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Da un Natale all’altro sperando nell’anno che verrà


25 Dicembre 2021 / Lia Celi

Facciamo un gioco tipo Settimana Enigmistica. Fra questo secondo Natale targato Covid e il primo ci sono alcune differenze: proviamo a scoprirle insieme.

Alcune sono fatte di numeri: quello di vittime giornaliere, che nel 2021 sono un terzo di quelle dell’anno scorso; quello dei nuovi casi, che è triplicato, ma a fronte di un numero di tamponi che è dieci volte quello del 2020. Altre sono molto evidenti: si è festeggiato in casa, ma senza limiti ai commensali, oppure in un locale, opzione proibitissima dodici mesi fa; ma sono anche aumentate le famiglie che non si sono potute permettere né regali né cenoni, perché nell’Italia della Grande Ripresa c’è chi ha perso lavoro e certezze.

E ci sono differenze invisibili, cambiamenti che si sono prodotti dentro di noi e hanno dato un sapore diverso, non sempre migliore, alle celebrazioni natalizie. A generarli non è stato il Covid, ma, paradossalmente, ciò che un anno fa tutti attendevamo trepidanti, convinti che ci avrebbe redento dalla pandemia e da tutte le sue restrizioni: il vaccino, le cui somministrazioni sarebbero iniziate solo dopo le feste.

In meno di dodici mesi gli italiani sono diventati sì uno dei popoli più immunizzati d’Europa, ma anche dei più divisi. Vabbè che non ci voleva molto, fa parte del nostro carattere nazionale dai tempi dei guelfi e ghibellini, solo che in questo caso la contesa non è fra i sostenitori del papa e dell’imperatore – sul tema vaccini potere laico e religioso sono concordi – ma fra chi si fida della scienza e chi della pseudoscienza.

Le fratture corrono anche all’interno delle famiglie, e proprio durante le feste di Natale, con il loro calendario di pranzi, cene e riunioni, diventano più roventi. Il caso più frequente è la famiglia di vaccinati con seconda o terza dose, con uno o due anziani fragili, che deve gestire il parente no-vax, o addirittura un intero ramo di parentela: invitarli previo tampone o lasciarli a casa? È possibile rilassarsi intorno alla zuppiera dei cappelletti in brodo quando pensi che il tuo vicino sia un potenziale untore con il QI di uno scemo del villaggio dell’anno Mille e lui pensa che tu sia un povero grullo plagiato da Big Pharma e controllato a distanza dai Rotschild?

Più raramente, si verifica anche la situazione contraria: famiglia di no-vax che ostracizza l’unico cugino convertito ai vaccini e già lo piange per morto perché vittima di una macchinazione per lo sterminio dell’80 per cento dell’umanità, come sostiene il sito complottista di Dino Tinelli.

Poi ci sono anche casi come il mio: clan tutto di entusiasti vaccinisti, ma diviso fra prudenti e ultra-prudenti, quindi accesso al cenone solo con esibizione di tampone negativo anche se tutti abbiamo in tasca il super Green pass: fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio anche quando si porta lo stesso cognome.

Ma la malinconia più nera arriverà il 31 dicembre, quando ci affacceremo, in debito di ottimismo, su un anno che si profila un po’ troppo somigliante a quello che ci lasciamo alle spalle. Speriamo che il 2022 ci smentisca quanto prima.

Lia Celi