Il 29 marzo 1897 nasce a Rimini Eraldo Ilari, pioniere del dirigibile e poi alto ufficiale dell'aeronautica. Figlio di Antonino, Eraldo prende parte appena ventenne alla prima guerra mondiale entrando subito fra i dirigibilisti. Il 18 agosto 1918 il suo primo comando, con il dirigibile PV.2, di stanza all'aerobase di Corneto-Tarquinia, per scortare la nave postale che tiene i contatti con la Sardegna. Terminato i conflitto, svolge un'intensa attività di collaudatore. Fra il 1924 e il '27 partecipa anche alle competizioni della Coppa Gordon Bennett, destinata ai palloni a gas di ogni nazione, che si disputava nel paese vincitore della precedente edizione. Nel servizio a fianco della Marina prende parte, nel 1926, alle operazioni di ricerca del sommergibile Sebastiano Veniero, affondato al largo di Capo Passero a seguito dello speronamento ad opera del piroscafo Capena. [caption id="attachment_460380" align="aligncenter" width="400"] Eraldo Ilari[/caption] Quando il generale Francesco Pricolo viene nominato Sottocapo di Stato maggiore della Regia Aeronautica, Ilari diventa suo Capo di Gabinetto. Ormai da sei anni non vola più e Pricolo lo rimanda ad aggiornale il ruolino. A partire dal 16 maggio 1939 assume il comando della IV Zona Aerea Territoriale di Bari col grado di generale di squadra aerea. Il 10 giugno 1940 l'Italia entra in guerra. Il 28
Il 28 marzo 2005 muore a Milano Raffaello Baldini, poeta e scrittore di Santarcangelo, dove era nato il 24 novembre 1924. La famiglia di Raffaello Baldini gestiva il "Caffè Trieste", dove si incontravano spesso gli amici che saranno ricordati come E' circal de' giudéizi: Tonino Guerra, Nino Pedretti, Rina Macrelli, Flavio Nicolini, Giuliana Rocchi, Gianni Fucci e altri ancora. Nel bar il giovane Raffaello aveva imparato ad osservare l'umanità in tutte le sue sfaccettature. Baldini si laurea in Filosofia all'Università di Bologna poi si dedica all'insegnamento per alcuni anni. Nel 1955 si trasferisce a Milano per lavorare come scrittore e poi come giornalista per Panorama. Nel 1967 pubblica con Bompiani Autotem, una piccola opera satirica sull'automobile vista come feticcio. La raccolta É solitèri ("Il solitario", Premio Gabicce), con cui nel 1976 debutta nella poesia dialettale, viene pubblicata a Imola a spese dell'autore. Nel 1982 esce La nàiva ("La neve"). Con Furistír ("Forestiero", 1988) Baldini vince il Premio Viareggio e con Ad nòta ("Di notte", 1995), il Premio Bagutta. Si dedica anche alla scrittura per il teatro. Suo è un monologo, Zitti tutti!, pubblicato da Ubulibri nel 1993. Nel 1996 Ravenna Teatro ha prodotto lo spettacolo Furistír (diretto e adattato da Marco Martinelli), nato dalla fusione di otto
Con un diploma del 27 marzo 1328 l'imperatore Ludovico IV "il Bavaro" nomina i cugini Nolfo e Galasso da Montefeltro Conti Palatini e li conferma nei loro possessi nella diocesi del Montelfetro. In pratica, se la costa da Rimini ad Ascoli è quasi tutta dei guelfi Malatesta, nell'entroterra sono annidati i ghibellini Montefeltro a iniziare dall'atavico feudo comitale di Monte Copiolo. Ma questi ultimi riescono a ottenere dall'imperatore il titolo comitale ereditario di Urbino; e un bel giorno con Oddantonio diverranno addirittura Duchi, questa volta per nomina papale. Di quella città i Montefeltro si erano già insignoriti nel 1213, quando Bonconte I la ricevette in feudo dall'imperatore Federico II di Svevia. Ma quell'investitura era sempre stata contestata, in primo luogo da molti degli stessi Urbinati che anelavano invece alla libertà comunale, ma soprattutto dai Papi. Facente parte dell'Esarcato di Ravenna e in particolare dell'antica Pentapoli "annonaria", o "montana", assieme a Gubbio, Cagli, Fossombrone e Jesi, i pontefici i pontefici la rivendicavano esattamente come l'altra Pentapoli, quella "marittima", che comprendeva Rimini, Pesaro, Ancona, Senigallia e Fano. Secondo loro, decaduto il diritto degli imperatori di Costantinopoli sull'Esarcato, loro legittimo erede era l'Arcivescovo di Ravenna, soggetto però a Roma. Egli volente o nolente, poichè a lungo
Il 26 marzo 1903 nasce a Rimini Romeo Neri, atleta, ginnasta e allenatore di ginnastica artistica italiano, tre volte Campione olimpico e quattro volte Campione italiano assoluto per la ginnastica. A lui è intitolato lo stadio di Rimini. Nel 1996, in occasione delle Olimpiadi di Atlanta, è stato commemorato negli Stati Uniti con una serie di T-shirt celebrative. Ultimo di cinque figli, iniziò a praticare il nuoto, classificandosi terzo nella traversata del Golfo della Spezia, città nella quale si era trasferito nel 1916 in cerca di lavoro; si diede anche all'atletica, riuscendo conquistare il bronzo ai campionati italiani nei 400 metri piani. [caption id="attachment_459814" align="alignleft" width="1600"] Romeo Neri nelle figurine Panini[/caption] Una volta tornato a Rimini nel 1918, si aggiudicò altri titoli nel nuoto gareggiando per l'Unione Sportiva Libertas e successivamente, sollecitato dal direttore sportivo della società Giovanni Balestri, nel 1920 iniziò a praticare la ginnastica con risultati promettenti. Nel 1925, alla fine dei due anni di servizio militare, entrò a far parte della scuola di Balestri, Braglia e Corrias, che saranno i suoi maestri, ed iniziò a farsi notare a livello agonistico iniziando a mietere elogi e i primi successi. Nel 1926 si laureò campione italiano alle parallele, mentre nel 1928 vinse invece il titolo generale individuale, il
La battaglia delle Celle, o battaglia di Rimini, fu combattuta il 25 marzo 1831 tra i volontari delle Province Unite Italiane guidati dal generale Carlo Zucchi e le truppe austriache del maresciallo Bentheim. Erano circa 1500 i patrioti italiani che affrontarono 5000 austriaci. E li respinsero più volte prima di doversi ritirare verso Ancona. Fu la prima volta che delle truppe unicamente italiane si batterono contro l'esercito austriaco, tenendo loro testa. Era successo tutto ad un'incredibile velocità. Dopo i moti che nel 1830 avevano sconvolto mezza Europa, anche le popolazioni delle Legazioni di Ravenna, Forlì, Bologna e Ferrara erano insorte contro il Papa, sovrano dello Stato della Chiesa. Il 3 febbraio 1831 si erano sollevati per primi i Ducati di Modena e Parma, poi l'insurrezione aveva raggiunto lo stato pontificio: oltre a Bologna e la Romagna, anche le Marche, l'Umbria e il Lazio settentrionale. Il 26 febbraio 1831, in un congresso a Bologna, fu decretata l'emancipazione totale di tutte le provincie insorte dal dominio temporale dei Papi. [caption id="attachment_32508" align="aligncenter" width="692"] Papa Gregorio XVI[/caption] Il nuovo pontefice, Gregorio XVI, poteva chiedere aiuto solo all'Austria; e lo fece. Dissuaso il nuovo re francese Luigi Filippo dall'intervenire, l'imperatore austriaco Francesco I inviò allora un'armata che, attraversando il Po, prese possesso di prima di Modena, poi di Ferrara e
Il 25 marzo la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa celebrano l'Annunciazione della Beata Vergine Maria (per le Chiese ortodosse che usano il calendario giuliano, il 25 marzo corrisponde al 7 aprile del calendario gregoriano). In molte nazioni (per esempio nel Granducato di Toscana fino al XVIII secolo) il giorno dell'Annunciazione era il capodanno, per cui il sistema di calcolo degli anni era detto Stile dell'Incarnazione. Con molta probabilità, già prima della Festa dla Nunzièda esisteva la Fira di Garzùn: "In quella data - spiega fra gli altri Gianni Quondamatteo - i garzoni di campagna rinnovavano, scioglievano o facevano il contratto annuale di lavoro". [caption id="attachment_459636" align="alignleft" width="1045"] Grandi e piccoli al lavoro per filare il baco da seta[/caption] Con gli occhi di oggi, si trattava di un orribile mercato di bambini, orfani oppure offerti in affitto dalle famiglie più povere a quelle che ne avevano bisogno per i lavori più umili. Ma il lavoro minorile, come sappiamo, era la norma fino a non tanto tempo fa. Il più delle volte i garzoni non ricevevano compenso in denaro ma solo vitto e alloggio; quanto bastava però per sopperire a quanto le famiglie di provenienza il più delle volte non erano in grado di garantire.
Con legge n.124 del 24 marzo 1907 viene costituito il Comune di Mercatino Marecchia, che nel 1941 assumerà la denominazione di Novafeltria. Del nuovo Comune fanno parte alcune frazioni frazioni staccate dal Comune di Talamello. Il primo nucleo di quella che sarà Novafeltria si fa risalire all'anno 950 d.C., con la pieve di San Pietro in culto (cioè eretta su di un terreno coltivato) e l'oratorio di Santa Marina. È un tipico "mercatale" medievale, cioè un punto d'incontro aperto e privo di mura, dove le popolazioni dei centri circostanti si incontravano in occasione di fiere e mercati. Caratteristiche simili a quelle di Mercatino Conca o di Mercatale di Sasso Corvaro sulle rive del Foglia: circa a metà di una valle, all'incrocio con vie di comunicazione (nel caso di Novafeltria, la strada per Talamello e Sant'Agata e quella per Maiolo e San Leo oltre il guado del Marecchia, che si dipartono dalla Marecchiese). Per immemorabile tradizione, le fiere di Mercatino Marecchia si tenevano soprattutto nel mese di agosto. [caption id="attachment_32264" align="aligncenter" width="1074"] San Pietro in culto[/caption] Nella prima metà del '600 il luogo fu scelto come dimora dai Conti Segni di Bologna, che vi edificarono una sontuosa villa: oggi è il palazzo municipale. Un forte impulso allo sviluppo di Novafetria fu
Il 24 marzo 1084 Guiberto Arcivescovo di Ravenna viene consacrato papa in San Giovanni in Laterano; prende il nome di Clemente III e fra i tre Vescovi che partecipano alla solenne cerimonia c'è anche quello di Rimini, Opizzone, insieme ai colleghi di Bologna Gerardo I e di Modena Landolfo I. Siamo al culmine della lotta per le investiture e Clemente è l'anti-papa che l'imperatore Enrico IV oppone all'arcinemico Gregorio VII. Pertanto nella sua monumentale storia di Rimini scritta in pieno Risorgimento, il neo-guelfo Luigi Tonini rigetta quella notizia, riportata da Matteo Villani: il Vescovo di Rimini non poteva essere fra gli autori di quell'atto ai suoi occhi sacrilego e filo-germanico "ma per molti si prova che quelli furono il Bolognese, il Modanese, e l'Aretino; onde il facile equivoco tra Aretinus e Ariminensis; sebbene altri per terzo pongano invece il Cremonese. Così potessimo assolverlo dall'aver seguito le parti di quell'Antipapa". E a sostegno di ciò si aggrappa a una pergamena "vista dal Clementini" nell'Archivio di Scolca ma evidentemente già scomparsa ai tempi suoi, così datata: "Gregorii pape anno octavo, die 29 octobris, Indic. IV, territorio Castri Conca in castro Morciano; segno che nè Arrigo nè Clemente ebber anche tirate a se queste