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7 luglio 1371 – I Malatesta di Rimini si comprano Sansepolcro


6 Luglio 2022 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Come scrive Cesare Clementini (“Racconto istorico della fondatione di Rimino”, 1617),  il 7 luglio 1371 Galeotto Malatesta assieme ai nipoti Pandolfo e Malatesta, davanti a uno stuolo di notai e procuratori, firma nel suo palazzo di Rimini in contrada Sana Colomba, l’acquisto “della terra e della rocca di Borgo San Sepolcro, dioceʃi di Città di Caʃtello, Provincia di Toʃcana, con tutte le pertinenze, ville, campi, terreni, e giuriʃdizioni”.  L’anno prima da Avignone era arrivato il via libera dall’appena eletto papa Gregorio XI, ma il venditore è Raimondo da Montalto signore di Grisacco. E’ lui che ne detiene di diritti, avendo ricevuto il feudo in dono dall’imperatore Carlo IV di Lussemburgo il 5 novembre 1368. Evidentemente il feudatario si era subito dato da fare per permutare il regalo in oro sonante, poichè già il 3 febbraio 1370 ottiene dal sovrano di poter alienare il bene. Il prezzo pattuito è cospicuo: ben 17 mila ducati d’oro. Il 15 del mese, il fiorentino Filippo dell’Antella, procuratore di Galeotto, nel nome dei Malatesti prende ufficialmente possesso “della Rocca, e fortezza del Borgo San Sepolcro, e del Palazzo, eʃʃendogli conʃegnate le chiaui, e contraʃegni, da Ponzio di Lobiera, prepoʃto di Toloʃa”.

Sansepolcro

Nato nel 1300, a 71 anni Galeotto è all’apice della potenza. Solo per stare alle imprese più recenti, nel 1364, al soldo di Firenze, aveva sconfitto niente meno che Giovanni l’Acuto, il più celebre capitano di ventura dell’epoca e probabilmente il più grande del medio evo italiano. Conobbe Carlo IV di Lussemburgo nel 1368 a Padova, quindi è voluto al servizio di un altro imperatore, quello di Costantinopoli Giovanni V (o VI) Paleologo. Il papa a sua volta lo nomina Capitano generale della Chiesa.

Le entrate dunque non mancano, ma nemmeno le spese. Borgo San Sepolcro ha le mura rovinate e Galeotto le fa ricostruire di tasca sua “e ʃopra ogni Porta rizzò vna Rocchetta con la Torre in mezo, alta ʃettanta braccia”. Non basta: “Comprò tutte le caʃe, che toccavano la muraglia, la quale in molto luoghi gettò a terra inʃieme con lo ʃpedale, e chieʃa di San Nicolò, e riʃtaurò il Palazzo del Comune”.

Nessun problema. Le prende e le dà, ma Galeotto per lo più continua a vincere. Riconfermato ad Avignone Capitano generale pontificio, nel 1373 porta la guerra a Barnabò Visconti e lo sconfigge a Montichiari nel bresciano. Assale Urbino, respinto. Prende Cagli, scacciato. Ma nel 1376 costringe Cesena a sottomettersi al papa e poi riconquista per se Santarcangelo. Nel 1378 Cesena è direttamente sua insieme a Bertinoro.

In quello stesso anno, nella valle del Tevere, a Borgo San Sepolcro si aggiunge Citerna. Galeotto la compra da Galeotto di Santo Stefano e anche qui apre subito i cantieri. Ancora oggi nelle fortificazioni del meraviglioso borgo umbro si avverte un’inconfondibile nota malatestiana. Sarà l’estremo punto occidentale mai raggiunto dalla famiglia riminese.

Galeotto muore il 21 gennaio del 1385, non prima di aver strappato ai ravennati Da Polenta Cesenatico, Senigallia e la stessa avìta Polenta.Citerna

Nel 1432 Rimini è in una pericolosa situazione. Il signore Galeotto Roberto muore appena ventenne; estenuato dalle penitenze, sarà proclamato beato. Lo stato malatestiano tocca ai fratelli Sigismondo Pandolfo e Domenico Novello, di 15 e 13 anni. Insidiati dai signori circostanti e per primi dai cugini di Pesaro, papa Eugenio IV li convince a liberarsi dei domini più lontani e assegna Borgo San Sepolcro al suo turbolento Gonfaloniere della Chiesa, Niccolò Fortebraccio della Stella da Sant’Angelo in Vado. Lo stesso pontefice nel 1441 finirà per cedere la città alla Repubblica Fiorentina.

A Sansepolcro i sessant’anni della signoria malatestiana sono considerati quelli di maggior splendore della storia cittadina. Non fosse altro, proprio in quel periodo, fra il 1406 e il 1416, vi nacque Piero della Francesca. Uno dei più grandi pittori di tutti tempi, che fra l’altro mise d’accordo i due più acerrimi nemici dell’epoca almeno sul terreno dell’arte e della scienza. Sigismondo Malatesta e Federico da Montefeltro condivisero l’ammirazione incondizionata per l’artista biturgense, celebre anche come matematico. Fra i capolavori immortali che gli commissionarono, ci restano i ritratti di entrambi.