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Pubblicati a cura di ACLI Rimini gli atti del convegno dedicato all'animatore culturale scomparso a soli 43 anni cui si deve fra l'altro Cartoon Club

"Paolo Scarponi. La città, l’impegno sociale, l’eredità culturale" A cura di ACLI Rimini Il Ponte In occasione del trentesimo anniversario della morte del loro storico dirigente Paolo Scarponi, le ACLI di Rimini organizzarono il 4 dicembre 2021 un convegno in cui intervennero, ricordandolo, una ventina di amici, collaboratori, operatori culturali. Ora i contributi di quella giornata, a distanza di due anni, sono stati raccolti in questo volume. Attraverso le tante testimonianze è possibile ricostruire la biografia complessa di Scarponi, morto il 5 dicembre 1991 a soli 43 anni (era nato nel 1948) dopo una lunga malattia e un brutto incidente stradale: cattolico di sinistra, dirigente aclista, operatore culturale. Scarponi è stato un grande animatore della vita culturale e sociale riminese, grazie anche all’impegno nelle Acli e alla sua febbrile curiosità per tutto ciò che riguardava la musica, la pittura, il teatro e il cinema. Nel periodo in cui fu presidente delle Acli provinciali, nacque “Cartoon Club” (era il 1985), il Festival internazionale di Cinema d’Animazione, Fumetto e Games. Abbiamo ancora presente le immagini di pochi giorni fa quando il Sindaco Sadegholvaad al Teatro Galli consegna il Sigismondo d’Oro 2023 a Sabrina Zanetti, direttrice artistica del Festival “Cartoon Club”. Importante fu il suo entusiasmo nel sostenere

Mentre il fidanzato Alfredo Arcangeli è ancora militare a Bari, Cesarina Martinini va alla "Anita Garibaldi" sul lago di Como: le loro lettere

Devo al libro di Anna Tonelli (“A scuola di politica” edito da Laterza nel 2017) la descrizione della Scuola centrale femminile Anita Garibaldi di Faggetto Lario, a due passi dal lago di Como. La scuola iniziò a funzionare nel 1950 su input di Togliatti che recepì la sollecitazione delle dirigenti comuniste femminili sull’urgenza di affrontare la questione femminile e la battaglia per l’emancipazione. E la necessità di formare nuovi quadri femminili. Rimase attiva sino al 1957, quando la villa di Faggeto Lario venne messa in vendita. “Ragazze che passeggiano in cortile, le riunioni di gruppo in veranda, l’ora politica a leggere i giornali, le lezioni nelle aule capienti e ben illuminate, la ginnastica mattutina, le partite di pallavolo (…) Tre fabbricati in mezzo a un parco che si affacciano sul lago in un’atmosfera bucolica e oggettivamente melanconica. In un edificio trovano gli spazi gli uffici della Direzione e la biblioteca, in altro due aule sovrapposte e nel terzo la mensa capace di oltre settanta posti, le stanze con tre o quattro letti, le docce separate”. “A frequentare i corsi sono soprattutto casalinghe, operaie, braccianti, contadine, impiegate, sarte: donne che hanno ruoli di secondo piano nelle varie organizzazioni, ma che sono inviate

Il libro di Davide Bagnaresi e Gianfranco Miro Gori "Amarcord dalla A alla Z"

Davide Bagnaresi, Gianfranco Miro Gori "Amarcord dalla A alla Z" Edizioni Sabinae Ritengo, senza paura di poter essere smentito, che non ci sia un riminese adulto che non abbia visto una o più volte “Amarcord” di Federico Fellini. Non oserei dire la stessa cosa per gli altri suoi film. “Amarcord” è Rimini, anche se “racconta la vita di un borgo italiano nella prima metà degli anni Trenta”, come scrivono gli Autori. Nei 58 lemmi di questo dizionario felliniano dedicato al film a noi riminesi più caro, Davide Bagnaresi, ricercatore di Storia all’Università di Bologna, e Gianfranco Miro Gori, per anni direttore della cineteca riminese, ci raccontano il film, ricercando contemporaneamente ogni aggancio possibile alla storia e alla cultura di Rimini. “Per quanto dialetto, luoghi, tradizioni e persino personaggi lascino pensare che la città rappresentata nel film sia quella nativa del regista, tale concetto è sempre stato smentito dal diretto interessato, che parlerà di una rappresentazione ideale della tipica città di provincia italiana”. Scriverà Fellini: “Perché ho girato ‘Amarcord’? Per la stessa ragione per cui ho fatto gli altri. Immagina che sia una operazione di igiene della memoria: ‘Satyricon’ per liberarmi del Liceo e degli antichi romani; ‘Roma’ per escludere la capitale sfrontata dal bagaglio degli incubi;

Il libro di Giorgio Biagini "28 dicembre 1943. Il rifugio di Villa Cecchi Bruttapela"

Giorgio Biagini "28 dicembre 1943. Il rifugio di Villa Cecchi Bruttapela" Il Ponte 388 bombardamenti su Rimini, dall’1 novembre 1943 al 5 gennaio 1945, dal cielo, da terra, dal mare. Rimini fu distrutta per l’82%, la cifra più alta tra le città sopra i 50.000 abitanti. 605 le vittime civili riminesi, a cui dovrebbero essere aggiunte le altre decine di morti caduti dopo la fine della guerra a causa delle innumerevoli bombe inesplose. 90 giornate di bombardamento sulla Città. Dal 28 al 30 dicembre 1943, tre giornate consecutive di raid aerei pesanti su Rimini. Il Commissario straordinario al Comune di Rimini Ugo Ughi scrisse: “Rimini oggi è diventata una città morta”. Non solo la città venne rasa al suolo con la distruzione della maggior parte degli edifici civili e pubblici e delle infrastrutture, ma in quelle giornate si registrò il maggior numero di vittime. Un tributo di sangue e distruzione che nel 1961 varrà a Rimini la Medaglia d’oro al Valor Civile. Scrive Daniele Susini nella Introduzione al libro: il 28 dicembre 1943 “in particolare vengono colpiti due ‘rifugi antiaerei’: le virgolette sono d’obbligo perché nella quasi totale impreparazione che il fascismo lasciò i riminesi, quei ripari non furono quello che sarebbero dovuti essere, nella

Lei del tutto infatuata del “carissimo Pentolino”, lui costante ma sbrigativo anche quando la fidanzata subì delle molestie

Cesarina Martinini, per tutti Riri, fra il febbraio 1951 e il maggio 1952, scrisse ad Alfredo Arcangeli, militare di leva a Bari, 392 lettere e 5 cartoline (o almeno queste sono quelle a noi pervenute). Dunque quasi una lettera al giorno. E non due righe per volta, ma ognuna di queste almeno di 4 pagine di carta protocollo. E Alfredo gli rispose con 399 lettere e 9 cartoline (quelle a noi pervenute). Molto più brevi nel testo. Alfredo partì militare ad inizio febbraio 1951. Aveva poco più di 21 anni (era nato il 17 novembre 1929). Aveva frequentato le scuole sino alla 5.a elementare e poi aveva fatto l’apprendista falegname assieme al fratello Gino. Quando partì militare era funzionario del PCI riminese, responsabile dell’organizzazione nel comune di Rimini dalla fine del 1948, dopo esser stato il promotore per la costituzione dell’organizzazione giovanile comunista, la FGCI, dopo lo scioglimento dell’organizzazione unitaria del Fronte della Gioventù nel 1948. Segretario della Federazione al 1° Congresso del PCI (29-30 aprile 1949) venne eletto Ilario Tabarri, “Pietro”, cesenate, il comandante partigiano dell’8.a Brigata Garibaldi. Riconfermato al 2° Congresso (5-7 gennaio 1951), dove intervenne Pietro Ingrao, membro del Comitato Centrale e Direttore de “L’Unità”. Tabarri rimase a Rimini

Sarà eletto al congresso di domenica. E' l'unico candidato

Domenica 3 dicembre si terrà il congresso provinciale di Fratelli d’Italia presso il Centro Congressi SGR. Esso dovrà eleggere il nuovo Coordinatore provinciale e la Direzione. Nel corso della mattinata gli interventi dei candidati e, dalle 12 alle 18, le votazioni. Al voto saranno chiamati tutti coloro che risultano iscritti al partito entro la data del 30 settembre. Ma quanti sono gli iscritti? A Rimini nessuno lo sa. Il tabulato degli iscritti è nelle mani dell’Ufficio Congressi nazionale, presieduto da Arianna Meloni, sorella della Giorgia Presidente del Consiglio. Esso sarà inviato il giorno prima a Rimini (ma non si sa a chi) perché coloro che vorranno votare dovranno essere presenti su questo tabulato. Nicola Marcello, al momento l’unico candidato noto al ruolo di Coordinatore, dichiara di aver tesserato 650 persone. Altri dicono di aver tesserato almeno altre 200 persone. Dunque è possibile che gli iscritti siano fra gli 8 e 900. Il costo della tessera era di 10 euro. I candidati. Al momento l’unico candidato al ruolo di Coordinatore è Nicola Marcello che ha già inviato a Roma un elenco di un centinaio di sottoscrittori alla sua candidatura ed il programma. Se altri vorranno candidarsi dovranno fare altrettanto: hanno tempo sino ad

Seconda edizione aggiornata per il volume a cura di Teresa Zangara

"La Camera del Lavoro di Rimini 1903-2023 Cronologia di un coerente impegno per la pace e i diritti dei lavoratori" A cura di Maria Teresa Zangara Studi e ricerche di Alessandro Agnoletti, Elena Bianchi, Claudio Cicchetti, Guglielmo W. Martinese, Gabriele Rodriguez Futura Editrice Fra le tante iniziative che la CGIL riminese ha messo in campo per celebrare i suoi 120 anni di attività c’è anche la ristampa di questo volume, uscito la prima volta nel 2003 in occasione del centenario, con il titolo “100 anni della Camera del lavoro di Rimini” (Ediesse, 2003), a cura di Maria Teresa Zangara, responsabile dell’Ufficio Stampa della CGIL riminese dal 1990 al 2022. Rispetto alla prima edizione il libro è cresciuto di 100 pagine, dovute in gran parte all’aggiornamento dei fatti degli ultimi vent’anni e all’aggiunta di nuovo inserto fotografico. Ha scritto nella Prefazione il Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini: “La storia delle Camere del lavoro non è solo la storia del nostro sindacato, è la storia di una parte che si è battuta per gli interessi di tutti, così come la storia della Camera del lavoro di Rimini è la storia di questo territorio”. E aggiunge nella sua Introduzione Isabella Pavolucci, Segretaria Generale della CGIL di Rimini: “Le Camere

Intitolargli un luogo è il minimo che la sua città può fare per lui

Cento anni fa, il 23 novembre 1923, nasceva Veniero Accreman. E ci ha lasciato sette anni fa, il 27 dicembre 2016. Il tempo passa veloce, ma la memoria di alcune persone rimangono indelebilmente scritte nella storia della Città. E questo è vero per Veniero: il politico, l’amministratore, il grande avvocato, lo scrittore. Ma è anche vero che niente d’organico è stato scritto su di Lui. Tanti articoli, tanti ricordi, ma una biografia vera ancora manca e l’augurio che faccio è che questa lacuna nei prossimi anni possa essere coperta. Veniero lo meriterebbe. E mi associo, in questo momento a livello personale, alla richiesta avanzata dal figlio Lorenzo all’Amministrazione Comunale di ricordare Accreman con l’intitolazione di una via o di un luogo pubblico. Io oggi però vorrei attirare la vostra attenzione velocemente su due punti. Il primo è che una persona non opera mai da sola. Tanto più per un dirigente comunista: il partito come organismo vivo e frequentato da innumerevoli persone. Ma io oggi vorrei abbinare (in questo caso sto parlando della sua azione politico-amministrativa) il nome di Veniero a quelli di Walter Ceccaroni e Nicola Pagliarani. Ceccaroni morì il 15 giugno 1999. Pagliarani morì il 23 aprile 2010. Veniero è stato l’ultimo dei tre

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