La costruzione della ferrovia Rimini- Mercatino Marecchia (come si chiamava Novafeltria fino al 1941) ebbe inizio a metà del 1916; la concessione alla Società Anonima delle Ferrovie e Tramvie Padane risaliva al 10 marzo 1913. Il tracciato previsto, con scartamento a 950 mm, partiva dalla stazione di Rimini Centrale, posta nei pressi della stazione FS, rasentava l'Anfiteatro, sfondava le mura malatestiane per poi corrervi attorno - non senza un passaggio a livello a dir poco incongruo di fronte all'Arco d'Augusto - e proseguiva lungo la valle del fiume Marecchia fino alla destinazione. Qui trovava i pani di zolfo trasportati in teleferica dalle miniere di Perticara. [caption id="attachment_153515" align="aligncenter" width="681"] L'Arco d'Augusto prima delle demolizioni degli edifici circostanti. Ben visibili sulla sinistra le sbarre alzate del passaggio a livello che tagliava il ponte sull'Ausa[/caption] La ferrovia fu aperta al traffico con trazione a vapore il 21 giugno 1916 tra Rimini e Verucchio (sezione di 18 km), nel 1921 fu raggiunta la stazione di San Marino-Torello e fu completata l'anno dopo: il 18 giugno 1922 fu aperta la rimanente sezione fino al capolinea di Mercatino Marecchia. Era il "trenino dello zolfo", perché la principale ragione della sua costruzione consisteva nel trasporto del minerale scavato nelle miniere di Perticara fino al
Nella primavera del 1528 Rimini ha ancora buone probabilità di tornare malatestiana. Nonostante le angherie e la manifesta incapacità di Pandolfaccio, che dalla città è già stato cacciato tre volte e un'altra l'ha venduta ai Veneziani, l'ipotesi è ancora valutata seriamente dalla Santa Sede. Evidentemente la famiglia che aveva dominato la città per oltre due secoli poteva ancora vantare qualche titolo giuridico, o qualche entratura politica da non ignorare. E così in febbraio si erano offerte ai Malatesta i feudi Bertinoro, Sarsina e Meldola, purché rinuncino a Rimini. Ma poi il loro reintegro sembra cosa fatta, quando l'8 aprile Papa Clemente VII invia da Orvieto una breve all’Arcivescovo Sipontino, "Presidente di Romagna", incaricandolo, come narra Luigi Tonini, «di concedere, a quelle condizioni che migliori credesse, la città e il contado di Rimini a Pandolfo e a’ suoi figliuoli in solido, o pure a Sigismondo (il figlio maggiore di Pandolfaccio) e a Malatesta, od anche al solo Sigismondo, e a tutti i loro discendenti per linea maschile fino alla terza generazione. Al quale atto di sovrana condiscendenza ei dichiarava di venire in contemplazione dei servigi resi in passato dalla Casa de’ Malatesti alla S. Sede». [caption id="attachment_210893" align="aligncenter" width="792"] Papa Clemente VII, Giulio de' Medici[/caption] Le cose
Il 16 giugno 1333 Papa Giovanni XXII scrive da Avignone, dove risiede, una lettera al Legato di Romagna, cardinale Bertrando del Poggetto (Bertrand du Poujet, suo nipote), dove gli raccomanda di «non tenere crudi modi» con Malatesta e Galeotto da Rimini, che erano al suo servizio. [caption id="attachment_44701" align="aligncenter" width="674"] Galeotto Malatesta[/caption] Da qualche tempo la situazione in Romagna è più ingarbugliata che mai. I Malatesta sarebbero guelfi, ma in questo momento stanno dalla parte della Chiesa solo perché costretti. Il Papa, infatti, ha inviato in Romagna il suo Legato non solo per combattere i Ghibellini, ma anche per riportare sotto il controllo diretto della Santa Sede città e castelli affidati a propri fautori, che tendevano però a comportarsi come signori assoluti, quasi si trattasse di roba loro. E i Malatesta erano in cima alla lista, con il vasto dominio che si erano già creati fra Romagna e Marche. La famiglia è però scossa da feroci lotte fratricide come ha dimostrato l'ennesimo delitto, l'assassinio a tradimento di Ramberto, figlio di Gianciotto, da parte di Malatestino Novello, figlio di Ferrantino. Cogliendo la palla al balzo, Bertrando fa piovere una grandine di scomuniche e bandi: chiede a Ferrantino di consegnargli il figlio omicida. Ferrantino fa orecchie da mercante, ma nell'aprile 1331 il Legato
Il 15 giugno 1927 nasce a Rimini Hugo Eugenio Pratt. È figlio di Rolando Pratt, militare di carriera romagnolo di origini inglesi, e di Evelina Genero. Il luogo di nascita è puramente casuale: la famiglia di Hugo Pratt, nonostante la sua origine composita (o proprio per quella), è veneziana al cento per cento. È cresciuto a Venezia il nonno paterno, che alle ascendenze anglo-romagnole ne aggiunge di francesi, mentre una nonna veniva dalla Turchia. Quanto all'altro nonno, Eugenio Genero, è un "marrano", cioè ebreo sefardita di origini spagnole; ciò non gli impedisce di essere fra i fondatori di una delle prime squadre fasciste veneziane, la “Serenissima”. Poeta dialettale"venexian" e podologo, rinomato in città in entrambi i campi. Proprio da questo nonno callista e poeta, Hugo apprende l’amore per la poesia. Da parte sua, la mamma Evelina ha la passione per i Tarocchi, che legge ad amiche ma anche dietro compenso. Non manca poi la zia attrice di teatro, che quando Hugo ha sette anni lo porta alla Fenice per vedere “L’anello dei Nibelunghi”. [caption id="attachment_44496" align="aligncenter" width="1305"] Hugo Pratt con il padre Ronaldo[/caption] A 10 anni Hugo viene spedito in Etiopia a raggiungere il padre, in servizio come ufficiale della Polizia coloniale. Tre anni dopo scoppia la guerra e si mette subito male per gli Italiani. Dopo
Il 14 giugno 1511 Rimini si riprende Bellaria. Ma non è una conquista militare, bensì una compra-vendita, per di più sotto qualche aspetto perfino umiliante. E Bellaria a quell'epoca, come gli altri oggetti della transazione, Bordonchio e Castellabate, non è nemmeno un "castrum", un castello, ma appena una "tumba", cioè una fattoria fortificata. [caption id="attachment_44359" align="aligncenter" width="1106"] Ricostruzione del castello di Bellaria (Tumba Bellaere o Tumba Lusii) alla foce dell'Uso[/caption] Bellaria, Castellabate e Bordonchio con la sua antichissima pieve di S. Martino, sono infatti sempre appartenute a Riminesi: prima all'abbazia di San Giuliano e poi al Comune e quindi ai Malatesta. Ma con la rovina dei signori di Rimini, anche queste terre così vicine alla città sono tornate alla Santa Sede. [caption id="attachment_44358" align="aligncenter" width="662"] La stele di Egnatia Chila ritrovata a Bordonchio (Rimini, Museo delle Città)[/caption] Si dà però il caso che in quel 1511 arrivi a Rimini il papa in persona, Giulio II della Rovere. Come gli capita spesso, è di ritorno da una campagna militare, questa volta a Ferrara. Purtroppo il pontefice, il cui pessimo carattere è proverbiale, è di umore peggiore del solito. Piombando da Bologna aveva preso Mirandola (in pieno inverno, il Papa anziano e malato aveva diretto le operazioni facendosi
C'è il Vigile, in area non si passa: è Sarti, bandiera del Rimini Calcio e della stessa città di Rimini. Calciatore e vigile urbano, tante volte in divisa a portare il gonfalone municipale. [caption id="attachment_44209" align="aligncenter" width="1305"] Gianfranco Sarti prima dei proverbiali baffi[/caption] Gianfranco Sarti nasce a Rimini il 13 giugno 1948. Da ragazzo gioca nel Colonnella fino a quando a 17 anni, nel 1965, il Rimini lo compra per 100 mila lire. Da allora non lascerà più la maglia biancorossa. Il suo lavoro è però quello del vigile urbano; farà parte della sezione infortunistica, impegnata a portare soccorso in occasione degli incidenti stradali. Sarti è il classico libero d'altri tempi: rude nel tocco, comanda la difesa, spazza ogni minaccia, chiude ogni falla, di rado imposta o si avventura oltre la metà campo, rifugge da ogni fronzolo o rischio inutile. Puntuale nella copertura, grande abilità nel gioco aereo, Sarti senza essere un fuoriclasse pare interpretare il ruolo proprio con la precisione e l'affidabilità di chi deve regolare il traffico. La fascia di capitano sarà il naturale riconoscimento al giocatore come all'uomo: serio, modesto, votato al gruppo senza il minimo tentennamento. [caption id="attachment_210306" align="aligncenter" width="790"] Sarti in una caricatura della stagione 1974-75[/caption] Il campionato di Serie C 1966-1967 è il primo che
Fernando Martins de Bulhões è chiamato in Portogallo Antonio da Lisbona, dove nacque il 15 agosto 1195. In vita fu noto come Antonio da Forlì, perchè da qui nel 1222 partì la sua predicazione. Oggi, quale San'Antonio da Padova, dove morì il 13 giugno 1231, è in assoluto uno dei santi più venerati del cattolicesino. E' patrono del Portogallo, di poveri, oppressi, orfani, prigionieri, naufraghi, bambini malati, vetrai, reclute, donne incinte, affamati, viaggiatori, animali, oggetti smarriti, pescatori, cavalli, marinai, nativi americani, sterilità, fidanzati, matrimonio, oltre che di decine di città in Europa e nelle Americhe. Proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1946. [caption id="attachment_378063" align="alignleft" width="1200"] “Il miracolo del sermone di Sant’Antonio ai pesci”, XVIII sec., Cattedrale di Lisbona[/caption] Dal 1210 canonico regolare a Coimbra, frate francescano dal 1220, l'anno successivo al Capitolo Generale ad Assisi vide e ascoltò di persona San Francesco. Terminato il capitolo, Antonio fu inviato a Montepaolo di Dovadola, nei pressi di Forlì, da dove intraprese la sua missione. Antonio fu incaricato dell'insegnamento della teologia e inviato dallo stesso San Francesco a contrastare in Francia, con la parola e l'esempio e non con la violenza, la diffusione del movimento eretico dei catari.
Il 26 marzo 1927 viene firmata una convenzione italo-sammarinese per realizzare la linea ferroviaria elettrificata Rimini - San Marino, la cui costruzione ed esercizio sono affidati alla Società Veneto-Emiliana di Ferrovie e Tramvie (SVEFT) con regio decreto 26 novembre, n. 3092, poi convertito con la legge 8 luglio 1929, n. 1229. Il costo è sostenuto interamente della stato italiano. I lavori per la sua costruzione iniziano il 3 dicembre 1928, impiegano 3000 operai e terminano appena tre anni dopo. La ferrovia viene inaugurata il 12 giugno 1932 dal Ministro per le Comunicazioni del Regno d'Italia, Costanzo Ciano, padre del Galeazzo che due anni prima aveva sposato Edda, figlia di Benito Mussolini. [caption id="attachment_43795" align="aligncenter" width="1306"] Il ministro Costanzo Ciano inaugura la ferrovia Rimini - San Marino[/caption] La linea viene colpita dal bombardamento di San Marino del 26 giugno 1944; dal 4 luglio dello stesso anno non effettua più servizio regolare. L'ultima corsa avviene nella notte tra l'11 e 12 luglio 1944. Il treno era trainato dall'elettromotrice AB 04 ed era composto da due carrozze: la B 71, di terza classe, e l'AB 51, di prima e di terza classe. Nei pressi della Galleria Ca' Vir, è visibile la carrozza di III classe B 71. [caption id="attachment_43793" align="aligncenter" width="1301"] La AB 03 presso la galleria