Una serata di ‘Cantautoritratti.’ È quella che metteranno in scena, oggi sabato 17 febbraio, al Teatro CorTe di Coriano (inizio ore 21,15), gli attori/cantautori dell’Associazione Culturale Risuonarimini. Un concerto/spettacolo interamente dedicato alla musica autoriale italiana. Sul palco, artisti riminesi del calibro di Andrea Amati, Riccardo Amadei, Giuseppe Guarino, Lorenzo Semprini e Laura Benvenuti riveleranno il filo rosso che lega la loro produzione originale ai brani dei grandi autori italiani di ieri e di oggi come Fabrizio De Andrè, Bobo Rondelli, Luigi Tenco, Giorgio Gaber, Vinicio Capossela ed Enzo Jannacci. Un racconto di musica e parole, come spiega Laura Benvenuti (42 anni), da Rimini.
Laura, prima di tutto mi racconti quando hai iniziato a cantare?
«Ho iniziato a studiare da bambina pianoforte, canto e flauto traverso. Scrivo canzoni da quando ho 18 anni. Da circa 5 anni suono e canto con un trio e insieme portiamo sul palco i miei brani, contenuti nel mio ultimo disco intitolato ‘Un’idea’ e presentato lo scorso anno al Teatro CorTe, e altri di grandi cantautori che sono stati per me fonte di ispirazione. Il mio genere spazia dalla bossa nova al jazz, quindi le cover che realizzo sono riarrangiate e caratterizzate da queste sonorità».
Da quanto tempo fai parte dell’Associazione Risuona Rimini?
«Faccio parte dell’associazione Risuona Rimini da 4 anni. Questo è il link in cui potete trovare informazioni su di noi: https://www.facebook.com/risuonarimini/».
A chi è venuta in mente l’idea di portare in scena questo concerto/spettacolo?
«Cantautoritratti nasce da un’idea di Giuseppe Guarino, attualmente Presidente dell’associazione».
Cosa rappresentano questi cantautori per voi?
«Durante il concerto, che sarà presentato da Riccardo Maneglia e Andrea Rastelli, canteremo i nostri brani e quelli dei cantautori che sentiamo vicini per storia artistica e umana. È un modo per rendere omaggio a chi ci ha ispirato e ci ha accompagnato nel nostro processo di crescita umana e artistica. Siamo in cinque e ognuno di noi presenterà il suo stile e il suo mondo. Ciò che ci caratterizza è la nostra diversità come artisti, ma il nostro desiderio comune è di portare sul palco le nostre storie e quelle dei cantautori che amiamo senza antagonismo o bisogno di prevaricare uno sull’altro. Il nostro l’intento è quello di trasmettere un messaggio di unione e reciproco sostegno anche nelle diversità. Insomma il diverso che diventa valorizzazione di se stessi e dell’altro. Con i nostri pezzi raccontano spaccati della nostra vita e della nostra storia e in un certo senso questo diventa più complesso che cantare la storia e la vita di altr. Ma allo stesso tempo è anche l’occasione per condividere e donare qualcosa di nuovo al pubblico che ci segue. Quando si diventa interpreti, ci si fa portavoce dell’artista che si sta portando in scena e subentra la responsabilità di non ‘inquinare’ o invadere l’originalità del brano che si sta cantando, arrangiandolo secondo il nostro stile e il nostro modo di sentire».
Nell’attuale panorama artistico e musicale italiano esistono ancora artisti che possono essere definiti dei maestri e a cui ci si può ispirare?
«Esistono ancora cantautori a cui continuiamo a fare riferimento. Se vogliamo definirli ‘maestri’, in un certo senso, può starci. Ad oggi ne esistono, ma non sono sempre quelli che emergono dai talent o dalla TV. Spesso sono artisti meno noti o con meno visibilità, ma con tanto da dire. E sta nell’artista vero andarli a cercare per farsi contaminare e arricchire. Ciò che contraddistingue, a mio avviso, un artista e la curiosità e la ricerca intesa come viaggio dentro e fuori di sé. Oggi siamo abituati a successi facili e veloci spiattellati in TV e a quello spesso ci si ferma. Non sempre in questa superficialità è possibile pescare il nuovo ‘maestro’ anzi spesso non si trova affatto. La fonte di ispirazione si trova nei teatri, nei club, nei locali che ancora credono nei live».
Nicola Luccarelli