Il Tribunale di Rimini ha rigettato la domanda presentata dalla società Acqua Arena srl contro il Comune di Rimini attraverso la quale si chiedeva di dichiarare l’inefficacia dell’atto di risoluzione del contratto che legava l’Amministrazione alla società per la realizzazione del nuovo impianto sportivo comunale per il nuoto.
La risoluzione del contratto era stata formalizzata con delibera di giunta nel maggio 2018, a fronte degli inadempimenti della società aggiudicataria della concessione. Con la sentenza il giudice ha confermato la risoluzione del contratto, dichiarando conseguentemente l’avvenuta estinzione del diritto di superficie che era stato concesso alla società.
La nuova piscina comunale di Rimini doveva sorgere nell’area della ex fiera di fronte al Palacongressi. Doveva essere una struttura di 3.500 metri quadrati, con una zona dedicata alle piscine e altri spazi per attività collaterali tra cui aree fitness e benessere. Tre le vasche destinate all’attività natatoria: quella principale, ad uso del pubblico, delle scuole di nuoto e delle squadre agonistiche ed amatoriali lunga 25 metri e con dieci corsie; una vasca acqua-fitness; una per l’avviamento al nuoto dei bambini. Il costo totale dell’opera era di 8,2 milioni, finanziata per 5 milioni di euro dal Comune di Rimini.
Il progetto era partito nel 2014, ma tutto si era fermato nel 2018 con il fallimento della capogruppo del consorzio di imprese (Axia) che si era aggiudicata l’appalto per realizzare e gestire la struttura per 23 anni, percependo 300 mila euro previsti dal contratto. Il falliimento Axia è finito però nel mirino della magistraura, che ha indagato su Tecnopolo e Acquarena, Il tutto è sfociato in processo, tutt’ora in corso, che vede l’amministrazione comunale di Rimini e la Regione Emilia Romagna come parti lese. Alla sbarra 18 imputati tra dipendenti comunali, imprenditori e tecnici accusati a vario titolo di reati che vanno dal falso alla truffa aggravata ai danni dello Stato.
Nel frattempo Acquarena Srl, pur fallita e con il progetto ormai finito nel nulla, aveva chiesto ai giudici di poter continuare a godere dell’area come da contratto, contestandone la risoluzione per inadempienza da parte del Comune di Rimini. Ma il Tribunale di Rimini ha dato ragione al Comune, che potrà tornare nella disponibilità del suo bene; salvo naturalmente eventuali ricorsi.