non è questo il giorno della “vera” festa della Santa Croce. O meglio, “l’Esaltazione della Santa Croce” cade il 14 settembre, quando si commemora il ritrovamento delle reliquia da parte di S. Elena, madre dell’imperatore Costantino, a Gerusalemme nel 320 d.C,; il medesimo giorno, ma del 335, la stessa S. Elena fece consacrare la basilica del Santo Sepolcro.

Agnolo Gaddi, “Cosroe conquista Gerusalemme e si impadronisce della Vera Croce”

Il 3 maggio, invece, commemora un avvenimento posteriore e quasi dimenticato (ma non nelle terre più a lungo soggette ai “Bizantini”, come la Romagna): il recupero della Santa Reliquia caduta nelle mani dei Persiani Sasanidi di Cosroe II quando nel 614 avevano conquistato Gerusalemme e tutta la Palestina grazie anche all’entusiastico aiuto degli Ebrei. L’impresa del recupero fu compiuta dall’imperatore di Costantinopoli Eraclio I nel 628, ponendo così fine a una guerra che era durata trent’anni. Anche se in realtà Cosroe II non fu decapitato dai Romani dopo essere stato rovinosamente sconfitto nel 627 a Ninive (presso l’odierna Mosul, in Iraq), come volle la tradizione cristiana messa per iscritto da Jacopo da Varagine alla fine del ‘200, che noi vediamo splendidamente eternata da Agnolo Gaddi in Santa Croce a Firenze (1380 ca.) e da Piero della Francesca nel duomo di Arezzo (1452-60?). Lo Shāh che era stato cantato sotto il nome di Parviz (“il Vittorioso”) morì invece dopo cinque giorni di torture nel sotterraneo dove era stato imprigionato da suo figlio Siroe; il quale al contempo fece giustiziare anche i suoi 18 fratelli a iniziare dal successore designato Merdaza. Salito al trono con il nome di Kavadh II, fu lui che fra i termini della pace accettò anche di restituire la Vera Croce.

"La Battaglia di Eraclio e Cosroe" di Piero della Francesca (1458-1460 circa) Arezzo, san Francesco, coro

“La Battaglia di Eraclio e Cosroe” di Piero della Francesca (1452-1460 circa) Arezzo, San Francesco

Sempre a proposito di distanze, che anche un tempo non dovevano essere poi così grandi quando si trattava di tradizioni, a quanto pare i primi a festeggiare e fin da subito questo lieto evento avvenuto in Oriente furono nientemeno che i Gallesi. Secondo l’Enciclopedia Cattolica, quando le pratiche gallesi e romane si combinarono, la data di settembre assunse il nome ufficiale di Trionfo della Croce, mentre la data di maggio fu mantenuta come Ritrovamento della Santa Croce, detta latinamente Invenzione della Croce. La Chiesa cattolica abolì la festa di maggio nel 1963, mentre tutte le altre Chiese cristiane, da quella ortodossa di Costantinopoli alle riformate che riconoscono le feste del calendario liturgico, continuano a celebrarle entrambe.

Festa di Santa Croce a Monte Isola, sul lago d'iseo

Festa di Santa Croce a Monte Isola, sul lago d’Iseo

E’ dedicata alla Santa Croce la più antica chiesa ancora esistente a Rimini. Detta dal popolo la Crocina, grazie a una fortunata tradizione documentaria ne conosciamo perfino l’esatta data “di nascita”, ovvero il permesso che papa Gregorio Magno concesse al Vescovo riminese di consacrare la nuova chiesa. Era il 18 gennaio 592, quindi appena pochi anni prima che la Reliquia fosse perduta e poi gloriosamente riconquistata. Un’altra chiesa con medesima dedica, detta Santa Croce Nuova, risale invece al 1625 quando fu voluta dalla Confraternita della Santa Croce.

Santa Croce Nuova in via Serpieri

 

A Savignano su Rubicone la Festa di Santa Croce del 3 maggio è ancora molto sentita ed è occasione di una fiera che dura diversi giorni. Il luogo principale delle celebrazione è la chiesa di San Rocco nel borgo omonimo. Qui si venera una croce lignea del XIII secolo, che fino al XVIII apparteneva alla famiglia Molteni; secondo la tradizione, sarebbe approdata miracolosamente sulla riva del mare.

La chiesa di San Rocco a Savignano

(Nell’immagine in apertura, Agnolo Gaddi: “La Leggenda della Vera Croce – Decapitazione di Cosroe ed entrata di Eraclio in Gerusalemme”, Cappella Maggiore, Basilica di Santa Croce, Firenze)