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Federico aveva scoperto che la Rimini reale non era poi così dissimile da quella fantasticata?

Un modesto contributo ai numerosi omaggi che la nostra città ha riservato al suo figlio più illustre nel trentesimo anniversario della scomparsa. Quando si rese conto che il termine ‘fellinesque’ faceva ormai parte del linguaggio corrente, Federico Fellini osservò scherzosamente, nel corso di una intervista, che questo aggettivo poteva essere tradotto nel romanesco ‘fregnacciaro’. Fregnacciaro. A Rimini diciamo ‘sburone’… Bruno Sacchini, attento osservatore degli usi e costumi malatestiani, sostiene, in un suo saggio, che il riminese tipo altro non è che un “guascone creativo, un folle ludico, uno sburone cui piace dar l’assalto al cielo e sfidare il mondo intero pur di dimostrare che come lui non c’è nessuno”. E aggiunge che rappresentante all’ennesima potenza di questo tipo umano sarebbe, per l’appunto, Fellini. Sono perfettamente d’accordo con l’Autore dell’esilarante piece teatrale “Federico!”. E continua a stupirmi il fatto che, nella nostra città, vi sia ancora chi sostiene che il Regista, avendo lasciato Rimini per Roma all’età di diciannove anni, non sia ‘uno dei nostri’, quasi che i primi vent’anni della vita non rappresentino quelli fondamentali per la formazione del carattere e l’esplodere della creatività. Per fortuna abbiamo cominciato piano piano a capire di che pasta siamo fatti. E a comprendere, di conseguenza, che la

Se correre diventa un mantra tutto diventa possibile, anche se poco "normale"

Prima mattina. Il mare d’ottobre è limpido e calmo, la spiaggia deserta. Dopo un’ora di lenta corsa sulla rena compatta del bagnasciuga, il ritmo cadenzato dei suoi passi è diventato un ‘mantra’. Pof-Pof-Pof-Pof… Om–Mani-Padme-hum. La formula sacra dei Veda

Così nel 2007 repubblicani e clericali ancora duellavano sulle memorie del Risorgimento

17 ottobre 1859. E’ appena trascorso il 164° anniversario da quando il Consiglio Municipale di Rimini deliberò l’iscrizione al patriziato cittadino di Giuseppe Garibaldi. Auliche e commosse le parole che illustrano il riconoscimento tributato al “prode Guerriero” reduce dalle clamorose vittorie riportate con i suoi Cacciatori delle Alpi. Ma è soprattutto la risposta nobile e calda del Generale a colpirci e a gratificarci. “Non al merito mio, ma all’idea sublime di redenzione patria ch’io propugno e che propugnerò certamente tutta la vita, io devo la simpatia di questa magnifica popolazione, l’onorevole dono con cui mi avete fregiato oggi. Comunque sia, io vi devo tutta la mia gratitudine, e se la fortuna corrisponde alla mia volontà di servire la causa nazionale, io onorerò la cara mia città di Rimini, che sì generosamente m’accolse cittadino suo. Sono con affetto Concittadino Vostro G. Garibaldi”, Parole che i Repubblicani Riminesi hanno voluto orgogliosamente eternare posizionando in Via Garibaldi nella primavera del 2007 (bicentenario della nascita), una bella lapide che le riporta. Ciò che è successo dopo è davvero di pura marca malatestiana! Già, perché come tutti sanno, fin dai tempi della Repubblica Romana (1849), Pio IX fu il più acerrimo nemico di Garibaldi. E fu proprio

Già nel 1988 le ragazze svedesi manifestavano la loro delusione per non aver più trovato a Rimini l’atmosfera romantica che aveva affascinato le loro madri

A proposito del mio ‘A Rimini una via per Zanza’, ritengo opportuno riprodurre alcune interessanti osservazioni ricevute via mail, in merito all’enorme distacco tra il ‘birrismo’ di massa degli anni 60 e i pochi folcloristici play boy del ventennio successivo (quello della emancipazione delle italiane e della ‘marcia indietro’ determinata dal terrore AIDS). Mario M., appassionato cinefilo, considera emblematico del latin lover della prima fase il Mastroianni della Dolce Vita (1960) che identifica in una stupenda, sognante svedese (Anita Ekberg) la sua Dea dell’Amore. Mentre alla seconda fase apparterrebbe il Casanova Felliniano che consuma il suo ultimo rapporto con una bambola meccanica. Umberto F. (membro all'epoca della mitica compagnia del Bar Azzurro di Piazza Tripoli ora Marvelli) mi conferma in una divertente missiva che il sesso fast food alla Zanza (detto anche instant sex da discoteca) era impensabile al tempo dei dancing. E in merito a certe improbabili ‘sparate ‘ statistiche, che ‘I ragazzi, allora, restavano con la stessa finchè non partiva, anche perchè finivano spesso per innamorarsene. A piazza Tripoli in diversi si sono sposati con svedesi…”. Vero. La comunità vichingo-malatestiana è da noi numerosa e, almeno per quanto mi risulta, felicemente accasata. Ma erano i tempi del Fred Buscaglione di: 'Ricordati

Ogni epoca ha la sua risposta alla domanda di ‘Paolino Campanellino’

Lo chiamavano ‘Paolino Campanellino’ e fu, a suo modo, un personaggio degli anni ’60. A chi incrociava il suo sguardo mite, durante le sue lunghe peregrinazioni per la nostra città, rivolgeva immancabilmente la stessa domanda: "Scusa, ma sei normale, te?". Una domanda talmente intrigante che ne ho fatto il titolo di un mio volumetto edito nel 2018 e ormai introvabile dove, prendendo spunto dal cinquantenario del ’68, mi chiedevo in cosa consista veramente la normalità. Constatando che ciò per cui allora combattevamo, in clamoroso contrasto con gli usi, i costumi e la morale corrente (dal divorzio all’aborto, dalla libertà di espressione alla parità dei sessi ) si presenta oggi in perfetta sintonia con la mentalità della maggioranza. Ne consegue che, in definitiva, può definirsi comportamento “normale” quello che esprime la conformità dell’individuo alla struttura culturale e sociale del periodo storico in cui vive. Sotto questo aspetto anche l’omosessualità, un tempo considerata una patologia da curare, è riconosciuta quale ‘orientamento sessuale normale’. Ovviamente si tratta di un giudizio di carattere medico, giuridico e sociale che esula dal concetto di anormalità intesa come incompatibilità delle anatomie o come appartenenza statistica al 3% della popolazione. Alla luce di questa evoluzione del costume e del diritto

Lontana l'epoca degli incensi e dei flauti, oggi gas di scarico e clacson

L’ordinanza del sindaco Jamil Sadegholvaad per prevenire e contrastare i pericoli provocati dai comportamenti connessi all’esercizio della prostituzione su strada, entrata in vigore il 30 giugno, ha ‘colpito’ lucciole (sanzione 500 euro) e clienti (solo Euro 42 ove la manovra di accostamento sia giudicata pericolosa) soprattutto nei Viali e nelle traverse del lungomare. Va bene così anche se la Papa Giovanni protesta per la esiguità delle sanzioni comminate ai fruitori. Lo spettacolo della compravendita stradale infatti non è più sopportabile. Sono lontani i tempi (e i templi!) della prostituzione “sacra e ospitale” celebrata solennemente in determinati periodi dell’anno in Grecia, Anatolia, Fenicia, Babilonia e Assiria e nel Santuario di Erice, in Sicilia, a beneficio esclusivo degli ospiti della Città. Soltanto lì, nella vasta sala del Tempio (di Ishtar, Astarte, Afrodite, Venere Militta a seconda delle località) pervasa dal chiarore rossastro delle lucerne ad olio appese alle alte colonne, tra il dolce suono dei flauti e il volteggiar di veli nelle danze propiziatrici, poteva consumarsi il Sacro Rito in onore della Dea. Il Pellegrino, uscendo, consegnava devotamente la sua “offerta” al Guardiano del Tempio. L’officiante in questione era una fanciulla bellissima, di buona famiglia e di ottima educazione, esperta danzatrice e musicante, consacrata

A quasi 100 anni Pino Parini ci ha lasciato, la sua Scuola Operativa snaturata in Italia ha trovato enorme sviluppo in Spagna

Alla soglia dei suoi splendidi lucidissimi cento anni, il Prof. Pino Parini ci ha lasciato. Una perdita umana e culturale per la nostra città dove Lui, nato a Brisighella ha sempre vissuto. Docente in Teoria della Percezione, Parini si definiva un “turista dell'esistenza” e -altrettanto ironicamente- un “innamorato delle idee degli altri”. Gli capitava insomma, di osservare quelle costruzioni mentali che prendono il nome di Ideologie con interesse puramente estetico. Perchè ciò che egli ha combattuto da sempre sono gli stereotipi (ideali, figurativi e linguistici) che addormentano la mente, la rendono incapace di resistere ai condizionamenti, impediscono lo sviluppo delle facoltà creative. Quando Parini -negli anni sessanta- progettò con Silvio Ceccato “Adamo Due” (il robot che “osserva e descrive”) cercò di riprodurre attraverso la cibernetica, le operazioni attenzionali più elementari. Da allora il metodo, applicato alla mente umana, ha fatto passi da gigante. Sì, con l'intelligenza e la cultura possiamo liberarci dagli stereotipi, imparare, ad esempio, a non vedere più una linea come

Volle ancora giovani artisti come Uto Ughi, Benedetto Michelangeli e Renata Tebaldi, ma a Rimini nemmeno una via lo ricorda

La Sagra Musicale Malatestiana, partita, come ogni anno a settembre, festeggia il suo settantaquattresimo compleanno. La vitalità di questa manifestazione, la cui durata nel tempo deve ritenersi eccezionale in una dove le iniziative si accavallano e si scavallano, deve molto a a una persona che i Riminesi sembrano aver dimenticato. Tanto che devo esternare ancora una volta il mio stupore constatando che non esiste ancora una via che lo ricordi. Tipografo, giornalista, fine intenditore di musica classica e concertistica e autore di stupende poesie dialettali, Glauco Cosmi, nativo del Borgo San Giuliano, legò indissolubilmente alla Sagra, per quarant’anni, il suo nome assieme a quello di legioni di giovani concertisti, vincitori di Concorsi, quasi tutti provenienti dall’Est, spesso strappati, direttamente da lui, a volte in maniera avventurosa, allo sfruttamento delle Agenzie. E quei ragazzi timidi, e spaesati, Egli volle farli sentire a casa propria, ospitandoli e facendoli ospitare presso altre famiglie Riminesi…- [caption id="attachment_428390" align="alignleft" width="2560"] 20-22 gennaio 1967. Rimini, Sala Circolo Cavaretta. Congresso del Comitato Comunale del PCI di Rimini. Al microfono Glauco Cosmi[/caption] “Non c’è nulla di più triste - diceva Glauco - di un artista che riposto il suo strumento, dopo il concerto, si avvii solitario verso un anonimo alberghetto di una

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