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Fra gli avversari di Jamil il meno incline ad “invrucchiarsi” è sicuramente l'immigrato bellariese Ceccarelli, finora protagonista di una campagna elettorale pacata, ai limiti del soporifero, con un unico exploit: l'assist offertogli dall'Associazione Industriali, pare insieme a una tazza di camomilla. Lui si è messo tranquillamente nelle mani dello spirito-guida forlivese che lo conduce a fargli conoscere la città, iniziando dalla toponomastica. Ceccarelli, che è abbastanza sveglio, ha già imparato che per girare in lungo e in largo Lagomaggio non c'è bisogno della barca; che San Marino non inizia a Covignano; che la Barafonda non confina con Tomba Nuova; che a Ghetto Turco non si vede un islamico neanche a pagarlo; che si dice San Lorenzo in Correggiano, senza la esse davanti. Ma fra le carte segrete che Morrone gli fa tenere in serbo, c'è un'innovazione a cui Ceccarelli dovrà dar corso una attimo dopo la sua elezione a sindaco: rifare tutta la segnaletica stradale, come da bozzetto qui sotto riportato. Chi invece s'è “invrucchiato” un gran bel po' nella sua trasferta riminese della settimana scorsa è Giuseppe Conte, che ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per tenere insieme il diavolo a Cinque Stelle e quell'acqua santa (anzi, santarellina) di Gloria Lisi. Bisogna capirlo.

Non ci sarebbe da stupirsi se si scoprisse che c'è qualche casa automobilistica dietro a questa campagna di nostalgico rimpianto per l'ex parcheggio di Piazza Malatesta, smantellato dalla Giunta del Despota Gnassi e della Vice-despota Gloria Lisi (ora detta Gril-lisi) per far spazio a tutto quel popò di roba intestata a Fellini, che avrà pure fatto qualche bel film, ma adesso non se ne può più. È verosimile immaginare i dialoghi intercorsi in alcuni salotti riminesi fra i primattori di certa malmostosa “intellighenzia” con la puzza sotto il naso: “Ma ci pensa, Professoressa Tal dei Tali? Osano chiamare Museum un ammasso di ritagli di pellicola e di banali gigantografie. Horresco referens!”. “Non me ne parli, Architetto Tizio Caio: horribile dictu e più ancora horribile visu”. È inevitabile e naturale che interventi destinati a cambiare, almeno in parte, il volto di una città provochino gran dibattito e suscitino opinioni anche contrapposte, con cui debba misurarsi la compagine al governo in quel momento. Però starà a lei, a lei soltanto, doversi poi assumere la responsabilità della decisione finale. Lo so che piange il cuore, alle migliaia di persone festanti ieri sera in Piazza Malatesta, per il contemporaneo attacco polemico subito dall'ottantina di illuminati denigratori raccoltisi

il centrosinistra ha tratto un bel sospiro di sollievo alla notizia che l'avversario di Jamil era Ceccarelli

il centrosinistra ha tratto un bel sospiro di sollievo alla notizia che l'avversario di Jamil era Ceccarelli

Forse sarà per effetto dell'anno dedicato al Sommo Poeta se una delle ultime leziose amenità fatte recitare da Nanà Tirasbusciò a Gloria Lisi mi rimanda all'incipit di quel celebre sonetto dantesco. «Ogni nostro sforzo sarà concentrato (sic!) per entrare nelle case dei riminesi e nei loro cuori con sobrietà, educazione e gentilezza», ha infatti lei cinguettato inaugurando il suo salotto elettorale. Ma si capiva bene che solo il buon cuore le impedisse di completare il concetto, aggiungendo: “mica come quei buzzurri gnassiani con i quali sono stata costretta a convivere per dieci anni, dovendo anche far finta di trovarmi bene”. «Io voglio essere a capo di una squadra», ha poi aggiunto; guardandosi però dal chiamarla con il suo nome: “il club degli scartati”. Infatti Mariotto, il paperone suo sponsor, è stato scartato da candidato sindaco del centrodestra; Nanà Tirabusciò, che le fornisce quei testi sintattico-lesi, ha avuto il benservito dal clan degli amici di Renata Tosi, che pure aveva contribuito non poco a creare; Gloria Lisi, come sappiamo, s'è auto-scartata lei stessa, attratta dalla gratificante prospettiva di diventare la nuova crocerossina della destra riminese, ovviamente nel nobile intento di liberare questa Rimini «prigioniera dell’egemonia di una sinistra padrona». Per favorire una tale prospettiva,

In mezzo a tanta mondezza che ogni giorno si insinua nella mia posta, ieri ho trovato l'invito all'ennesima pisciatina che insozzerà il centro di Rimini, contro i vaccini, le mascherine e la “certificazione verde”, altrimenti detta “green pass”. Pare che però questa volta i capi-guerriglia andranno a presentarsi preventivamente in questura, onde evitare una seconda denuncia dopo quella rimediata la settimana scorsa; la quale, però, potrebbe non avere spiacevoli conseguenze qualora fosse loro riconosciuta l'incapacità d'intendere e di volere. Naturalmente ho poi disinfettato il computer con abbondanti spruzzate di amuchina, perché con certi individui non si sa mai, meglio stare dalla parte del sicuro. Sì, lo so, correttezza vorrebbe che anche all'idiozia si rispondesse con garbo, col ragionamento, l'intelligenza e la finezza di pensiero. Questo dovrebbe valere anche nei confronti di no-vax, ni-vax, free-vax e no-pass, quell'insieme di pagliaccesche sigle che io preferisco riassumere in “sì-strunz”. Poiché in quel macabro calderone, insieme a nazifascisti, leghisti, camorristi, delinquenti di varia tacca, osceni profanatori della Stella di David e raccogltori di qualche facile parcella, convivono pure i casi umani di disadattati mentali e cervelli taroccati, i quali andrebbero avvicinati con pazienza e dedizione. Invece io, se dessi retta al mio istinto “di pancia”, scenderei senza

Avendo appreso dal marziano pilota dell'Ufo di linea che un tot di non meglio precisate genti, venute da non meglio precisati mondi, si ritroverà oggi pomeriggio a in Largo Gramsci a festeggiare il “centenario comunista”, pare che Topolino, Pippo, Pluto e Paperino, al grido di “ma noi chi siamo?” abbiano deciso di intervenire pure loro. Una cosa è “prendere in mano” il centenario della fondazione del Partito Comunista Italiano impegnandosi ad una riflessione dignitosa, inevitabilmente comprensiva pure del giudizio critico su “cosa è successo dopo” e su “come è messa oggi la sinistra”. Altra cosa saranno le patetiche “sedute spiritiche” e le malmostose “macumbe” che certo qualunquismo pseudo-comunista – officianti i vari Rizzo e C. – non si farà mancare, nella disperata illusione di conferire dignità a tanto pacchiano folclore esibendo falce e martello. Quando li leggi o li senti parlare, sei colto da un mix di sconcerto e divertimento, lo stesso che proveresti nel vedere un tifoso di ciclismo che, al passaggio del prossimo Giro d'Italia, si mettesse ad urlare a squarciagola: “Forza Bartali!” Può anche darsi che all'interno dei sei o sette raccogliticci manipoli di “rivoluzionari della mutua”, che con la bandiera rossa ci vanno perfino a dormire, vi sia qualcuno che

Essendosi Lugaresi nominato suo sponsor, credo che Lucio Paesani farebbe bene a dare subito avvio a qualche rito scaramantico, poiché tutti coloro che hanno finora goduto del suo sostegno sono poi risultati inesorabilmente trombati. E sì che Lugaresi in questi anni s'è fatto “valvassino volontario” di tanti, dopo aver cessato di fingersi prima comunista, dopo diessino, poi ancora “generico di sinistra” ed aver indirizzato via via sempre più a destra il suo tricicolino online, fino a dover oggi dividere i suoi servigi fra i valvassori riminesi che fanno capo a Capitan Salvini e quelli che si riferiscono a Sora Lella Meloni. Lugaresi s'è scagliato contro il mio precedente corsivo e quindi con Chiamamicitta.it, in cui facevo qualche battuta su Paesani, il prossimo candidato sindaco della destra. Ma poiché gli è del tutto estranea, da sempre, la capacità di sostenere un confronto, ancorché aspro, con quanto scrivo, se l'è presa ancora una volta con

Caro Babbo Natale, per dirla schietta e netta, quest'anno non avrei voluto essere nei tuoi panni. Credo sia stato infatti tremendo, per te che eri abituato a scorazzare in lungo e in largo nei cieli, aver dovuto attraversare ieri notte “l'Italia rossa” tenendo bene in mostra – soprattutto quando hai oltrepassato il confine di Regioni a guida leghista – l'autocertificazione con cui attestare che, nonostante quel tuo aspetto “un po' così”, non eri un nomade reduce dall'aver appena svaligiato un magazzino di giocattoli. Pareva che Conte fosse disposto ad emanare un dpcm che anticipasse di un giorno la vigilia di Natale, onde consentirti di girovagare nell'Ialia ancora “gialla”. Anche Speranza si era detto d'accordo, ma a “mandare tutto a monte” ci ha pensato Salvini, minacciando di occupare il parlamento al grido di «Vogliono rubare il Natale ai bambini!». Per non appesantire ulteriormente la tua nottata mi sono limitato a chiederti un unico dono, non a me ma alla Città di Rimini. Un dono un po' anomalo, come avrai visto, non da “portare” ieri notte, ma da contribuire col tuo carisma a costruire nel corso delle tue prossime visite a Rimini, che credo inevitabili al fine di esaurire la gran mole di regali che ti

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