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Che fatica fare il sindaco di Predappio


10 Novembre 2019 / Lia Celi

Non dev’essere facile fare il sindaco di Predappio, a qualunque partito si appartenga. Voglio dire, tutti i paesi della Romagna hanno qualche specialità, in genere simpatica: Brisighella ha l’olio e i frustatori, Bertinoro ha la colonna dell’ospitalità e il vino, Sarsina ha san Vicinio, Plauto e la pagnotta, Forlimpopoli ha Artusi, Marradi ha le castagne, Gambettola ha la Tecnogym, Savignano ha il Rubicone, anche se oggi si mette in dubbio che quello sia stato davvero il fatale fiume di Cesare.

Predappio è famosa per una cosa sola. E molto imbarazzante, per la maggior parte della gente civile. Eppure quella cosa lì è un volano per l’economia locale, e non si può sputare nel piatto in cui si mangia. E’ un problema analogo a quello di Las Vegas: se metti al bando gioco d’azzardo e prostituzione la città va in malora. E pure Predappio, se gli togli il business intorno alla Buonanima, che gli resta?

Il vero problema è che lui, il mortaccione che riposa nella cripta del cimitero di San Cassiano, il vero primo cittadino di Predappio. L’inquilino di palazzo Varano, che sia di destra o di sinistra, è solo un facente funzione, un plenipotenziario, un vice. Più si è sdoganato il fascismo, anzi, il ducismo (perché il fascismo è stato tante altre cose, che per essere capite richiederebbero di aprire qualche libro, esercizio fuori dalla portata degli esagitati fan del Mascellone), tanto più è impallidita la figura del sindaco, declassato a ciambellano del defunto e dei suoi congiunti.

Se è di sinistra, cammina sulle uova, cercando di salvare capra e cavoli, cioè la fedeltà ai valori democratici e i cortei di energumeni in camicia nera, ma è come essere il sindaco di Disneyland quando Topolino ti sta sui maroni e hai sempre preferito i cartoni della Warner Bros.

Se il sindaco è di destra, come Roberto Canali, ha meno scrupoli, si ingegna di far debordare il clima fascista dal cimitero al paese tutto, e nega il contributo del comune al viaggio d’istruzione ad Auschwitz di due ragazzi. Motivo: il viaggio non prevede soste alle foibe e ai gulag, e quindi sminuisce le vittime del comunismo come fossero di serie B.

Che delicatezza politicamente corretta! Peccato che la destra se la scordi quando si passa dalla politica alla religione e riconosca dignità solo al cattolicesimo, guai a tener conto anche delle altre. Ma il vero problema è un altro. Quand’è successo che in Italia la memoria delle persecuzioni naziste è diventata un’esclusiva della sinistra?

Mah. I campi di sterminio dell’Est furono liberati dai russi, ma Dachau e Bergen dagli americani. A combattere Hitler c’era sì Stalin, ma dalla stessa parte c’erano Churchill, il generale De Gaulle e il futuro presidente repubblicano Eisenhower, tre conservatori doc. Era Churchill che nel 1945 avrebbe voluto trasformare la Germania in un immenso campo di patate, mica Togliatti.

E infatti questa faccenda di Predappio, così come la scorta a Liliana Segre, ci sta facendo fare una figura di cacca davanti a tutto il mondo, a cominciare da America e Inghilterra. Se ne parla anche in Germania, dove il consiglio comunale di Dresda ha dichiarato lo “stato d’emergenza nazismo” a causa dell’atmosfera di violenza e disumanità fomentata da movimenti neonazisti.

Perché a differenza di quel che pensa Salvini, certe cose non sono «sepolte dal passato» – o meglio, sì, sono sepolte, ma non basta seppellire per dimenticare. Altrimenti alla cripta di San Cassiano ci andrebbe solo Alessandra con la famiglia, il 2 novembre.

Lia Celi