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Chi era davvero Cristina


13 Aprile 2017 / Paolo Zaghini

“Santarcangelo è una cittadina molto bella, ma anche un po’ strana. Basti dire che il Sindaco è una ragazza che va in giro in bicicletta”. Questo è quanto scritto da un bambino di una scuola elementare in gita scolastica nella città clementina nel tema assegnato dalla maestra per raccontare l’esperienza vissuta.

Cristina Garattoni era innamorata della sua città, amava la piazza, le strette vie del Centro storico dove era nata, il Festival del Teatro era una sua passione. Cristina interpretava la politica come servizio, come strumento per mettersi a disposizione degli altri. E gli anni da Sindaco di Santarcangelo di Romagna sono stati nella storia della sua vita politico-amministrativa quelli di maggiore espressione ed intensità.

Ma chi era Cristina, questa giovane donna morta troppo presto a soli 44 anni, stroncata da un ictus cerebrale il 9 luglio 1996?

Era nata a San Justo, in Argentina, l’1 novembre 1952. Laureata in pedagogia, lavora alla fine degli anni ’70 prima come insegnante nelle scuole elementari e poi come responsabile dei Servizi scolastici di Santarcangelo.

Si era iscritta al PCI nel 1978. Nel 1985 viene eletta nelle liste del PCI in Consiglio Comunale e diventa Assessore alla cultura con il Sindaco Giancarlo Zoffoli. Approda poi come giornalista al quotidiano comunista L’Unità nel 1984; lascerà il 21 novembre 1988 quando sarà eletta Sindaco. Nelle elezioni del 1990 venne confermata nell’incarico che manterrà sino ad aprile 1995. Negli anni del suo incarico da Sindaco assunse anche la Presidenza di Santarcangelo dei Teatri. Alla fine del suo mandato, Cristina andò a lavorare presso la CGIL, occupandosi della Camera del Lavoro di Coriano.

Eletta nel 1995 nel primo Consiglio provinciale di Rimini, a gennaio 1996 ne diventa il Presidente.

Poi quella maledetta sera di domenica 7 luglio 1996 quando, in Piazza in attesa di andare a vedere uno spettacolo del Festival, un malore improvviso la tolse alla famiglia, agli amici, alla sua Città due giorni dopo. Un ultimo gesto generoso poi da parte della famiglia che consentì l’espianto degli organi di Cristina per donare nuove vite ad altri.

Dagli articoli e dai commenti apparsi nei giorni della sua scomparsa, abbiamo provato a estrapolare il senso di una giovane vita improvvisamente interrotta.

Scrisse L’Unità il 10 luglio 1996: “Cristina senza età. Quarant’anni passati da un pezzo e la stessa faccia sbarazzina. Scorza dura per proteggere fragilità e passioni di una donna che, in politica e nel privato, ‘non staccava mai la spina’. [Quelli da Sindaco] furono anni duri. Tante amarezze, tanti successi. La città la mise alla prova, a volte la criticò. Adesso la piange con commozione sincera, in attesa di salutarla per l’ultima volta”.

Sergio Gambini, segretario del PCI dal 1985 al 1991, così la ricordò: “Quante volte abbiamo sorriso assieme della sua scelta di fare politica? Aveva abbandonato nell’84 il suo posto ‘sicuro’, quello che le derivava da un concorso vinto brillantemente, per dedicarsi a tempo pieno alla politica. Si era ritrovata funzionaria di partito negli anni in cui la Federazione faceva fatica a pagare gli stipendi. Quanti sorrisi amari Cristina per le caricature che ci siamo sentiti appiccicare tante volte negli ultimi anni sui ‘mandarini’ e sui privilegi dei funzionari? L’aveva spinta a quei ‘privilegi’ una passione politica autentica, non esibita inutilmente, coltivata con pudore, alimentata da uno spirito di servizio vero, che non conosceva il significato della parola ambizione. L’ambizione personale, quella a Cristina le è sempre mancata”.

Dieci anni dopo, nel Consiglio Comunale dell’1 luglio 2006, che volle commemorare l’anniversario della sua scomparsa, Renzo Casadei, presidente del Consiglio, così la ricordò: “una persona schiva e riservata era Cristina, aliena ai grandi riflettori e alle luci di scena. Cristina poneva sempre la sua presenza non al centro dell’attenzione ma mescolata, in modo anche impercettibile, nel contesto della situazione di cui di volta in volta si è trovata a doversi misurare (…). Dieci anni possono sembrare tanti. In realtà se riferiti a Cristina sono volati in un attimo, tanto ancora oggi è forte la sua presenza nei nostri pensieri, tanto è scolpita la sua immagine nei nostri cuori. Mi ritornano alla mente momenti di straordinario impegno e di esaltazione per tante battaglie condotte insieme che ci davano la sensazione, ancorchè giovani, di essere parte attiva e militante di un mondo che si volgeva a non pochi cambiamenti. (…). La grande lezione che ci ha insegnato: mettersi a disposizione con umiltà e discrezione, cercando sempre di mantenere un filo diretto con tutta la sua gente”.

Piero Dellapasqua, consigliere DS, nel Consiglio Comunale dell’1 luglio 2006: Cristina “era molto attenta nello stimolare i valori cari della sinistra. Quanta energia ha speso per i problemi legati al sociale, alla sanità, al volontariato. Sosteneva che una politica era di sinistra se sapeva cogliere e dare risposte ai bisogni della gente, della propria comunità. La Banca del Tempo è stata una sua idea, una sua invenzione”. La Banca del Tempo consiste nel mettere a disposizione della ‘banca’ una parte del proprio tempo, da scambiare con quello di altri. Fu una iniziativa di cui si parlò in tutta Italia e all’estero, apprezzata e studiata.

Lorenza Lavosi su Il Resto del Carlino: “La vita della Garattoni è tutta intrecciata a quella del PCI prima, e del PDS poi. Proprio come un ‘soldatino’, ferma nei suoi ideali, ha sempre fatto quello che il partito le ha chiesto, senza mai protestare, senza mai chiedere di più. E il partito le ha chiesto spesso scelte scomode, rinunce, sacrifici. Come quando le ragioni delle alleanze le hanno fatto cedere la poltrona di primo cittadino al PPI”. O come quando “il partito la chiamò a fare l’assessore alla cultura a Santarcangelo prima, e poi il Sindaco, non esitò neppure a lasciare la sua passione, la macchina da scrivere” rinunciando “a una delle esperienze più gratificanti della sua vita: i quattro anni passati alla redazione de L’Unità dall’84 all’88”. “Una macchina sulla quale pigiava energicamente i tasti con piccole pause dedicate alla riflessione, durante le quali si stropicciava le mani. Immancabile la sigaretta in bocca. Fisico minuto e capelli corti alla francese, per rilassarsi si dedica al giardinaggio”.

Rita Giannini su Il Corriere di Rimini: “E’ stato l’abbraccio di tutta la città, quello che ha stretto Cristina Garattoni ieri, nell’attimo dell’ultimo saluto, quello più triste, più disarmante, quello che fa chiudere la gola a ogni parola. Cristina era schiva, non amava essere al centro dell’attenzione ma saprà perdonare la folla che ininterrottamente ha presidiato la camera ardente e che l’ha accompagnata, attraverso la sua Santarcangelo, fino all’ultima dimora. Un corteo lunghissimo con le autorità, quelle istituzionali, politiche, i colleghi Sindaci e i consiglieri della Provincia e con la sua gente, i suoi concittadini che l’hanno conosciuta e l’hanno vista tante volte n piazza Ganganelli e per le strade di Santarcangelo in bicicletta”.

Infine il ricordo di Nando Piccari fatto nell’orazione funebre in ricordo di Cristina davanti a migliaia di persone a Santarcangelo: “Un personaggio complesso e ricco di stimolanti sfaccettature, molto diverso da ‘quel soldatino ubbidiente’ che qualcuno, tratto in inganno dal suo grande senso del dovere, ha creduto talvolta di poter scorgere in lei. Quel senso del dovere, invece, costituiva una sorta di consapevole autodifesa, un elemento d’ordine che si era imposta perché altrimenti, come lei stessa diceva di sé, la sua innata curiosità l’avrebbe istintivamente portata a voler abbracciare disordinatamente troppe cose del mondo”. E concludeva citando i versi che Tonino Guerra aveva voluto dedicarle: “nei luccicori della fontana in piazza grande / ricorderemo per sempre il tuo sorriso”.

Ho scelto fra le tante foto pubbliche solo alcune foto private, singole, di Cristina. Ringrazio Meris Soldati, sua amica di una vita, di avermele messe a disposizione.

Paolo Zaghini

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