HomeAlmanacco quotidiano30 agosto 1475 – Muore a Rimini Roberto Valturio

Il suo trattato "De re militari" ebbe un successo immenso e fu uno dei primi libri a essere stampato in Italia


30 agosto 1475 – Muore a Rimini Roberto Valturio


29 Agosto 2021 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Il 30 agosto 1475 Roberto Valturio muore a Rimini, dove era nato il 10 febbraio 1405.

Era figlio di Cicco, o Abramo, della famiglia “Valtùri” (o “de Valturibus” o ancora “Valturribus”), originario di Macerata Feltria e giunto a Rimini per esercitarvi l’insegnamento, dove fu iscritto alla “Matricola dei notai” dal 1395. Il fratello di Roberto, Iacopo, molto più anziano (già notaio nel 1398) fece carriera nell’amministrazione pontificia e morì nel 1437 o 1438. Dei figli di costui, Carlo proseguì la carriera amministrativa e fu in seguito segretario di Sigismondo Pandolfo Malatesta, mentre Manfredo insegnò grammatica a Bologna. L’altro fratello di Roberto, Pietro, ebbe in signoria dai Malatesta il castello di Torrito presso Sarsina.

Roberto, educato alla scuola del padre, fu lettore di retorica e poesia dal 1427 al 1437 all’Università di Bologna. Si trasferì nel 1438 probabilmente presso la curia di Roma, dove forse subentrò negli incarichi lasciati dal nipote Carlo.

Tornato a Rimini nel 1446, si sposò con Diana, figlia di Rainirolo Lazari e vedova, ed entrò a far parte del “Consiglio privato” di Sigismondo Pandolfo Malatesta. In questa veste ebbe frequenti contatti con Roma, dove compì diversi viaggi e fu grandemente considerato dai contemporanei.

Alla sua morte, aveva lasciato i propri libri al convento di San Francesco, dove venne realizzata appositamente nel 1490 una biblioteca, in seguito andata dispersa: parte dei manoscritti passarono alla Biblioteca Gambalunghiana nel XVII secolo.

La sua sepoltura si trova in una delle arche sul lato del Tempio Malatestiano, tra i personaggi di spicco della corte malatestiana.

L'arca di Roberto Valturio sul lato del Tempio malatestiano

L’arca di Roberto Valturio sul lato del Tempio malatestiano

L’opera maggiore di Valturio è il trattato “De re militari”. Composto fra il 1446 e il 1455, comprende una prefazione con dedica a Sigismondo Pandolfo Malatesta. Dopo un elenco delle fonti classiche utilizzate e una premessa sulla storia dell’arte della guerra, tratta dei seguenti argomenti:

  • libri I-V: qualità del condottiero e virtù di cui deve essere dotato (prudenza, fortezza, giustizia e temperanza), per ognuna della quale sono riportati esempi di stratagemmi e consigli;
  • libri VI e VII: l’arte della guerra presso gli antichi Romani: dagli usi e credenze religiose nelle dichiarazioni di guerra e nella stipula delle alleanze o della pace, alle caratteristiche dei soldati e dei cavalli nell’esercito, alle qualità dei comandanti, alle manovre militari, agli accampamenti (scelta del luogo e organizzazione), alle truppe ausiliare e all’uso di esploratori e informatori e ai modi di assalto ad altri accampamenti;
  • libri VIII-XII: lessici voci suddivise tra diversi argomenti:
  • libro VIII: uffici pubblici (militari, civili e religiosi) e categorie di combattenti;
  • libro IX: formazioni militari, momenti e usi del combattimento;
  • libro X: insegne, gradi, vesti militari, armi difensive e offensive, macchine da guerra e artiglierie;
  • libro XI: guerra navale: vari tipi di barche e materiali connessi; vi è compresa la trattazione dell’astrologia necessaria per la navigazione e la trattazione storica degli eserciti e flotte delle antichità e sulle più notevoli imprese;
  • libro XII: trionfi e onorificenze militari.

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L’opera rappresenta una puntuale ricostruzione storica basata sulle fonti antiche allora conosciute, mentre manca ogni accenno all’evoluzione successiva dell’arte militare e le uniche figure medioevali a cui si accenna sono Artù e Carlo Magno. La nascente artiglieria viene trattata di sfuggita, rimandando per lo più a delle illustrazioni: meravigliose, forse opere di Matteo de’ Pasti. Unici riferimenti ai contemporanei, quelli doverosi a Sigismondo Malatesta che aveva promosso l’opera: di qui la descrizione della Rocca Malatestiana e del Tempio malatestiano di Rimini. Con tutti suoi limiti, il lavoro di Valturio rappresentò comunque all’epoca il non plus ultra nella trattatistica militare.

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L’opera conobbe un grandissimo successo e larga divulgazione: ne possedettero copie il re di Francia Luigi XI, il re d’Ungheria Mattia Corvino, il duca di Urbino Federico da Montefeltro, il signore di Firenze Lorenzo de’ Medici, il doge di Venezia Jacopo Zeno.

Leonardo da Vinci conobbe e studiò a fondo il lavoro di Valturio. Non pochi disegni delle sue macchine, realizzati per presentarsi alla corte milanese di Ludovico il Moro nel 1482, sono evidentemente tratte dal De re militari.

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La prima versione a stampa si ebbe a Verona nel 1472: si tratta non solo di uno dei primi libri stampati a in Italia (dove la tecnica di Gutenberg era giunta solo intorno al 1465) ma anche del primo libro illustrato stampato in Occidente e della prima opera a stampa di argomento tecnico. Una nuova edizione accompagnata da una traduzione in volgare ad opera di Paolo Ramusio si ebbe ancora a Verona nel 1483. Da questa edizione derivarono quelle di Parigi (1532 e 1534), a cui seguì nel 1555 la versione in francese.

Valturio Roberto, De re militari, 1483

Roberto Valturio scrisse inoltre due epistole in latino: la prima, a nome del Malatesta, nel 1461, per accompagnare il dono della sua opera principale al sultano Maometto II, dono che tuttavia non giunse mai a destinazione, e la seconda per le condoglianze a Federico da Montefeltro per la morte della moglie Battista Sforza, nel 1472.

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In una lettera del 1455 aveva manifestato l’intenzione di scrivere una storia di Sigismondo Pandolfo Malatesta, che tuttavia non sembra sia stata mai realizzata.