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Cara Esselunga, se la spesa è importante per te figurati quanto lo è per me


1 Ottobre 2023 / Lia Celi

Più della Nadef, più della guerra in Ucraina, più del bradisismo nella Terra dei Fuochi: il discusso spot Esselunga (o meglio: la bagarre social e cartacea accesa dallo spot Esselunga) ha oscurato sui media qualunque altra notizia, a cominciare dalla politica, tanto che per riuscire a far parlare di sé anche in questi giorni Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno dovuto commentare lo spot.

Non è poi così sorprendente: il cortometraggio che pubblicizza i supermercati di Caprotti è diventato esso stesso politica. Secondo alcuni veicola subdolamente un messaggio vicino all’ideologia conservatrice dell’attuale maggioranza di centrodestra (viva la famiglia tradizionale, il divorzio fa male ai bambini, le madri single sono così schizzate che non tengono d’occhio i figli al supermercato, ecc.), secondo altri è effettivamente così e gli sta benissimo perché hanno votato centrodestra, mentre altri ancora pensano che sia solo uno spot tenero e commovente e che bisogna essere marci dentro per vederci qualcos’altro.

Personalmente l’ho trovato soprattutto triste, dall’inizio alla fine, con quell’atmosfera mesta e sfigata da tipico film italiano con la coppietta borghese in crisi. Se almeno ci avessero fatto vedere che la famosa pesca (non ve lo sto a spiegare, tanto lo spot l’avrete già visto tutti, in tivù, su Instagram o su X) riesce davvero a riconciliare i genitori, come spera la bambina, avremmo avuto un lieto fine, melenso, va bene, ma un po’ rassicurante. Invece restiamo nell’incertezza: il papà telefonerà davvero alla mamma o lo ha detto solo per tacitare la piccola? E se telefona, come andrà a finire? Torneranno insieme o per la bambina sarà l’ennesima delusione che renderà suoi occhioni ancora più dolenti? Già è timida e quasi muta, si chiuderà in un silenzio impenetrabile e deciderà di smettere di crescere, come il piccolo Oskar del Tamburo di latta? O preferirà farsi mandare in collegio come il Pricò de I bambini ci guardano?

«Da noi ogni spesa è importante», ci dice la sovrimpressione al termine dello spot. Okay, cara Esselunga, se la spesa è importante per te figurati quanto lo è per me, con i prezzi aumentati del 30 per cento nell’ultimo anno. Ma tu nella tua pubblicità non mi hai parlato di spesa, nemmeno mi hai detto quanto costano le tue pesche al chilo, e nemmeno se davvero nei tuoi reparti ortofrutticoli l’igiene è l’ultimo dei problemi visto che, a quanto pare, si può prelevare la frutta senza guanto e collocarla sul nastro della cassa così nuda e cruda senza uno straccio di sacchetto.

Tu mi hai mostrato una famiglia divisa e una bambina che soffre e sogna che mamma e papà facciano la pace. Una situazione che mi farebbe venir voglia di finanziare un ente che assicura il supporto psicologico all’infanzia in difficoltà, non certo di correre all’Esselunga (anche perché da Rimini sarebbe una corsa molto più lunga della esse, il più vicino è a Bologna).

Sarò all’antica, sarò volgare, ma quel che mi invoglia ad andare in un supermercato è innanzitutto il buon rapporto qualità-prezzo dei prodotti, seguito dalla gradevolezza dell’ambiente e dall’atmosfera cordiale. Conta anche la certezza che quel che compro è sano e non ha una storia di coltivatori sottopagati e lavoratori sfruttati o l’impronta carbonica di un Suv. Ma forse, cara Esselunga, il tuo obiettivo era solo far parlare di te con un video. Vabbè, ci sei riuscita benissimo. Evidentemente, più che il supermercato, oggi preferisci fare l’influencer.

Lia Celi