Sono passati dieci anni dal 13 gennaio dal naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio. Era il 2012 e in quelle acque morirono 32 persone tra equipaggio e passeggeri della nave crociera partita da Civitavecchia e diretta a Savona, ultima tappa di un lungo viaggio. La tragedia lasciò sgomento il Paese incredulo per quanto era accaduto anche al netto delle vicende giudiziarie che senz’altro meritano un capitolo a parte rispetto alla commemorazione del dramma.
Un inchino azzardato e scellerato a pochi metri dagli speroni rocciosi, l’urto con gli scogli e poi quell’urto fatale. C’erano anche alcuni riminesi quella notte: sulla Costa Concordia persero la vita Williams e Dayana Arlotti, padre e figlia. Lui 37enne lei di soli cinque anni, la vita più giovane inghiottita dalle acque: lei e il padre che aveva deciso di partire in crociera dopo aver superato una brutta malattia affogarono tra il ponte tre e il ponte 4 nel tentativo disperato di raggiungere una delle scialuppe che facevano la spola tra la costa e la nave in malora.
C’erano anche quella notte, Michela Maroncelli, la compagna di Williams Arlotti, sopravvissuta dopo aver perso di vista lui e la bimba e i tre fratelli Brolli. Federica, Vanessa e Omar: riuscirono a salvarsi. Omar, all’epoca 19enne riuscì a mettere al sicuro i nonni e anche altri anziani disabili capitati nella sventura.
“Uno dei più grossi rimpianti – hanno raccontato – è stato quello di non andare a trovare i parenti di Williams e della piccola Dayana“. Negli ultimi giorni la vicenda loro e di tanti altri naufraghi è stata raccontata con le loro voci da Pablo Trincia nel podcast “Il dito di Dio”. Lo stesso autore del documentario li ha invitati a tornare all’Isola del Giglio questa mattina quando istituzioni locali e non solo hanno commemorato le vittime del naufragio.
Oggi, Federica, Omar e Vanessa sono tornati dopo dieci anni nel luogo che ancora oggi è simbolo del peggiore incubo vissuto nella loro vita. Hanno reso omaggio anche ai loro quasi concittadini, Williams e Dayana. “Dopo la tragedia ci siamo chiusi in noi stessi. Morì nostro padre e morì anche il nonno dopo la chiusura delle avvità che aveva in Germania. D’altra parte è arrivato anche il momento di dire che ognuno di noi sta riuscendo a costruire la sua vita”.
Di quell’incubo – spiegano – ricordano ancora un particolare “l’egoismo che può governare uomini e donne in momenti come quello, quando quasi tutti pensavano solo a salvarsi”.
Quanto a Williams e Dayana Arlotti, i loro corpi furono rinvenuti il 23 febbraio, 1 mese e dieci giorni dopo il naufragio. I funerali furono celebrati dal vescovo Francesco Lambiasi al duomo di Rimini il 20 marzo dopo una processione partecipata che percorse il centro storico dalla chiesa del suffragio alla cattedrale. C’era anche l’allora capo della Protezione Civile Franco Gabrielli.
Presente anche oggi al Giglio (in veste di Sottosegretario alla presidenza del consiglio) . Vale riprendere le parole pronunciate sull’isola dopo il suono delle sirene delle navi in memoria delle vittime, in conclusione. “Il disastro della Costa Concordia a 10 anni dalla tragedia ci insegna che si possono fare degli errori tragici e anche sistemici, perché ritengo che c’è un responsabile penale ma ci sono anche altri responsabili di questa tragedia. E ci insegna che è possibile riscattarsi, porre rimedio agli errori, e anche che laddove si realizzano corrette sinergie si possono conseguire cose straordinarie”.
In copertina Williams e Dayana Arlotti.