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Miniere sulfuree e carbonifere tra Sogliano al Rubicone, Repubblica di San Marino e Perticara A cura di Cristina Ravara Montebelli Bookstones – Società di studi storici per il Montefeltro Un anno fa recensendo lo splendido volume dedicato dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna alla conoscenza dei fenomeni carsici del gesso e quello, inusuale e pericoloso, del zolfo posti tra le vallate del Rabbi e del Conca (“Gessi e solfi della Romagna Orientale”, Carta Bianca Editore) ho conosciuto la ricchezza delle cavità naturali e artificiali presenti nelle tre province  di Forlì-Cesena, Rimini e Pesaro-Urbino e nella Repubblica di San Marino. Oggi questo nuovo lavoro, curato da Cristina Ravara Montebelli, a conclusione di tre giornate di incontri e di studio promossi dalla Società di studi storici per il Montefeltro, ci consente di conoscere il duro lavoro legato alle varie tipologie di attività estrattiva e lavorativa mineraria nei nostri territori. Fabio Fabbri, Davide Fagioli e Pier Paolo Magalotti ci raccontano delle miniere di Sogliano e della Valle del Savio. “In Romagna l’attività industriale mineraria più importante è indiscutibilmente quella legata all’estrazione e lavorazione dello zolfo” dice Fabbri, ma poi si sofferma a lungo sulla lignite (carbone fossile con modesto potere calorifero) presente a Sogliano: “L’introduzione del sistema autarchico in

Nell’estate del 1936, a metà luglio, una sollevazione ("alzamiento") dell’esercito spagnolo capeggiata dal generale capo di stato maggiore Francisco Franco, partito dai reparti presenti nelle colonie in Africa, tentò di ribaltare il governo a guida socialista frutto del risultato elettorale delle elezioni politiche del 16 febbraio 1936. Il paese del resto in quegli anni stava vivendo una situazione sociale conflittuale al massimo livello, con quotidiani scontri armati nelle città fra le diverse forze politiche e sindacali. L'insurrezione partì dalla sollevazione delle truppe di stanza nel Marocco spagnolo. I nazionalisti speravano di ottenere rapidamente il controllo della capitale Madrid e delle principali città spagnole. Siviglia, Pamplona, La Coruña, Cadice, Jerez de la Frontera, Cordova, Saragozza e Oviedo caddero tutte sotto il controllo degli insorti, diversamente da Barcellona e Madrid (anche per la mobilitazione collettiva della cittadinanza e delle improvvisate milizie volontarie che riuscirono a contenere gli insorti). A causa di ciò, il moto golpista si trasformò in una lunga guerra civile. La sollevazione militare venne contrastata dal governo repubblicano con le truppe rimaste leali, così come da milizie di volontari socialisti, comunisti, repubblicani, democratici e anarchici.  Sia l'Italia fascista di Mussolini sia la Germania nazista di Hitler inviarono truppe e mezzi in supporto ai golpisti. I repubblicani ricevettero invece aiuti militari dall'URSS. Le potenze europee, come Regno Unito e Francia, erano ufficialmente neutrali, ma

Rosita Copioli, Alberto Silvestro: "Alessandro Belmonte (1757-1838), Ufficiale di Marina dall’Armada Real ai porti dell’Adriatico" - Digitalprint. Un libro importante questo di Rosita Copioli, eclettica figura intellettuale riminese che ha edito libri di prosa e saggi storici, testi poetici e che presiede l’Associazione internazionale Adolphe Noel des Vergers, e di Alberto Silvestro, ufficiale su navi militari e negli Uffici del Ministero Difesa Marina nonché ricercatore storico. Importante non solo perché restituisce alla memoria cittadina la figura di Alessandro Belmonte (1757-1838), ma per il quadro d’insieme che gli Autori forniscono ai lettori su un periodo storico colmo di straordinari cambiamenti in Europa, in Italia, a Rimini: la fine delle monarchie assolutistiche, la rivoluzione francese, le conquiste napoleoniche, l’avvio del percorso per la costruzione di un’Italia unita. E poi il ruolo della Spagna e della sua Marina, i papi romagnoli sul seggio romano, i governi napoleonici in Italia. Insomma un quadro ampio in cui la famiglia Belmonte, una delle principali famiglie nobiliari riminesi, è pienamente immersa e in cui diversi suoi esponenti sono protagonisti. Attraverso una ricerca durata anni in archivi riminesi, italiani ed europei gli Autori ricostruiscono la biografia di Alessandro Belmonte: figlio terzogenito, cadetto della famiglia, avviato alla carriera militare nella Marina

"La Comunità dei Minori Conventuali di Santarcangelo di Romagna desunta da documenti d’archivio". A cura di Patrizia Bebi, Maria Cristina Maggioli, Silvano Beretta - Pro Loco Santarcangelo di Romagna. L’Ordine dei frati minori conventuali è un ordine mendicante di diritto pontificio che, insieme ai frati minori e ai frati minori cappuccini, costituisce il cosiddetto Primo Ordine francescano o minoritico. E’ noto che fu lo stesso San Francesco a volere che i suoi frati si chiamassero “minori”. Così come il termine “conventuale” indica una particolare modalità di vivere l’ideale francescano, nell’incontro dei frati con una realtà – quella delle grandi città italiane ed europee – “che chiedeva una vita religiosa più rispondente alle esigenze di studio e di apostolato cui la Chiesa li chiamava” (G. Odoardi, Conventuali, Frati Minori Conventuali, in: Dizionario degli Istituti di perfezione, vol. 3, Roma 1976). Questa pubblicazione sulla presenza dei francescani a Santarcangelo è frutto di un lavoro di ricerca prezioso, essenzialmente archivistico, indispensabile per una futura storia organica di questa comunità conventuale. Patrizia Bebi e Maria Cristina Maggioli hanno indagato i materiali dalle origini fino al periodo napoleonico (dalla fine del ‘300 ad inizio ‘800); Silvano Beretta invece i materiali da inizio ‘800 a metà ‘900. Essi hanno guardato le carte custodite

Roberto Monacchi: "San Leo: Governo e vita di una comunità - Dalla caduta del giogo austriaco al fascismo". Società di Studi Storici per il Montefeltro. L’ultimo libro di Roberto Monacchi, di Novafeltria, professore in pensione, ex Preside dell’ITIS di Rimini, presidente della Società di studi storici per il Montefeltro fondata a San Leo nel 1970, ha un sapore d’antico. Esso nasce dalla paziente, e faticosa, ricerca, e lettura, di tante carte contenute nell’archivio comunale, in quelli parrocchiali e della pretura. Il mix di informazioni che l’Autore fornisce ai lettori consente di ricostruire tante storie di questa piccola (grande) realtà comunale che si erge sul Marecchia e la sua vallata. Storie che si snodano fra la nascita del nuovo Stato italiano nel 1861 e l’avvento del fascismo nel 1922. Scrive Girolamo Allegretti, docente di storia economica all’Università di Perugia e di San Marino, nel presentare il lavoro di Monacchi: “E’ anzitutto un omaggio a San Leo. Alla San Leo meno illustre dei nostri nonni, di una storia degli ‘eventi’ trascurabili ma dalla solida consistenza delle ‘strutture’ del quotidiano e della ‘lunga durata’. Si parla della San Leo postunitaria, di San Leo capoluogo di comune, un vasto comune rurale forgiato dalle riforme napoleoniche e dai convulsi riassetti della

"Un medico d’altri tempi" A cura di Pietro Bisoni - Silverbook. Mi piacciono le biografie quando queste servono a far conoscere una persona, l’ambiente in cui ha operato, le cose che ha realizzato. Questa biografia di Bisoni non mi sembra (nonostante l’impegno profuso) sia riuscita a raggiungere appieno lo scopo che si prefiggeva: raccontare la vita di un medico-pediatra di Misano Adriatico, Alfiero Gentilini detto “Fiero”, scomparso il 14 luglio 1978 (cioè 40 anni fa), ma mai dimenticato dalla popolazione misanese per la sua umanità, professionalità, disponibilità con i pazienti e la gente. Gentilini morì giovane quando non aveva ancora 48 anni (era nato il 24 novembre 1930) per un improvviso infarto. Il Sindaco di Misano, Stefano Giannini, lo ricorda così: “Il dottor Alfiero Gentilini è stato una figura di grande rilievo per la nostra comunità. E non perché è stato uno dei pochi ad aver studiato e a laurearsi alla fine degli anni ’50, in quel paesino, ancora sparso e anonimo, che nel dire comune non era ancora Misano Mare ma era ‘e Fnil’, il fienile: un paesino che stava compiendo ancora timidamente la sua transizione da luogo di campagna e di colonie marine a località turistico-alberghiera. Il dottor Gentilini è stato una

Oreste Delucca: "Isotta degli Atti. L’amore e il potere" - Bookstones. Amante, moglie, musa di Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468), signore di Rimini. Questa è stata Isotta degli Atti (1433-1474). Il nuovo volume di Delucca, dopo quello su “Sigismondo Pandolfo Malatesta controverso eroe” (Bookstones, 2016), ricostruisce la biografia di questa giovane donna che così profondamente segnò la vita e il destino di Sigismondo. Ma, come ammette lo stesso Autore in apertura del libro, “una biografia di Isotta esiste già, redatta nel 1962 da quel grande maestro che fu il professor Augusto Campana; una biografia documentata, scrupolosa, stilata dopo un lavoro di consultazione bibliografica veramente sterminata” e comparsa nel 4. volume del “Dizionario Biografico degli Italiani”. Dunque “questo mio impegno si pone meri obiettivi di integrazione e aggiornamento, per fare tesoro degli studi ed approfondimenti compiuti nel mezzo secolo che ci separa da quel saggio”, aggiungendo “un po’ di colore (e calore) ad un testo perfetto ma freddo, perché dettato unicamente dalla scrupolosa rincorsa del rigore scientifico”. Sigismondo incontra Isotta nel 1445: lei ha 12 anni, lui 28. E’ in corso il suo secondo matrimonio di Stato: dopo Ginevra di Niccolò d’Este, sposata nel 1434 e morta nel 1440, andò a nozze nel 1441 Polissena

Cumited “Com una volta” – San Clemente: Giustiniano Villa. XXV concorso di poesia dialettale (2017) - La Piazza. I poeti romagnoli sono al lavoro per l’edizione 2018, la ventiseisima, del Premio Giustiniano Villa. Il 26 aprile 2018 dovranno infatti essere consegnati i testi delle varie sezioni (poesie, zirudeli, sezione dantesca, le poesie dei ragazzi) ed i vincitori saranno premiati il 2 giugno 2018 al Teatro Giustiniano Villa a Sant’Andrea in Casale. Ma intanto noi raccontiamo il volume che raccoglie i testi che hanno partecipato alla venticinquesima edizione del 2017. Dice il patron (termine francesizzato e non dialettale) del premio, Claudio Casadei: “Anche quella di quest’anno è stata un’edizione di ottima qualità del premio. Sono state valutate quarantuno poesie, ventitrè zirudele, una decina di opere dantesche, un ottimo risultato per un premio che non ha oltre al passa parola ed alla stretta marcatura dell’organizzazione, nessuna forma di pubblicità né di sponsorizzazione che non sia il patrocinio essenziale del Comune di San Clemente”. La giuria, guidata da Piero Meldini, ha assegnato il primo premio per la poesia a Marcella Gasperoni di Bellaria Igea Marina per il testo “E’ po daes” (Può darsi), il secondo premio a Marino Monti di Forlì con “Ómbar ad paròl” (Ombre

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