-‘Scusa Gibo. Cosa intendevi dire, nella tua ultima cronaca, affermando che ai tempi della tua giovinezza Renzo Arbore era un ‘Principe della Goliardia’?- Poiché la domanda mi è stata rivolta da un cinquantenne, lì per lì mi sono stupito che non lo sapesse… Eh, già. Dimentico troppo spesso la mia età… Come diceva quel tale: “Dentro ad ogni vecchio c’è sempre un giovane che si chiede cosa gli sia successo”. Era invece perfettamente logico che l’amico ignorasse istituzioni defunte già al tempo della sua nascita… Figuratevi che non ne trovo traccia neppure su Wikipedia alla voce ‘Goliardia’… Beh, magari a molti di voi non glie ne potrà fregar di meno ma mi sento tenuto a riempire questa lacuna. Cominciando col dire che gli Ordini Sovrani erano costituiti su base cittadina o regionale. Bologna ad esempio era retta dal Sacer Venerabilisque Fictonis Ordo, la Liguria dal Dogatum Genuense, Roma e Torino da un Pontificato, Trieste e Padova da un Tribunato, Firenze dall’Ordine della Vacca Stupefatta, le Marche dalla Cricca Marchigiana. La nostra regione (ben lungi dal ritenersi collegata all’Emilia) si era costituita in Feudo Goliardico Romagnolo rappresentato nelle varie Città da un Castello retto dal Vassallo nominato dal Gran Feudatario di Ravenna. I titoli
Con il programma televisivo “Appresso alla musica: premiata bottega di antiquariato musicale” ho ritrovato, dopo diversi anni di assenza dai teleschermi, il volto di un vecchio amico. Uno dei pochi sopravvissuti Principi della Goliardia del periodo magico della mia giovinezza. Ricordo con affetto l’entusiasmo con cui il grande pubblico accolse trasmissioni come “Quelli della notte” e “Indietro tutta” nelle quali Renzo Arbore, clarinettista, showman, autore radiofonico e televisivo, ripropose lo spirito folle e surreale (e ormai dimenticato) che aveva animato generazioni di universitari nella loro lotta contro il conformismo, la censura, il bigottismo e l’ipocrisia. Ci riuscì, allora, selezionando e dirigendo con grazia e intelligenza, un gruppo di bravi artisti che del virus della Goliardia erano portatori ancora giovani e sani: Nino Frassica, Maurizio Ferrini, Andy Luotto, Riccardo Pazzaglia, Marisa Laurito, Simona Marchini, Roberto D'Agostino, Giorgio Bracardi, Massimo Catalano, Mario Marenco… Ma eravamo ancora nei favolosi anni 80, prima che la televisione commerciale becera e sguaiata prendesse il sopravvento. Ed ero con Renzo quel 14 ottobre del 2000 a Bologna, quando Lui, inaugurando il primo Museo in Europa dedicato alla Storia della Goliardia, osservò amaramente “Non c’è più gente che coltivi lo spirito di ‘quelli della Notte’… La nuova generazione si rifà
Osta. Questa esclamazione assume da noi i significati più diversi a seconda dell’intonazione con cui viene pronunciata, nonché delle virgole, dei puntini, degli articoli e dei complementi oggetto cui si accompagna. Vediamo di farne un breve riepilogo. a) Sottolinea una circostanza rilevante. Mi comunicano che il figlio di un caro amico si è laureato in Ingegneria elettronica con 110 e lode. Osta! (senza particolari inflessioni vocali). b) Osta, te… Qui, la pronuncia della ‘O’ viene allungata (Oooosta), accompagnata dal confidenziale ‘te’, ad esprimere, sia il riminesissimo avvertimento a un amico di non esaltarsi troppo (rectius: ‘sburoneggiare’) per il successo conseguito, che la sincera condivisione di quel successo. A Rimini sono passati ormai alla storia due ‘Osta te’. Quello del telegramma inviato da Fellini a Zavoli quando questi accettò la Presidenza della Rai, abbandonando la precedente attività di giornalista televisivo, e l’altro, rivolto direttamente da Titta a Fellini quando questi lo informò telefonicamente da New York, di aver vinto l’Oscar. c) In questa accezione la parola viene sillabata (O-sss-t-a) con accento tra il sofferente e il trattenuto. Succede ad esempio quando, giocando a calcetto, ricevi una pallonata nelle parti basse. Oppure allorchè rimani folgorato dall’improvvisa constatazione, di quanto sia pataca un personaggio, incredibile una situazione, imperdonabile
Caro Gesù Per l’anno che viene Ti prego di far entrare nella testa di tanti tuoi ministri che debbono piantarla con la loro resistenza passiva e qualche volta anche attiva alla visione che della Chiesa ha l’attuale Pontefice. Che, proprio per questo riscuote il plauso di chi non crede nella precettistica ma che (al di la di ogni disquisizione sulla Divinità) ha sempre fatto il tifo per Te. A maggior ragione oggi quando imperversano ancora le guerre di religione… Pensa, caro Gesù, che sulla faccenda ci feci su anche una poesia. Che mi permetto di riproporre quale distillato sostanziale di come la pensano tanti come me. Pronti’? Via! Siamo obiettivi. Se il terrorista è innanzitutto un integralista che il suo Corano alla lettera prende e poi, con quello, sereno ti stende anche la Bibbia, che ha il nostro consenso va letta, sempre, con molto buon senso giacchè, se il testo tu segui a puntino rischi di fare lo stesso casino. Alla richiesta di uccidere il figlio il buon Abramo non battè ciglio “poiché è il Signore, ad averlo ordinato ‘sto sgozzamento non è reato” Col “Dio lo vuole”, roghi e Crociati furono, un tempo, giustificati e in più cademmo nel paradosso di massacrarci tra noi a più non posso divisi solo dalla lettura di qualche passo della Scrittura…. Beh, lo
Anni sessanta. Dialogo tra due ragazzi seduti al Bar del Corso. -Beh, senti. La Mariola può dare anche un po’ fastidio per tutto il casino che fa alle feste. Ma preferisco le sbruvaldone come lei a certe gnorgne che son sempre lì a lamentarsi e non gli va mai bene niente. Giorgio -Per non parlare delle procaga come l’Ornella che se ne vanno via col naso all’insù, che sembrano tutte principesse del pisello. -Ehhh… di ‘sto pisello! Anzi, del pisellino! Perché vanitosa com’è ci scommetto che prima o poi si mette con quel patachino di Cicci che, se ci fai caso, non piscia mai in compagnia… -Per le origini nobiliari? - Ci metterei le p… -A me piace la Gabriellina. E’ vivace, allegra si fa delle gran risate alle mie barzellette… Una spippola che mi arriva solo qui, ma che ha tutte le sue cosine a posto davanti e dietro… - Beh, meglio le piccoline come lei che certe baldone come quella che sta passando adesso. - Mamma mia. Quella ti può stendere con una tozza! - L’ho vista spesso assieme a quella mezza sega di Arturo. Piccolo, magro… Gli estremi si attirano! -Fermi tutti!! Eccola che arriva! - Osta! E’ lei! Una patacca Mondiale! Occhio però. Guai a chi
A me, appassionato fin da bambino di films Western, quella faccenda del ‘fratello di sangue’ mi aveva sempre colpito. Le cose andavano pressappoco così. Il cow-boy buono (ma poteva essere anche una ‘giacca blu’, una guida, uno sceriffo e via dicendo, insomma l’eroe della storia) salvava un indiano dall’assalto di un puma, oppure dalla morte per sete nel deserto, o dall’impiccagione da parte dei coloni razzisti. L’indiano, a sua volta gli ricambiava il favore, di solito facendo fuori con una freccia il pistolero che tentava di colpirlo alle spalle. A questo punto la conclusione era inevitabile. L’indiano e il bianco tiravano fuori i rispettivi coltelli, si praticavano un taglietto nella mano, e mescolavano i loro globuli rossi. Mai e poi mai, da quel momento, si sarebbero potuti combattere. Erano diventati, per l’appunto, fratelli di sangue. Il che, bisogna convenirne, rappresenta qualcosa di più che essere semplici amici. Fu così che quando, a dieci anni, mi punsi per sbaglio un dito mentre stavo incidendo con un temperino le mie iniziali sulla corteccia di un giovane platano, mi venne da fantasticare che il mio sangue, mescolandosi con la linfa dell’albero potesse aver creato tra me e lui, un rapporto particolare. Una fratellanza, appunto… Il platano
Ieri Avete un bimbo di due anni, siete sposati da sei e avete deciso di separarvi consensualmente. Mi avete anche spiegato i motivi che, per dirla col Codice Civile, rendono intollerabile la prosecuzione della convivenza.. Se le ragioni sono quelle lasciate che vi dica due parole. Lei, signora, lamenta i saltuari e inspiegabili scatti d’ira di suo marito e certi suoi strani prolungati silenzi. Bene. Può essere che, in quei momenti, nella parte più antica e profonda della sua psiche, si agiti ancora il ricordo di quello che per un milione di anni è stato il suo territorio. Quello dove ha combattuto i propri nemici e dove ogni giorno ha cacciato la preda da trascinare nel luogo caldo e protetto, ove lo attendevano la femmina ed i piccoli. Su quel territorio lui esprimeva il massimo della sua potenza. Cacciare, combattere, proteggere la propria famiglia. Lei in un certo senso ha invaso quel territorio, e da professionista sulla cresta dell’onda porta ora nella caverna più' prede di lui, impiegato di banca. E anche lei, caro amico, che protesta per la scarsa presenza in famiglia della consorte e per il fatto che sia sempre tanto stanca la sera, deve farsene una ragione. So benissimo che l’uomo
Rimining! Il neologismo sfornato da Palazzo Garampi nel 2015 (definito al momento del lancio ‘un brand che incarna uno stile di vita’) è ,da qualche anno, praticamente scomparso. C’è da dire, comunque, che fin dall’inizio il termine venne criticato dai pignoli per l’uso ‘maccheronico’ della lingua inglese dal momento che, chissà perché, avremmo dovuto considerare Rimini un verbo anziché una città. In tal caso la traduzione dall’inglese di Rimining sarebbe, nell’ordine: “Riminante” (participio presente) “Riminando” (gerundio) e “il Riminare” (infinito sostantivato). Qualcuno si prese pure la briga di chiedere a Google il significato di questo ‘brand’, col risultato di essere interpellato a sua volta dal motore di ricerca con un: ‘Forse cercavi Rimming’? Scoprendo che, con questa parola, gli inglesi indicano l’atto sessuale che gli antichi romani definivano ‘anilinguus’…. Per fortuna la diffusione progressiva del neologismo, utilizzato in più sedi, ha escluso ogni possibilità di equivoco. E infatti, dopo qualche tempo, Google interpretava correttamente il termine come ‘un modo nuovo di fare turismo’. A mio sommesso avviso, l’aver trasformato Rimini in un verbo inglese, con quella ‘ing’ dai tre significati, deve considerarsi una trovata geniale