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Ciao maestra Delia, che ci hai lasciati a 99 anni

Venerdì scorso, ero assente da Rimini, ricevo una telefonata da Marco Bruscolini.

Ho immaginato subito di cosa si trattasse. Era da tempo che non ci sentivamo, tuttavia mi tenevo in contatto con lui, per aver notizie sulla salute di sua madre, la sua e la mia maestra di Coriano nei primi anni ’50: Delia Fagioli Bruscolini.

Mi informava che la nostra maestra, all’età di 99 anni, ci aveva lasciati per sempre.

Ho provato una grande tristezza e ancor di più perché non mi sarebbe stato possibile partecipare al suo funerale. Ho espresso a Marco il mio dolore e dispiacere. Andavo a trovarla quasi ogni anno, il 6 aprile, giorno del suo compleanno. L’anno scorso non ci andai, cosicché quella fu l’ultima volta che la vidi.

L’anno prima ci ero andato con mia figlia Gianna e i miei due nipotini Anita e Tito. Quando gli dissi che andavamo a trovare la mia maestra, non mi credettero. Mi accolse col suo solito sorriso raggiante: proprio raggiante. Allegra, affettuosa, sia con me, che con Gianna e i miei nipotini, ai quali offrì caramelle e cioccolatini. Li mise subito a loro agio. “Che buona maestra ha il nonno!” avranno pensato.

Raccontò loro, che non era riuscita mai a spiegarmi cosa fosse un semaforo. Lo capii solo quando arrivai a Rimini, nell’ottobre del 1952. Sono cose, che insieme ad altre ho scritto su di lei in un libro auto-biografico, che verrà presentato nel pomeriggio del 2 dicembre, proprio a Coriano, nel Teatro Comunale.

Ho sperato fino all’ultimo che, a quel giorno ci arrivasse, e le avrei telefonato. fra non molto, per sapere come stava e per chiederle di rivederla ancora fra noi, con me, con Marco e con i suo “alunni”.

Non è stato così, purtroppo, e non avendola potuto salutare, in questi giorni di lutto, mi è stato risparmiato di non aver vissuto, dal vivo, quei momenti di tristezza e di dolore, inevitabili, che ti toccano quando saluti, per l’ultima volta, una persona alla quale hai voluto bene, e sapevi che anche lei te ne voleva.

E’ stata una buona e brava maestra, severa quel tanto che bastasse, consapevole che più della metà delle sue classi erano formate da figli di contadini, braccianti, disoccupati e povera gente, che conducevano una vita stentata in una frazione di campagna, durante e dopo la guerra, dove c’era solo miseria.

Il destino, avrà pensato la mia maestra, sarà già stato fin troppo severo, con buona parte dei suoi alunni e quindi bastava questo.

E Delia, la nostra brava maestra lo aveva capito e a volte ci diceva che ci voleva molto bene a tutti noi.

La scuola possono farcela odiare per sempre o viceversa. La mia maestra me l’ha fatta amare e questo mi ha salvato in momenti durissimi, durante tutti quegli anni che poi ho trascorso sui banchi di scuola.

Ci davamo del tu quando andavo a trovarla. Eravamo diventati amici, anche per la lunga e sincera amicizia e militanza politica con Marco, suo figlio e suo alunno col quale andavamo a scuola insieme.

Parlavamo ormai di tutto, come si fra persone adulte, ed eravamo diventati anche amici.
Una maestra e persona che ha dato un senso profondo alla sua vita e nel far questo credo lo abbia fatto per trasmetterlo, come educatrice e come mamma, alle centinaia di bambini che si è vista passare davanti.

Quando sento il bisogno di ricordare una persona cara che ci ha lasciati mi viene sempre in mente la frase che dicono gli alpini quando muore uno di loro: “E’andato avanti”.

Anche tu cara maestra e cara Delia “sei andata avanti”. Cosa dirti se non che, di te, mi ricorderò con grande stima e affetto fino a quando “andrò avanti” anch’io.

Continua a volerci bene, ne abbiamo bisogno in tempi come questi dove la violenza, l’intolleranza, l’egoismo, la volgarità e peggio di tutte, l’indifferenza sembrano diventate cose normali.

Ciao Maestra

Giorgio Giovagnoli

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