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A Rimini ci è andata bene, almeno con le colonne sonore


12 Gennaio 2020 / Lia Celi

Ormai stiamo tutti a Rota. No, tranquilli, non nel senso peggiore, qui non si parla della tossicodipendenza che appena svanito l’effetto di una dose ti spinge subito a procurartene un’altra. Ma forse sempre di dipendenza si tratta, anche se di un altro tipo, e le sostanze psicotrope sono le musiche di Nino Rota diffuse in piazza Cavour per celebrare il centenario felliniano.

La strada, I vitelloni, La dolce vita, Otto e ½, fino all’inevitabile Amarcord sono diventate la colonna sonora della nostra vita quotidiana, dello struscio del sabato pomeriggio, del giro di shopping in tempo di saldi. E migliorano tutto.

A cominciare dalla camminata delle signore, che diventa istintivamente più femminile, più ancheggiante, più da Gradisca, insomma. E anche l’umore si rilassa, diventa sorridente e affabile. Ti guardi intorno e ti senti dentro un film, anzi, in un film del più grande maestro del cinema – che sarà banale, e insostenibile anche come fantasia, visto che la Rimini dei Vitelloni e di Amarcord è stata ricostruita in studio e, com’è noto, i rapporti tra Federico e la sua città natale non sono stati sempre esattamente idilliaci.

Ma è ugualmente una sensazione piacevole che ti sospende fra realtà e immaginario. Il potere evocativo della musica di Rota è strabiliante, perché attraverso l’udito influenza tutti gli altri i sensi. Cambia i colori delle cose, i profumi, i sapori. E come la Delorean di Ritorno al futuro ti sbalza indietro nel tempo senza bisogno delle bombole di uranio. Per noi riminesi, poi, è un massaggio tonificante all’orgoglio cittadino: caspita, abbiamo il privilegio di vivere nella città celebrata e resa nota da Fellini in tutto il mondo! Allora siamo importanti, speciali, e forse anche un po’ invidiati (vabbè, non solo per questo).

E’ la magia di Rota, certo, e anche della musica da film in generale, che è cinema per le orecchie, evocativa al massimo grado. E se il tema di Amarcord ci fa camminare gongolanti e sculettanti nella nostra piazza principale, viene da pensare cosa succederebbe se si cambiassero regista, film e musiche. Se dagli altoparlanti uscisse un altro capolavoro di Rota, Il Padrino, cominceremmo tutti a fumare il sigaro e a farci con voce rauca proposte che non possiamo rifiutare?

Meglio non immaginare cosa succederebbe se si passasse a Ennio Morricone, e in piazza Cavour partisse la colonna sonora di Il buono, il brutto e il cattivo. La gente uscirebbe dal caffè con passo da cowboy e davanti alla Pigna si regolerebbero i conti a suon di Colt. E con un altro successo di Morricone, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto? A due passi dagli uffici del Comune e dalla Questura creerebbe un’atmosfera decisamente tesa e inquietante.

No, la persuasione subliminale della musica da film va usata meglio. A un mese da San Valentino varrebbe la pena di pensare già a una playlist urbana di colonne sonore tratte dai film d’amore più coinvolgenti, da Titanic a Colazione da Tiffany, passando per Un uomo, una donna. Hai visto mai che, sul lungo periodo, arginiamo il crollo demografico?

Lia Celi