Fra tutti i fenomeni meteorologici più caratteristici dell'inverno, la nebbia è senza dubbio quello più suggestivo. In sostanza è una nuvola ad altezza del terreno che si forma in seguito alla condensazione del vapore acqueo. Dal "bel tempo" trae le origini, poichè quando c'è alta pressione il suolo si raffredda molto più velocemente, e così nell'aria, se c'è abbastanza umidità (80-90%), si raggiunge il punto di rugiada e si formano delle miniscole goccioline in sospensione (drizzly). Ma per ottenere la nebbia, oltre a una situazione meteorologica statica con assenza di moti verticali, occorre anche la presenza di particelle solide. Questi nuclei di condensazione possono avere origine naturale (pollini, polveri tra 3 e 20 micrometri) oppure, per la maggior parte, umana. Industrie e trasporti alimentati con i combustibil fossili, impianti di riscaldamento a gas, generano, oltre ai composti del carbonio (CO, CO²), inquinanti come i composti dello zolfo, il biossido di azoto, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e, in primis, il particolato fine (PM): meglio conosciuto come polvere sottile, che per altro è la forma ritenuta più pericolosa per la salute umana quando la sua concentrazione supera certi limiti. Sebbene la quantità di smog (dall'inglese smoke+fog cioè inquinamento + nebbia) sia calato
Anche nell’ultima parte del weekend proseguirà la fase stabile, asciutta e insolitamente mite che da alcuni giorni viene garantita dalla presenza di un robusto campo di alta pressione che insisterà su gran parte del nostro Paese. Una configurazione dai canoni prettamente tardo primaverili che contribuirà a mantenere lontane le piovose perturbazioni e distanti le fredde correnti almeno per tutta la prossima settimana, mandando completamente in letargo l’inverno. Sopratutto in montagna, dove la stagione più fredda dell’anno, se non fosse per il livello dello zero termico alle stelle, statisticamente si posizionerebbe al massimo del suo splendore. Tuttavia, se da una parte l’unico aspetto negativo che questa eccezionalità possa comportare fosse quella di ottenere un clima decisamente gradevole, che paradossalmente non sarebbe poi così male, d’altra parte il debole soleggiamento che ci accompagnerà verso la fine di gennaio verrà prontamente sostituito in Val Padana da cieli sempre più grigi: contraddistinti da nebbie diffuse e localmente molto fitte che con il passare delle ore si estenderanno fin lungo i settori adriatici. L’insistenza di queste masse d’aria subtropicali sul Mediterraneo e l’Europa, denominate per l’appunto “super anticicloni” scaccia inverno, non sono solo in grado di stravolgere gli equilibri termici portando delle condizioni marcatamente anomale per
L’accelerazione con cui avvengono i cambiamenti climatici da alcuni anni è correlata all’intensificazione dei fenomeni meteorologici in molte regioni, con conseguente aumento del potenziale di perdita. Tutto ciò fa comprendere quanto sia indispensabile attuare una riduzione dei potenziali rischi e, allo stesso tempo, quanto possa essere di fondamentale importanza la definizione di un piano di modifiche al nostro territorio per la salvaguardia dell’intero ecosistema. Strategie di mitigazione e misure di adattamento che si riassumono nella parola “prevenzione”. Ecco perché abbiamo la necessità di proteggerci da eventi estremi che stanno diventando sempre più frequenti con un aumento della pericolosità del 50% rispetto agli stessi accadimenti del passato. Il cambiamento climatico è uno dei maggiori rischi che l’Europa si trovi ad affrontare nell’immediato futuro. Se pensiamo che è la stessa a finire sul gradino più alto del podio per danni provocati dall’aumento di frequenza e intensità delle tempeste. Il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, dal titolo “Is Europe on track towards climate resilience? Status of reported national adaptation actions in 2023” ha messo in evidenza come ondate di calore, siccità, inondazioni e forti precipitazioni rappresentano gli eventi meteorologici estremi più segnalati nel Vecchio Continente. A lungo termine, gli impatti più importanti saranno
La Protezione Civile dell'Emilia-Romagna e ARPAE hanno diramato un'Allerta GIALLA per vento e temperature rigide per le province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Forlì-Cesena, Rimini; per stato del mare per le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini. Spiega il bollettino: "Per la giornata di sabato 20 gennaio sono previsti venti di burrasca moderata (62-74 Km/h) da nord-est con possibili, temporanei rinforzi o raffiche di intensità superiore, più probabili su fascia appenninica; inoltre è prevista la persistenza di temperature medie giornaliere inferiori a -3 °C sulle zone di montagna. È previsto mare al largo da molto mosso ad agitato e non si escludono localizzati fenomeni di erosione costiera più probabili sul litorale romagnolo". Il fronte freddo di origine artica ha ormai raggiunto il nostro Paese e si appresta a fare il suo ingresso portando un peggioramento deciso a partire dalle regioni di Nord Est. Si conferma quindi un brusco calo termico con un weekend pienamente invernale: freddo e ventoso ma non perturbato. La massa d'aria proveniente dal Nord Europa riporterà temporaneamente le temperature al di sotto delle medie stagionali, al più in linea con i valori tipici di questo periodo, con venti forti di Bora, Tramontana o Grecale, e nevicate in Appennino
Mentre le infiltrazioni umide raggiungono il nostro Paese, mantenendo nel complesso un tipo di tempo tranquillo, una vasta area depressionaria si sta facendo strada nel Mediterraneo il cui contributo determinerà un nuovo peggioramento a partire dalle prime ore di mercoledì 17. Questa perturbazione (la numero 6 del mese) porterà piogge, inizialmente deboli e sparse, in progressiva estensione su gran parte delle regioni del Nord compresa l’Emilia-Romagna. Precipitazioni che nonostante subiranno una intensificazione nel corso della giornata, risultando localmente abbondanti in montagna, sulla nostra Regione, difficilmente acquisteranno caratteristiche nevose, anche sui rilievi. Poiché il passaggio del fronte nuvoloso sarà comunque accompagnato da una forte ventilazione mite sud-occidentale con temperature oltre la norma sopratutto in Appennino: dove è atteso lo zero termico intorno a 2500 metri. L’unica eccezione di quella che si può definire una “normalità invernale” potrà forse essere rappresentata dalle aree più occidentali emiliane, laddove il temporaneo rinvigorimento di aria fredda nei bassi strati proveniente dai Balcani ne avrà determinato un maggior accumulo. Lo scorrimento del flusso più temperato al di sopra del cuscinetto di aria fredda farà da presupposto alla possibilità che qualche fiocco di neve, almeno nella prima parte del peggioramento, possa cadere fino a quote collinari. Più alta,
Nel fine settimana risentiremo degli effetti di un campo di alta pressione che già da venerdì 12 si è andato ad affermare sulle regioni settentrionali, ripristinando così delle condizioni più soleggiate e asciutte. Nonostante la situazione più tranquilla, la maggior stabilità e i cieli in prevalenza sereni saranno all’origine di un ristagno di aria più umida nei bassi strati in grado di favorire, oltre all’aumento della concentrazione di inquinanti sulle pianure, alla ricomparsa delle nebbie nelle ore più fredde della giornata: in particolare nelle valli appenniniche e lungo l’asse del Po. Il clima sarà freddo al mattino con gelate diffuse su zone collinari e aree di aperta campagna. Mentre le temperature, sopratutto quelle pomeridiane, tenderanno gradualmente a riportarsi attorno alle medie del periodo a partire da domenica 14. Di fatto, la presenza di una maggior ventilazione meridionale, collegata ad una circolazione depressionaria che nel frattempo si è andata già a formare sul Mediterraneo centrale, farà aumentare lievemente le temperature ma anche le nuvole: mantenendo sempre un clima pienamente invernale e con cieli che man mano diverranno più nuvolosi. Saranno questi i primi segnali dell’avvicinamento di un nuovo sistema perturbato, che tra la notte di domenica e la giornata di lunedì 15
Il 2023 ci consegna numeri davvero eccezionali. Eventi tragici che lasciano segni indelebili non solo nella memoria di chi li ha vissuti ma che allo stesso tempo ci restituiscono lo stato di fragilità idrogeologica in cui versa il nostro Paese. Tra incendi boschivi, lunghi periodi di siccità, intense ondate di calore, forti fenomeni temporaleschi, nubifragi con dissesti, tempeste di vento e non ultime le gravissime alluvioni che hanno messo in ginocchio due intere regioni come l’Emilia-Romagna e la Toscana, raccolte nelle testimonianze drammatiche degli ultimi fatti di cronaca. Gli effetti del cambiamento climatico portano con sé, in maniera sempre più evidente, un preoccupante record di eventi estremi sul nostro territorio. Non dimentichiamo che il cambiamento climatico non significa solamente l’aumento delle temperature che determinano inverni sempre più miti ed estati sempre più calde, ma anche, e sopratutto, il fatto che i fenomeni meteorologici hanno più energia da spendere e quindi sono diventati mediamente più violenti. Ciò significa che con l’aumentare delle temperature, avremo delle perturbazioni che portano piogge concentrate e venti particolarmente intensi che con maggior facilità e rapidità rispetto al passato causano un maggior numero di eventi calamitosi: sopratutto su un territorio fortemente urbanizzato. Una conferma di come il clima
Gli ultimi aggiornamenti confermano l’arrivo di correnti gelide provenienti dall’Artico che saranno la causa oltre del generale abbassamento delle temperature anche di una residua instabilità sul versante Adriatico. Se da una parte infatti ci si aspetta una temporanea intensificazione del freddo con un clima che si farà prettamente invernale, dall’altra, lo stesso afflusso di correnti che transiterà sulla superficie del mare, potrà determinare, per effetto della nuvolosità, qualche fenomeno nevoso fin sulle pianure delle zone interne romagnole. Da questo tipo di circolazione deriva un fenomeno meteorologico battezzato con l’acronimo ASES (Adriatic Sea Effect Snow), dove una massa d’aria, all’origine molto fredda e secca sospinta da venti di Bora e/o Tramontana, a contatto con la superficie dell’acqua più tiepida ed umida, si alleggerisce diventando instabile. Questo processo termodinamico in presenza di condizioni specifiche può determinare precipitazioni convettive con nevicate addirittura sui settori costieri, ma gli accumuli più significativi si verificano solitamente nell’entroterra, agevolati dall’orografia appenninica. Dalle simulazioni atmosferiche di domani, martedì 9 gennaio, nonostante le schiarite faranno capolino su gran parte della regione, qualche addensamento minaccioso potrà farsi strada da Nordest sulla Bassa Romagna spingendo qualche fiocco di neve a raggiungere le colline o più specificatamente le pianure interne delle valli montane