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Alessandro Giovanardi: "Pensare il confine. Vladimiro Zabughin tra Oriente e Occidente"- Edizioni di Storia e Letteratura. La prendo da lontano. Venticinque anni fa, a metà degli anni ’90, nell’ambito di un personale progetto di studio sulle testimonianze di italiani in Russia durante la rivoluzione del 1917, mi imbattei nel libro di Zabughin “Il gigante folle. Istantanee della rivoluzione russa” (Bemporad, 1918, ristampato nel 2019 da Miraggi Edizioni) che comprai in antiquaria. Ero interessato alle sue osservazioni fatte sulla situazione russa e romena del 1917 e trasmesse al Ministro italiano della propaganda Vittorio Scialoja che lì lo aveva inviato. Non valutai in alcun modo tutto il resto della sua enorme produzione intellettuale. A distanza di tanti anni è stato il libro di Giovanardi, storico e critico d’arte, ad illuminarmi sulla grandezza di questo russo. Un libro (nato dalla tesi per il Dottorato di ricerca in Scienze filosofiche all’Università di Siena nel 2012) che fornisce ai lettori una guida completa della sua opera, perchè come scrive Daniela Rizzi nella Prefazione “le recenti ripubblicazioni di alcune opere di Zabugin, pur importanti, sono tuttavia ancora assai lontane dal rappresentare la complessità e la vastità della sua opera”. Nato a San Pietroburgo nel 1880 e morto sulle Alpi,

Pier Giorgio Pasini "Napoleone e le rapine d’arte in Romagna" -  Minerva. Provate ad immaginare un funzionario che per oltre quindici anni ha potuto liberamente scegliere nel patrimonio artistico italiano le opere (quadri, sculture, libri, materiale naturalistico e scientifico raro, manufatti d’argento e d’oro) per allestire un nuovo, straordinario, museo e finanziare, con le opere giudicate di minor rilievo, i propri eserciti. Impossibile direte, ed invece è successo fra il 1796 e il 1813 in Italia da parte del professor Gaspard Monge, coordinatore della Commission pour la recerche des objets des Sciences et de l’Art, alle strette dipendenze di Napoleone con lo scopo di allestire il Musée National di Parigi, aperto nel 1793 nel palazzo del Louvre. Negli anni migliaia di opere d’arte, “sequestrate e prelevate con la forza”, furono trasferite in Francia. Va detto: non solo dall’Italia, ma da tutti paesi conquistati dalle armate francesi. Si trattò prevalentemente di una spoliazione compiuta ai danni del patrimonio delle chiese italiane. “E’ una storia amara, che è stata differente da regione a regione, da città a città. Riassumendo e schematizzando possiamo dire che in Romagna ha avuto due fasi. La prima è quella dei tempi della ‘scorreria’ napoleonica e poi della Repubblica Cisalpina (1796-1799): la

Maurizio Temeroli: "Ritrovarsi. Due famiglie e cento anni di storia italiana" Digitalprint. Maurizio Temeroli, classe 1954, ex dirigente della Regione Emilia-Romagna, ex dirigente della Provincia di Rimini, ex Segretario Generale della Camera di Commercio di Rimini, andato in pensione ha deciso di raccontare in forma romanzata la storia della sua famiglia negli ultimi cento anni. Abituato a scrivere relazioni, delibere, atti amministrativi si è voluto cimentare con una scrittura narrante, compiendo, per sua ammissione, una fatica improba. Testimonianza che raccontare storie, anche quando il fil rouge è già delineato, non è cosa semplice e facile. Ma Temeroli in questa sua prima (e ultima?) prova è riuscito ad avvincerci e trascinarci, sulle orme dei suoi avi, nella Rimini dell’Ottocento e della prima metà del Novecento. Creando il giusto mix tra realtà e fantasia. Scrive Temeroli presentando il suo lavoro: “La storia non è solo quella con la S maiuscola che si legge sui libri e si guarda sullo schermo, ma anche quella minuta famigliare, che ci segna come individui e che talvolta, come in questo racconto, si incontra con quella più importante. E’ nata così la curiosità di ricostruire le vicende che hanno interessato due famiglie: quella d’origine di mia madre, vissuta in un

Fosco Rocchetta:  "Giovanni Bianchi (Iano Planco) e le sue visite mediche e di piacere nella Riccione del ‘700" - La Piazza. Fosco per le sue piccole pubblicazioni (almeno una all’anno, se non due, nell’ultimo decennio) ha in mente solo una cosa: raccontare da diversi punti di vista la sua città, Riccione: la sua storia, i suoi protagonisti, la sua cultura e il suo turismo. Lo fa anche in questa occasione, lavorando sul più grande protagonista culturale riminese del ‘700: Giovanni Bianchi (Iano Planco, 1693-1775). “Se Rimini nel XVIII secolo si schiuse al nuovo pensiero filosofico e scientifico, proprio dell’Illuminismo, rapportandosi con i maggiori centri culturali italiani ed europei, e con le figure più autorevoli e stimate del tempo, fra cui Voltaire, Morgagni, Algarotti, Muratori, Frugoni, Spallanzani, e tanti altri, lo si deve in misura rilevante a quell’uomo dalla mente eclettica e versatile, e dai molteplici interessi nei vari campi dello scibile: dalla filosofia all’archeologia, zoologia, botanica, agronomia, idrostatica e specialmente medicina, materia principe del suo operare scientifico”. “Bianchi fu anche un fine letterato, ed a fianco di una smisurata quantità di saggi scientifici e di infuocati scritti polemici, - dovuti soprattutto al suo pessimo carattere che lo induceva spesso a contrapporsi ad alcune tra

Grazia Nardi: "Armidiè. Storie di vita nella Rimini degli anni ’50 e ‘60" - Panozzo. Anche io, come Grazia, sono nato nei primi anni ’50 a Rimini, ma in un altro quartiere, alle Celle per poi trasferirmi, a seguito della famiglia, a Marina Centro. Molte delle storie raccontate in questo libro posso farle mie, altre no. Più fortunato? Forse, ma non certo per merito mio: avere una grande madre azdora, con una famiglia allargata numerosa, nella Rimini di quegli anni ha sicuramente fatto la differenza per passare dalla campagna al cuore del nascente turismo di massa. Scrive Grazia: “Il tentativo è stato quello di recuperare le sensazioni, le percezioni, i modi di pensare, il sentire comune di un periodo e di un certo ambiente, di famiglie che erano uscite dalla miseria ma erano ancora dentro la povertà, di quella che punta ad evitare le spese più che contare sulle entrate, che ti tiene attaccato ai bisogni essenziali, che mette il cibo al centro dei valori”. Piero Meldini nella Presentazione del libro sottolinea, con la sua sensibilità storica e culturale, che “la mia generazione e quella di Grazia sono state probabilmente le ultime a vivere in due età differenti: quella premoderna e quella moderna; ad

"Galasso da Secchiano, Conte di Montefeltro - Podestà, Capitano del Popolo e condottiero del XIII secolo" A cura di Roberto Monacchi Presentazione di Franco Cardini Società di Studi Storici per il Montefeltro Questo volume nasce a seguito del Convegno “Galasso da Secchiano, alias Galasso di Montefeltro”, tenutosi a Novafeltria il 27 ottobre 2018, promosso dalla Società di Studi Storici per il Montefeltro. Sono riportate le relazioni, ampliate ed annotate, di Roberto Monacchi (“Galasso feltrio da Secchiano, Podestà, capitano del popolo e condottiero del XIII secolo”, di Gian Paolo Giuseppe Scharf (“Galasso in Toscana”), di Enrico Angiolini (“Galasso da Montefeltro podestà e capitano del popolo di Cesena”). Gli autori ci portano nel tempestoso clima del basso Medioevo nel Centro Italia, fra Romagna, Marche, Toscana, dove alla fine del 1200 si consuma la fine delle autonomie comunali e l’inizio della nascita delle nuove Signorie territoriali. Galasso da Secchiano, appartenente alla famiglia dei Montefeltro, nato negli anni quaranta del 1200 e morto nel 1300, fu un protagonista di quei decenni tumultuosi: nel 1270 comandante delle forze senesi; nel 1289 guidò le truppe ghibelline di Arezzo contro i guelfi fiorentini nella battaglia di Campaldino dove perse; nel 1290 podestà di Arezzo; nel 1296, a capo della lega ghibellina, occupa

Francesco Gabellini: "Nivère" - Raffaelli. La poesia dialettale di Francesco Gabellini, riccionese, educatore, classe 1962, “esplora l’anima più profonda di una voce che viene da molto lontano, che è voce della terra e del mare e di tutti gli esseri primigeni che vi abitarono fin dal primo giorno”. Così Francesco presenta la propria poesia nella nota introduttiva al volume. La sua è una poesia alta, colta, scritta in uno splendido dialetto romagnolo. Oggi Francesco lo si può annoverare certamente tra i più importanti poeti, dialettali e non, italiani. E questo nonostante che da una decina d’anni, sino a questa nuova opera, non avesse pubblicato più nulla. Aveva edito nel 1997 Aqua de’ silénzie (Acqua del silenzio) per l’editore sammarinese “AIEP”; nel 2000 Da un scur a cl’èlt  (Da un buio all’altro), per l’editore milanese “La vita felice”; nel 2003 Sluntanès (Allontanarsi) per Pazzini Editore di Villa Verucchio; nel 2008 Caléndre (Calende: nel Dizionario romagnolo (ragionato) di Gianni Quondamatteo i primi dodici giorni di gennaio, dall’osservazione dei quali si ricavava il pronostico dell’andamento stagionale del mese corrispondente) per l’editore riminese Raffaelli; nel 2011 A la mnuda per l’editore Giuliano Ladolfi di Borgo Manero (Novara). Sue opere sono risultate vincitrici o finaliste in numerosi concorsi letterari nazionali, pubblicate su riviste culturali e

Andrea Santangelo: "Andare per la Linea Gotica" - Il Mulino. Un libro strano, dedicato ad uno dei momenti salienti della Seconda Guerra Mondiale in Italia, lo scontro sulla Linea Gotica. Più che un saggio storico, un racconto per accompagnarci lungo i 320 chilometri di questa linea difensiva tedesca contro l’avanzata degli Alleati dal sud, da Marina di Massa sul Tirreno a Pesaro sull’Adriatico. Narrandoci alcuni dei momenti centrali dello scontro militare durato da fine agosto 1944 alla primavera del 1945. Con l’occhio rivolto solo, o prevalentemente, alle vicende militari così come dal 1980 Amedeo Montemaggi con il suo volume “Offensiva della Linea Gotica” (Guidicini e Rosa) iniziò a fare. Santangelo ha dichiarato: "La storiografia sulla linea gotica, dopo la morte dello storico Amedeo Montemaggi, è stata veramente scarsa”. Non è vero, semmai gli orizzonti storici con cui si è guardato a questo scontro si sono allargati, così come dimostrano gli studi e le ricerche proposte dagli Istituti Storici della Resistenza (l’ultimo grande convegno internazionale si è svolto proprio a Rimini dal 20 al 22 ottobre 2014): “Comunità in guerra sull’Appennino. La Linea Gotica tra storia e politiche della memoria” a cura di Mirco Carrattieri e Alberto Preti edito da Viella nel 2018. I

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