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Eh la Peppa quante famiglie!


11 Settembre 2022 / Nando Piccari

“Eh, la Peppa!”. Anche se caduta un po’ in disuso, era questa fino a ieri soltanto un’esclamazione spontanea per esprimere sorpresa, fastidio o disappunto di fronte a palesi esagerazioni, viste o ascoltate.
Ma da qualche giorno è qualcosa di più, poiché “Eh, la Peppa!” è diventato anche un punto qualificante del programma elettorale di Fratelli d’Italia.

Tutta colpa di Peppa Pig, il divertente cartone animato che i più piccoli adorano e che noi nonni ci divertiamo a guardare insieme a loro. I cui autori l’hanno davvero fatta grossa, lasciandosi andare alla sfrontatezza di portare in scena Penny Polar Bear, un nuovo amico della simpatica maialina, il quale anziché vergognarsene, ha l’ardire di presentare il suo status anagrafico come se fosse “normale”: «Io vivo con la mia mamma e l’altra mia mamma. Una mamma fa il dottore, l’altra cucina spaghetti. E io adoro gli spaghetti».

La Rai, che ha mandato in onda le serie precedenti di Peppa Pig, potrebbe trasmettere questa nuova solo a ottobre, per questioni legate alla tempistica dell’acquisto dei diritti.

Ma la fiamma tricolore sta già facendo fuoco con il suo responsabile cultura (non ridete) che si chiama Federico Mollicone (evitare le rime), il quale s’è adontato per la «inaccettabile scelta di inserire un personaggio con due mamme; chiediamo alla Rai di non trasmettere l’episodio in questione su nessun canale o piattaforma web».

In fondo, c’è bisogno che i piccoli perdano tempo a guardare i cartoni animati in televisione? Non si fa prima a dar loro in mano un telefonino perché comincino a spatacarci dentro fin dalla tenera età?
Di questa uscita del Mollicone sarà stata contenta la sua capa, la quale nei giorni scorsi si era pronunciata con virile determinazione su alcune problematiche riguardanti le nuove generazioni.
Con la sensibilità sociale di un dinosauro, aveva elencato le “devianze giovanili” che, nella tragica eventualità di un suo arrivo al governo, lei reprimerebbe senza remore.

A bullismo, babygang, droga, alcolismo, tabagismo e ludopatia ha così accomunato pure autolesionismo, obesità, anoressia e hikikomori, la nevrosi che porta a racchiudere la propria esistenza esclusivamente entro le mura domestiche.
Non contenta, la Meloni s’è pure lasciata andare ad una stroncatura della “casa famiglia”, immaginandola come uno di quegli “orfanatrofi lager” di cui Don Oreste ha sempre perorato la chiusura, nel mentre creava le “Case Famiglia” che portano il nome della sua “Giovanni XXIII”.

Poteva Salvini rinunciare a dire la sua su Peppa Pig, lasciandosi così fregare dalla Meloni? Certamente no: «Giù le mani da Peppa Pig, da Masha e Orso e da Cenerentola – è stato il suo commento – Io lascerei ai bimbi il diritto di godersi i cartoni animati, le fiabe che si guardano e si vedono da una vita senza che ci siano innovazioni che interessano più gli adulti dei bimbi».
In fondo anche lui fa parte del rinomato club “Dio, Patria, Famiglia”, pur essendone diventato socio un po’ di straforo.

Sì, perché riguardo a Dio lui è cresciuto a Pontida, dove insieme ad altre stronzate i leghisti adoravano il “dio Po”, di cui bevevano per devozione l’acqua inquinata. Il fatto che con i suoi ostentati sbaciucchiamenti di rosari e madonnine si sia oggi camuffato, come lui dice, da «buon cattolico», è un po’ come se Rocco Siffredi si mettesse all’improvviso a enfatizzare il valore dell’astinenza.

Per quanto si riferisce alla Patria, a parte i canti razzisti allo stadio contro i meridionali, le magliette e le trasmissioni a Radio Padania piene di insulti alla bandiera italiana, occorre non dimenticare che nel 2013 lui è stato eletto segretario di un partito il quale, fino a un anno fa, nel suo statuto si definiva «una associazione che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana».
Le sue prediche a proposito della famiglia assomigliano poi a delle gags comiche. Quante volte l’abbiamo udito tuonare contro la famiglia gender, perché i figli debbono avere un padre e una madre? Peccato che i suoi abbiano un padre e tre madri, al punto che dovrebbe cambiare lo slogan in “Dio, Patria, Famiglie”.

Bisogna però riconoscere che lui si interessa parecchio alla condizione e ai problemi dei ragazzi, fin dalla scuola elementare. Si batte come un leone per dire no all’introduzione dell’educazione sessuale in quinta. S’è scagliato contro un dirigente scolastico di Pistoia il quale aveva disposto che tutti indossassero un grembiule di identico colore, anziché azzurro per i maschietti e rosa per le femminucce. Non se l’è cavata meglio un suo collega di Grosseto, che ha previsto «l’idiozia totale» dei bagni unisex.

Insomma, se vincerà il centrodestra per i ragazzi e il loro stare a scuola sarà una bella rivoluzione. È probabile che il Santo Crociato Pillon voglia ripristinare la rieducazione forzata dei mancini (come è successo a me nel 1954) perché la sinistra “è la mano del diavolo”.
L’appello di alunni e studenti avverrà chiamandoli col nome di battesimo, poiché un giorno in cui aveva ecceduto di mojto, Salvini ha capito che ricorrere al cognome, come si è sempre fatto fin dall’antichità, è un eccessivo riguardo a qualche bambino «che magari a sette anni si sente fluido. Questo non è futuro ma una follia assoluta».
Effettueranno servizio volontario a scuola i seguaci di Adinolfi e quelli di “Pro Vita e Famiglia”, i quali provvederanno ad ammonire i ragazzi in età adolescenziale a non stare chiusi troppo a lungo in bagno, per non correre il pericolo di diventare ciechi.

Raggiunta la “giovinezza giovinezza, primavera di bellezza”, poi tutti i maschietti a sparare durante il servizio militare obbligatorio.
Non prima di essersi però allenati a questa felice esperienza già in ambito scolastico, al sabato pomeriggio.
Anche se non possono permettersi di dirlo apertamente, non pochi meloniani vorrebbero chiamare l’appuntamento “Sabato non più fascista del tutto, ma un po’ sì”. Mentre Salvini sarebbe invece per battezzarlo senz’altro “Sabato leghista”.
È probabile che trovino una mediazione in “Sabato fancazzista”.

Nando Piccari

Post scriptum
Due somarelli, dei quali solo uno fa il sindaco


Il Sindaco di Pennabilli ha sentito il bisogno di farsi ritrarre in sella a un asino, mentre con aria minacciosa impugna un’ascia. Il motivo della pagliacciata? «Volevo solo ribadire che noi amministratori siamo pronti a lottare per il bene dei cittadini, per il nostro territorio. Io sono un condottiero. Un condottiero l’ascia la deve avere».