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Maddalena Piccari: "Ciao, signorina. La storia di un’epoca irripetibile attraverso il racconto di un’insegnante appassionata: dall’asilo, alla scuola materna, alla scuola dell’infanzia nel Comune di Riccione dagli anni ’50 al 1989" - Associazione ex Dipendenti Enti Pubblici di Riccione. Il volume di Maddalena Piccari è un’opera che ripercorre la storia delle scuole dell’infanzia comunali di Riccione dalla loro nascita nei primi anni ’60 sino al 1989, quando l’autrice andò in pensione. In un mix di privato e pubblico, di storia personale e collettiva. Con l’inserimento di numerose testimonianze di protagonisti della vicenda scolastica riccionese. Maddalena si forma, come molte altre maestre allora, alla Scuola Magistrale delle Maestre Pie a Rimini alla metà degli anni Sessanta. Ricorda i precetti dell’insegnante di pedagogia, psicologia, filosofia e didattica Emma Battista: “Questa è una scuola molto selettiva. Qui non ci si prepara a un mestiere, ma a una missione. Il soggetto principale è il bambino, il futuro della società e voi sarete preparate al difficilissimo compito di educare”. Fra il 1961 e il 1963 il Comune di Riccione aprì sette scuole materne comunali. “Eravamo al 1° posto in Italia (dato ISTAT). Nessun altro Comune riusciva a coprire tutte le richieste e le esigenze dei cittadini nell’offerta educativa

Rosita Copioli: "Le figlie di Gailani e mia madre" - Franco Maria Ricci. Un labirinto. Storico e culturale. Dove tutti i sentieri però alla fine si incrociano. Questo è il nuovo libro, un racconto in versi, della poetessa Rosita Copioli. Un libro strano, di non facile lettura, ma sicuramente avvolgente e coinvolgente nel suo srotolarsi nel tempo e nello spazio. Edito dal più raffinato editore italiano, Franco Maria Ricci, scomparso solo pochi giorni fa. Scrive nel Prologo il saggista e critico letterario Pietro Citati: “Cara Rosita mi piace moltissimo la forma generale, che non ha altri esempi consimili. Spesso hai scritto libri, anche di prosa, che non assomigliano a nessuno”. La storia narrata nel libro nasce da un evento personale: l’Autrice ritrova in un cassetto della madre riccionese Luisa alcune foto e poche lettere a Lei scritte nel primo dopoguerra dalle figlie di Rashid Ali al-Gaylani (1892-1965), uomo politico iracheno, più volte ministro e Primo Ministro del Regno dell’Iraq negli anni Trenta e primi anni Quaranta, tra i fondatori del partito arabo nazionalista, profondamente contrario alla presenza inglese nel suo Paese e per questo, fra il 1940 e il 1941, cercò accordi con l’Italia fascista e la Germania nazista. Il 1° aprile 1941 organizzò

Matteo Incerti: "I pellerossa che liberarono l’Italia" - Corsiero Editore. Fra le pieghe delle vicende della Seconda Guerra Mondiale continuano ad emergere, grazie al lavoro dei ricercatori storici, particolari che non finiscono mai di stupirci. E’ questo per esempio il caso del libro di Matteo Incerti dedicato alla storia dei soldati nativi americani impegnati nella Campagna d’Italia fra il luglio 1943 (sbarco in Sicilia) e l’aprile 1945 nei reparti statunitensi e canadesi. L’autore, classe 1971, giornalista, è dal 2013 addetto stampa in parlamento per il gruppo del Movimento 5 Stelle. Autore di alcuni romanzi storici. Anche questa sua ultima opera ha un taglio narrativo, seppur fortemente documentato. Potremmo dire un’opera di “public history”, cioè un testo storico basato su documentazione rigorosa, ma scritto per un pubblico ampio. L’interesse dell’Autore per i soldati “pellerossa” nasce da una visita al Monument Valley Tribal Park nella riserva della Nazione Navajo in Arizona. Qui è esposta una bacheca dedicata ai “Code Talkers”, i soldati indigeni arruolati nell’esercito americano che combatterono contro i giapponesi, sfruttando la loro lingua incomprensibile ai nipponici. Alla domanda rivolta alla vecchia guida del museo “Lei sa se Navajo, Apaches o Sioux arruolati nell’esercito americano, abbiano combattuto anche in Italia?”. La risposta fu: “Ci

Pier Giorgio Pasini: "Le donne del Cagnacci" - Maggioli. Nel maggio 2019 l’imprenditore Manlio Maggioli acquistava quattro quadri del pittore seicentesco Guido Cagnacci, nato a Santarcangelo il 19 gennaio 1601 e morto a Vienna nel 1663. Al prezzo di 700.000 euro. I dipinti del Cagnacci sono dall’estate 2019 visibili all’Osteria La Sangiovesa di Santarcangelo ubicato nell’antico Palazzo Nadiani, di proprietà della famiglia Maggioli. Secondo il critico Massimo Pulini “questa collezione di Maggioli è certamente un avvenimento (…) a quanto di Cagnacci era disponibile sul mercato. Raccolta e messa in protezione di testimonianze importanti che altrimenti si sarebbero disperse, mentre ora sono trattenute per il territorio. L’acquisto di una serie di dipinti di questo tipo è davvero un evento. Maggioli ha compiuto un gesto davvero importante" (dall’intervista di Pulini a Marcello Tosi su Il Corriere di Rimini del 15 maggio 2019). Le opere acquistate sono la “Maddalena penitente” del 1640 ca., un’altra “Maddalena penitente” del 1642 ca., la “Testa di ragazzo cieco” e il “San Bernardino da Siena” databili fra il 1640 e il 1645 ca. Tranne il primo, gli altri tre quadri furono esposti alla grande mostra su Cagnacci che si tenne nel 2008 ai Musei San Domenico di Forlì (splendido il catalogo

Luca Nicoletti: "Il paese nascosto" - peQuod. Non me ne vogliano l’amico Luca e i tanti appassionati scrittori di poesie. Ma non è nelle mie corde scrivere all’altezza delle loro rime. Nel caso dell’ultima raccolta di versi di Luca sono convinto di aver letto testi molto belli, pieni di significati, espliciti e reconditi, che non saprei però mai commentare come invece ha fatto il poeta Giancarlo Pontiggia nella sua Prefazione: “La dimensione civile della parola, così cara al poeta, non può che confrontarsi con il destino dell’uomo, con quello sguardo celeste che gli è connaturato, e che lo definisce fin dal suo apparire storico: le ultime sezioni del libro approfondiscono l’utopia politica innestandola in una prospettiva ‘interstellare’ (Ciò che ci divide, in fondo), legando la sostanza lirica, verticale della parola alla sua radice terrestre, al motivo delle mani che si stringono, che disegnano una loro calda intesa”. A Luca, classe 1961, mi legano i rapporti di amicizia che ho avuto con i suoi genitori, Italo e Rosita Nicoletti, l’affetto comune con il poeta dialettale santarcangiolese Gianni Fucci e una comune esperienza di lavoro: entrambi siamo nati e cresciuti in un albergo e lì abbiamo imparato tante cose. Negli ultimi quindici anni la necessità

Lorella Camporesi: "Le spiagge di Rimini" - Scatole parlanti. Ormai da qualche mese nel mio giro settimanale delle librerie riminesi notavo questo volume della Camporesi sullo scaffale delle novità. Qualcosa mi sfuggiva, ed ancora adesso mi sfugge: un’autrice sconosciuta, solo al suo secondo romanzo, edito da una casa editrice altrettanto sconosciuta esposta in buona posizione nelle librerie per tanto tempo. Come ben sanno tutti quelli che si occupano di libri un trattamento sicuramente particolare, se non eccezionale. L’unica motivazione, ma i dati sono a me sconosciuti, è quella di una vendita del volume molto alta, perché non basta dire che l’autrice è riminese. Lorella Camporesi, nata nei primi anni ’60, è originaria di Pugliano, in Carpegna, ma vive a Rimini dall’età di nove anni. Dopo la maturità classica ha frequentato l’Università di Urbino, dove si è laureata in Lingue e letterature straniere moderne nel 1987 e in Pedagogia nel 1993. Ha lavorato come pedagogista e ludotecaria in servizi per l’infanzia e l’adolescenza e, dopo aver insegnato nella scuola secondaria, dal 2012 è dirigente scolastico. Il suo primo romanzo breve si intitolava “Il Chirurgo. Una storia riminese” (Il Ponte Vecchio, 2013) . Ha pubblicato questo suo secondo romanzo con l’editrice Scatole parlanti, fondata nel 2017 a Viterbo, per

Daniele Celli – Massimo Gugnoni "16 aprile 1913. Il primo volo Rimini-San Marino di Gianni Widmer alla luce di alcuni documenti inediti" - Youcanprint. Ricercatore non professionista riminese, recita la nota biografica di Daniele Celli (classe 1961) su Scoprirete. Vero, in quanto di professione fa il geometra, ma la sua passione per tutto ciò che vola in questi ultimi quindici anni lo ha portato a pubblicare una ventina di testi, autoprodotti, che ci hanno svelato molte storie sulla nascita dell’aviazione a Rimini e su fatti accaduti sul nostro territorio nel corso della seconda Guerra Mondiale. Molti di questi testi sono scaricabili dal sito dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini. Citerei, fra questi testi di Celli, per la storia aviatoria riminese: “Aeroporto di Rimini : la S.R.A.M. (squadra riparazione aeromobili e motori)” (2016),  “Aeroporto di Rimini : il volo a vela” (2016), “Un dirigibile nella valle dell'Uso” (2017), “Un riminese nella pattuglia acrobatica: Giuseppe Melandri” (2017), “Aeroporto di Rimini : i piloti del riminese” (2018); invece per episodi avvenuti nel corso dell’ultima guerra “Max E. Johnston 1944. Odissea di un americano tra Riccione e San Marino” (2011), “Un Me 323 a Gabicce” (2012), “James Henry Longino:

"Di guerra e di genti. 100 racconti della Linea Gotica". A cura di Andrea Marchi, Gabriele Ronchetti, Massimo Turchi - Pendragon. “Quello che non abbiamo mai letto, finora, è un libro che ci parli della Linea Gotica attraverso cento racconti di vita vissuta, storie realmente accadute fra l’estate del 1944 e la primavera del 1945”. Questo è l’ambizioso preambolo che i curatori di questo volume ci porgono in prima pagina. Qualche perplessità sulla riuscita di quanto promesso però, alla fine della lettura, ce l’ho. “Attraverso queste pagine conoscerete storie individuali vissute da persone semplici – militari e civili – che descrivono un ampio spaccato storico e sociale, ma soprattutto umano, di quello che fu l’ultimo fronte di guerra in Italia, sull’estrema linea difensiva tedesca”. “Storie che raccontano vicende di soldati alleati e tedeschi, di partigiani, religiosi e agenti segreti, offrendo al lettore un nuova chiave di lettura più ‘umana’ e reale, oltre a una possibilità di coinvolgimento, soprattutto emotivo, senza precedenti letterari”. Dunque proviamo a mettere alcuni punti fermi su queste affermazioni così nette fatte in apertura da Daniele Ravaglia, Direttore generale di Emil Banca, che presumo sia lo sponsor del volume. Primo. I lettori di questo volume si presuppone debbano conoscere, almeno per

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