HomeLA LETTERA“Che delusione all’Ospedale di Rimini”


“Che delusione all’Ospedale di Rimini”


18 Febbraio 2023 / Redazione

Delusione di una cittadina che ha sempre creduto, scelto e difeso la sanità pubblica rispetto a quella privata.
Il giorno 16/02 io e mia figlia siamo partite alle 10:20 per Rimini per visita oculistica: appuntamento la prima alle h. 11:30, la seconda alle h.12:00.

Arrivate di fronte alla porta che immette negli ambulatori alle 11:20 ci siamo messe in attesa perché altre persone erano già lì e sulla porta era scritto bene in evidenza “Non bussare, visita in corso”. Da quella porta poco dopo è uscito un operatore. Abbiamo quindi pensato che, non potendo accedere noi direttamente, saremmo stati chiamati secondo l’orario dell’appuntamento. Ogni tanto in effetti veniva un operatore a chiamare il successivo, che però noi non sapevamo per quale visita venisse chiamato perché eravamo tutti insieme, chi per visita oculistica, chi per laser, chi per visita ortottica o pronto soccorso oculistico.

Si è fatto mezzogiorno, la mezza, quasi l’una. A quel punto, essendo uscito un infermiere, abbiamo chiesto quanto avremmo dovuto ancora sp​_ettare. Ci ha detto di entrare nel corridoio degli ambulatori e di aspettare davanti all’ambulatorio n.7, che aveva la porta chiusa.

Dopo dieci minuti di attesa esce una paziente che richiude la porta dietro di sè e nessuno dall’interno invita qualcuno ad entrare. Dopo altri dieci minuti dalla porta attigua esce la dottoressa oculista che cerca la paziente di prima. Ci siamo avvicinate alla dottoressa per sapere quando ci avrebbe visitate ma la dottoressa ci ha risposto che lei aveva finito il turno, che aveva la pausa pranzo e doveva riprendere alle 14:15 con altri pazienti. Ci ha quindi detto che dovevamo riprendere l’appuntamento perché non era colpa sua se non eravamo davanti all’ambulatorio n.7 all’orario previsto. Le abbiamo spiegato che eravamo nell’altra stanza perché c’è il cartello che vieta l’accesso al corridoio degli ambulatori e che aspettavamo la chiamata, come ogni persona educata a rispettare le regole. Ci ha risposto con arroganza che non è suo compito andare sulla porta a chiamare il paziente. Così dopo più di tre ore siamo tornate a casa, senza aver effettuato la visita.

Se considero il tempo perso, il ticket già pagato e le spese auto diventa per me naturale pensare al servizio privato.
Insomma piano

Delusione di una cittadina che ha sempre creduto, scelto e difeso la sanità pubblica rispetto a quella privata.

Il giorno 16/02 io e mia figlia siamo partite alle 10:20 per Rimini per visita oculistica: appuntamento la prima alle h. 11:30, la seconda alle h.12:00.

Arrivate di fronte alla porta che immette negli ambulatori alle 11:20 ci siamo messe in attesa perché altre persone erano già lì e sulla porta era scritto bene in evidenza “Non bussare, visita in corso”. Da quella porta poco dopo è uscito un operatore. Abbiamo quindi pensato che, non potendo accedere noi direttamente, saremmo stati chiamati secondo l’orario dell’appuntamento. Ogni tanto in effetti veniva un operatore a chiamare il successivo, che però noi non sapevamo per quale visita venisse chiamato perché eravamo tutti insieme, chi per visita oculistica, chi per laser, chi per visita ortottica o pronto soccorso oculistico.

Si è fatto mezzogiorno, la mezza, quasi l’una. A quel punto, essendo uscito un infermiere, abbiamo chiesto quanto avremmo dovuto ancora spettare. Ci ha detto di entrare nel corridoio degli ambulatori e di aspettare davanti all’ambulatorio n.7, che aveva la porta chiusa.

Dopo dieci minuti di attesa esce una paziente che richiude la porta dietro di sè e nessuno dall’interno invita qualcuno ad entrare. Dopo altri dieci minuti dalla porta attigua​ esce la dottoressa oculista che cerca la paziente di prima. Ci siamo avvicinate alla dottoressa per sapere quando ci avrebbe visitate ma la dottoressa ci ha risposto che lei aveva finito il turno, che aveva la pausa pranzo e doveva riprendere alle 14:15 con altri pazienti. Ci ha quindi detto che dovevamo riprendere l’appuntamento perché non era colpa sua se non eravamo davanti all’ambulatorio n.7 all’orario previsto.

Le abbiamo spiegato che eravamo nell’altra stanza perché c’è il cartello che vieta l’accesso al corridoio degli ambulatori e che aspettavamo la chiamata, come ogni persona educata a rispettare le regole. Ci ha risposto con arroganza che non è suo compito andare sulla porta a chiamare il paziente. Così dopo più di tre ore siamo tornate a casa, senza aver effettuato la visita.

Se considero il tempo perso, il ticket già pagato e le spese auto diventa per me naturale pensare al servizio privato.

Insomma piano piano (ma neanche tanto) si sta smantellando il sistema sanitario nazionale.

Non è forse questo che i nostri governati vogliono?

(Lettera firmata)