HomePillole di politicaCambiamento climatico: doveroso bloccare il tracciato della nuova SS16 a Rimini nord

I project per stadio e palasport: quanto motore immobiliare serve? I conflitti d'interesse di Gianni Indino


Cambiamento climatico: doveroso bloccare il tracciato della nuova SS16 a Rimini nord


27 Maggio 2023 / Maurizio Melucci

Cambiamento climatico. Bloccare il progetto della nuova SS16

E’ notizia di questi giorni che è stata richiesta una ulteriore proroga al VIA (Valutazione Impatto Ambientale) per il nuovo tracciato della SS16 tra Bellaria-Igea Marina e Cattolica. La validità del VIA era scaduta il 27 marzo 2023 dopo una proroga ottenuta nel 2018. Ho sempre sostenuto che il tracciato approvato è sbagliato. Impattante per il territorio agricolo, impattante per l’ambiente e sinceramente non ne vedo neanche tutta questa utilità. A maggior ragione dopo la risoluzione (in corso) dell’ultimo punto nero tra la statale 72 e la 16. Ho sempre pensato che la parte del tracciato da realizzare subito sia tra Rimini Sud e Cattolica. Qui invece sarebbe una soluzione di molti problemi, in particolare a Riccione. Tutto ciò assume un significato particolare dopo l’alluvione che ha colpito la Romagna. Che impatto ambientale ha un tracciato che “massacra” gran parte dei terreni agricoli di Rimini Nord? Non vi è solo un danno economico, ma anche e soprattutto ambientale. Proprio alla luce del cambiamento climatico, non è il caso di ripensare opere pensate e progettate oltre 20 anni fa? Per questa ragione credo che le istituzioni locali si debbano opporre a questa richiesta di proroga del VIA e pretendere una nuova valutazione d’impatto ambientale per giungere ad una profonda revisione del progetto.

Una foto dll’alluvione che ha colpito la Romagna

Nuovo stadio, nuovo palasport: quanto motore immobiliare serve?

E’ notizia di questi giorni che un imprenditore è interessato al rifacimento dello stadio Romeo Neri. Si tratta Antonio Ciuffarella,  già protagonista dello stadio di Frosinone ed interessato anche allo stadio della Lucchese e di Caserta. La procedura è quella del project. Il comune concede in concessione all’investitore l’area dello stadio. La durata della concessione dipenderà dall’ammontare dell’investimento e dagli anni necessari per rientrare.

E’ noto inoltre che Rinascita Basket ha manifestato l’interesse a riqualificare il palasport Flaminio per farci la casa del Basket riminese. Anche in questo caso la procedura è quella del project.

In questa occasione non parlerò dell’area ex questura vicino allo stadio. Rimango ai due ipotetici project. Dico subito per chiarezza che gli stadi e palazzetti dello sport non si rifanno senza importanti motori che possiamo chiamare immobiliari, oppure economici. Cambia poco. Si tratta di funzioni commerciali, direzionali e sportive profit (palestre e centri specializzati) che servono a far rientrare nelle spese chi investe. E’ sempre andata così con gli stadi fatti da privati, compreso il nuovo stadio della Juventus. Inevitabile che possa funzionare solo in questo modo. Per gli stadi prima citati si parla di funzioni private attorno ai 10-15mila mq. In questo caso gli interventi di riqualificazione sarebbero due (stadio e palasport). Quella parte della città è in grado di sostenere funzioni commerciali e direzionali capaci di soddisfare entrambi i project. Ovvio che la riqualificazione del palasport necessita di un motore economico più piccolo. Il sindaco di Rimini nel presentare questa opportunità per lo stadio è stato cauto. Credo faccia bene.

Alluvione. I meriti dello scampato pericolo a Rimini

Leggendo i commenti di questi giorni sull’alluvione, com’era facile prevedere siamo diventati tutti esperti di idraulica, di gestione dei fiumi, gestione delle frane. Normalmente siamo nel campo delle banalità, quando non si sconfina nella falsità più totale tipo scie chimiche o diga Ridracoli svuotata. A Rimini, che per fortuna non ha avuto particolari danni, invece è scattata la gara per attribuirsi il merito dell’allegamento scampato. Una corrente di pensiero lo spiega con il deviatore del Marecchia fatto a fine anni ’30. Da allora praticamente non si è fatto nulla se non il deviatore Ausa. Un’altra corrente di pensiero ritiene invece che tutto il merito vada al piano per la salvaguardia della balneazione (PSBO). Basterebbo un po’ più di equilibrio e di memoria storica per scoprire che negli ultimi 30 anni a Rimini si sono investiti centinaia di milioni di euro nel piano delle fognature. Dal nuovo depuratore e conseguente utilizzo del vecchio come vasca di laminazione, agli interventi a Rimini sud, a Santa Giustina, nella zona dell’ospedale o a San Giuliano Mare. E tanti altri interventi che hanno mitigato se non risolto punti critici a rischio allagamento. Oggi arriviamo con il PSBO. Sinceramente questa gara mi pare proprio poco utile, tanto meno mettersi medaglie prive di significato in una situazione climatica che potrebbero rendere insufficienti anche le tante opere realizzate a Rimini.

Il ponte slla SP49 sul fiume Marecchia

Gianni Indino e i conflitti d’interesse da presidente del CAAR

Avevo sollevato in più di una occasione il rischio di conflitto d’interessi tra il presidente di Confcommercio Rimini Gianni Indino con la presidenza del Centro Agro Alimentare (CAAR) da lui detenuta. Ricordo che il CAAR è per oltre il 59% di proprietà del Comune di Rimini. Avevo anche sollevato l’opportunità che i comunicati stampa del CAAR partissero dalla Confcommercio. Mi era stato risposto, informalmente, che era un modo per fare risparmiare il CAAR. Ora non so se il Centro Agroalimentare risparmia. L’unica cosa certa è che il CAAR paga alla Confcommercio di Rimini 8.500 euro all’anno per affidamento ufficio stampa, web e social. Il primo affidamento è avvenuto in modo fiduciario e quindi diretto il 21/10/2021. Il primo importo era di 7mila euro ora passati in poco più di un anno a 8.500 euro. Tutto regolare nella procedura, per carità; molto meno nella sostanza. Perché affidare direttamente alla Confcommercio e non fare una evidenza pubblica per verificare le proposte di altri professionisti? Non era forse una soluzione per evitare “facili” polemiche? Quanto spendeva il CAAR nel passato per l’ufficio stampa e il sito internet? Risposte doverose, anche se appare evidente che vi è un chiaro conflitto d’interessi. Per questa ragione penso che Gianni Indino farebbe bene a dimettersi.

Maurizio Melucci

Gianni Indino


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