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Il 20 aprile 1791 "passò per Rimini Giuseppe Balsamo da Palermo, famoso Conte di Caliostro, trasportato nascostamente in carrozza al Forte di San Leo", riferisce un recoconto trovato da Nevio Matteini nella Biblioteca Gambalunghiana.  Lo si trasportava "nascostamente", ma tutti sapevano chi c'era in quella carrozza. Una celebrità internazionale, "il famoso Cagliostro", conferma Carlo Tonini, che peraltro omette di omaggiarlo col preteso titolo di "Conte". Ma chi era dunque quel personaggio il cui passaggio non era passato insosservato da alcun riminese? Il 7 aprile 1791 il Sant'Uffizio aveva condannato Cagliostro con questa sentenza: «Giuseppe Balsamo reo confesso e respettivamente convinto di più delitti, è incorso nelle censure e pene tutte promulgate contro gli eretici formali, dommatizzanti, eresiarchi, maestri e seguaci della magia superstiziosa, come pur nelle censure e pene stabilite tanto nelle Costituzioni Apostoliche di Clemente XII e Benedetto XIV contro quelli che in qualunque modo favoriscono e promuovono le società e conventicole de' Liberi Muratori, quanto nell'Editto di Segreteria di Stato contro quelli che di ciò si rendano debitori in Roma o in alcun luogo del Dominio Pontificio. A titolo però di grazia speciale, gli si commuta la pena della consegna al braccio secolare nel carcere perpetuo in una qualche fortezza, ove dovrà

Il 19 aprile 1920 nasce a Rimini Nevio Giangolini, centravanti. Nella stagione 1937-1938 gioca nel Dopolavoro Ferroviario Rimini; passa poi direttamente in Serie B al Siena, con cui nella stagione 1938-1939 segna 4 gol in 6 presenze. Nella stagione 1939-1940 gioca invece 7 partite di campionato con 2 reti; rimane in rosa con i bianconeri toscani anche nella stagione 1940-1941, nella quale non gioca nessuna partita ufficiale. Al termine di questo campionato viene ceduto in prestito alla Borzacchini Terni, società di Serie C; con gli umbri nella stagione 1941-1942 gioca 24 partite di campionato, durante le quali realizza in tutto 11 reti. Nel 1942 torna per fine prestito al Siena, con cui nella stagione 1942-1943 torna a giocare in Serie B; per il secondo anno consecutivo chiude il campionato in doppia cifra, segnando 10 gol in 25 presenze. Durante la stagione 1943-1944 gioca invece 10 partite in Divisione Nazionale con il Forlimpopoli, con cui segna anche 6 reti. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale va a giocare nel Foggia, con cui segna 8 gol in 17 presenze nella stagione 1945-1946 (in Serie C) e 4 gol in 9 presenze nella stagione 1946-1947, disputata in Serie B. A fine stagione si trasferisce alla Pro Vasto;

Il 18 aprile 1512, a Cattolica, il Viceré di Napoli Raimondo Folch de Cardona, il catalano Ramon Folc III de Cardona-Anglesola Barone di Bellpuig, Conte di Alvito e Duca di Somma, passa un brutto quarto d'ora. Ma cosa ci fa il Vicerè a Cattolica? E cosa gli è successo? Per capirlo bisogna andare indietro di qualche giorno, fino a quella fatale domenica dell'11 aprile 1512, Pasqua di Resurrezione, in cui si combatte la battaglia di Ravenna, una delle più sanguinose dell'età moderna in Italia. Avevano vinto i Francesi di Gaston de Foix e il loro alleato Alfonso I d'Este, duca di Ferrara, contro gli Spagnoli, comandati appunto da Raimondo de Cardona, e i Pontifici di Fabrizio I e Marco Antonio I Colonna. [caption id="attachment_463450" align="aligncenter" width="800"] La battaglia di Ravenna[/caption] Non eserciti nazionali, ma compagnie di mercenari, capitani compresi; così, per esempio, si ritrovano armigeri italiani e lanzichenecchi tedeschi in entrambi gli schieramenti. E in quella giornata si affrontano tutti i condottieri più celebri dell'epoca. Al soldo della Lega Santa (Papa, Imperatore, i re di Aragona e Inghilterra, i Cantoni svizzeri e Venezia) si trovano: Antonio di Leyva, Fernando d'Avalos Marchese di Pescara, Raffaele de' Pazzi, Francisco de Carvajal. Ci sono anche Ettore Fieramosca, Romanello da Forlì, Fanfulla da Lodi, Giovanni Capoccio, Guglielmo Albimonte, Mariano

Il 17 aprile 1939 nasce a Rimini il semiologo Paolo Fabbri. È fratello maggiore di Gianni, che nascerà il 10 luglio 1941. [caption id="attachment_463253" align="aligncenter" width="609"] Gianni e Paolo Fabbri[/caption] Paolo si Laurea nel 1962 all'Università di Firenze, poi si trasferisce a Parigi, dove nel 1965-66 frequenta l'École Pratique des Hautes Études (EPHE), in particolare i corsi di Roland Barthes, Lucien Goldmann e Algirdas Julien Greimas. Questo contatto con la semiotica strutturale francese sarà destinato a costituire una prospettiva teorico-metodologica di cui diventa uno dei più attivi ricercatori. Al ritorno in Italia, insegna Semiotica con Umberto Eco all'Università di Firenze, Facoltà di Architettura, 1966-67, poi come professore incaricato di Filosofia del linguaggio presso l'Istituto di Lingue dell'Università di Urbino (dal 1967 al 1976), dove fonda, con Carlo Bo e Giuseppe Paioni nel 1970 il Centro Internazionale di Semiotica e di Linguistica: la prima scuola di semiotica nel panorama internazionale, dopo quella di Tartu (Estonia) fondata da Jurij Lotman. [caption id="attachment_463254" align="aligncenter" width="767"] Umberto Eco e Paolo Fabbri[/caption] Dal 1977 Fabbri inizia la sua attività di insegnamento presso l'Università di Bologna, dove tiene fino al 2002 l'insegnamento di Semiotica delle Arti presso il corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (DAMS), di

"E fu che Malatestino (cioè Malatesta da Verucchio, così appellato allora a distinzione del padre morto in quel torno), capitanando le militia riminesi alla volta di Imola d'ordine di Tommaso della Marca Conte di Romagna per l'Impero, sopraffece nel viaggio un tal Messo che portava al Conte lettere del Podestà riminese, nelle quali si conteneva che il Malatesta colà sostenersi prigione, siccome in sospetto di guelfo. Per la qual cosa Malatesta, scoperta l'insidia che gli era tesa, non fu tardo a voltare indietro sopra di Rimini, ove con l'ajuto dei cittadini a lui amorevoli si impossessò della persona del Podestà, e la città tutta in sua balìa ebbe, ad eccezione delle case di Ugolin Parcitade (il Viceconte) e altri pochi". [caption id="attachment_374087" align="aligncenter" width="400"] Presunto stemma degli Omodei[/caption] "Ciò sembra avvenuto adì 16 aprile. Fra coloro che furono al suo ajuto annoverano Taddeo Conte di Montefeltro e Urbino, i Conti di Carpegna, e Ramberto di Giovan Malatesta". Così Luigi Tonini ("Rimini avanti il ​​principio dell'era volgare vol.3" - 1862). Siamo nel 1248 e alla svolta cruciale nella storia della Rimini medievale. Poche settimane prima, il 18 febbraio, l'imperatore Federico II di Svevia era stato clamorsamente sconfitto sotto le mura di Parma dopo oltre

Il 15 aprile 1859 i volontari riminesi iniziano a partire per la fase decisiva del Risorgimento italiano, quella che sarà chiamata seconda guerra d'Indipendenza. Le autorità pontificie non oppongono troppa resistenza al radunarsi di armati e alla loro marcia in direzione delle truppe piemontesi che andranno ad affrontare quelle austriache, nonostante queste ultime presidino ancora diversi punti strategici dello Stato della Chiesa. [caption id="attachment_35411" align="aligncenter" width="1080"] Cavalleggeri del reggimento "Piemonte Reale" nel 1859[/caption] Soltanto i primi che partono vengono avvertiti che non potranno più tornare, perché incorreranno nell'esilio. Ma gli scaglioni successivi non riceveranno nemmeno questa minaccia. Ma ecco come Carlo Tonini racconta quei giorni, che visse in prima persona avendo allora 24 anni: "Come già queste cose si aspettassero, e con quanta fidanza, nelle varie terre italiane, ben tutti il rammentano; e rammentiamo noi pure come già Vittorio Emanuele Re d'Italia fosse preconizzato nel motto di viva Verdi, in cui quel voto copertamente esprimevasi: nè il Governo (pontificio, ndr) facea prova di reprimerlo, tuttoché ben facile fosse il penetrare sotto un tal velo: e ninna misura di rigore prendeva, tranne quella di alcuni e precarii arresti dei patrioti men cauti o troppo ardenti e avventati". [caption id="attachment_316287" align="aligncenter" width="882"] Il campo dell'Armata sarda in località Madonna della

Il 14 aprile 754 il re dei Franchi Pipino il Breve (Pépin III le Bref)  firma la cosidetta Promissio Carisiaca, (nota anche come Donatio Carisiaca, o donazione di Pipino, o patto di Quierzy o donazione di Quierzy). Con questo atto promette di conferire alla Sede Apostolica una serie di territori già appartenuti all'impero romano "bizantino" e ad esso sottratti dai Longobardi. L'aggettivo "carisiaca" deriva dal nome latino di Quierzy (Carisium). I territori sono: Ravenna, Comacchio, Cesena, Forli, Forlimpopoli, "Bobbio" cioè Sarsina, Rimini, Montefeltro, Pesaro, Fano, Senigallia, Urbino, Jesi, Cagli, Gubbio, Luceoli, Narni ed altri luoghi minori; fra i quali sono espressamente citati i castelli di Conca, Acerragio, Monte Lucari e Serra  di S. Marino. "Conca" era il fortilizio di Monte Vici presso la futura Cattolica; "Accerragio" sarebbe stato Cerasolo; mentre per il non identificato "Monte Lucari" le ipotesi si dividono fra Monte Luro presso Gradara e un Monte Lucati o Leucadi da qualche parte nel cesenate. [caption id="attachment_440496" align="aligncenter" width="800"] Carlo Martello divide il regno dei Franchi tra i figli maggiori, Carlomanno e Pipino III[/caption] Secondo quel patto, ai Longobardi sarebbero rimaste Ferrara e il suo ducato, Bologna, Imola, Faenza, Osimo e Ancona: ma i pontefici continueranno ostinatamente a rivendicarle per secoli

Dalle cronache di allora si evince che il sisma ebbe per epicentro proprio Rimini, dove si ebbero oltre 100 morti e gravissimi danni con una magnitudo stimata in ML 5.7 della scala Richter.  Il terremoto fu preceduto da un forte rombo e dal mare si alzò un’ondata che invase la spiaggia.  Oltre al Riminese, i morti furono 30 a Fano, 2 a Pesaro. Con questi articoli Oreste Delucca ha ricostruito cosa esattamente accadde quel terribile 14 aprile del 1672, a sera, con le chiese affollate per le funzioni del giovedì santo. https://www.chiamamicitta.it/1672-la-catastrofe-del-giovedi-santo/ https://www.chiamamicitta.it/rimini-1672-tremuoto-non-un-puro-castigo-dio/

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