Eron ormai è di casa nelle gallerie di tutto il mondo, ma non abbandona la strada. All’età di 15 anni ha iniziato a percorrere il suo quartiere di Rimini, spesso di notte, con gli amici della 38 Squad. Armati di bomboletta spray per lasciare un po’ di bellezza sui muri più dimenticati, come la stazione della Rimini- San Marino o l’ex dancing Confidential. Chi li scambiava per scarabocchi indecifrabili ancora non sapeva nulla di Graffiti, o Writing, né di Arte Urbana (Urban Art). I Writers avevano iniziato a usare come tela l’intero tessuto urbano, trasformando il degrado in qualcosa di straordinario e mai visto. Con un codice ben preciso: non scrivere su monumenti, o muri puliti, o nuovi; usare se possibile bombolette senza Cfc (che ancora non era fuori legge); essere però “illegali“, cioè andare anche dove non si dovrebbe (a patto di non causare danni), come i greti delle ferrovie e i depositi abbandonati.
Attraverso questa espressione di pura creatività, alimentata da colori, forme e rappresentazioni sensazionali, sono riusciti a far rimanere a bocca aperta milioni di persone. Il Writing si è sviluppato nei quartieri più poveri di New York negli anni ’70. Fra i primi a raccogliere la sfida in Italia, proprio quella banda di ragazzini riminesi. Poi ciascuno crescendo ha preso la sua strada. Eron sulla strada è rimasto, con la sua bomboletta e il suo tocco inconfondibile. Ma è anche andato oltre, fino a opere come Forever and ever… nei secoli dei secoli, un trompe l’oeil (tecnica che induce nell’osservatore, l’illusione di stare guardando oggetti reali e tridimensionali), sul soffitto della Chiesa di San Martino in Riparotta a Rimini (2010). O come le recenti realizzazioni a Santarcangelo, al Lavatoio e al Supercinema.

La chiesa di San Marina in Riparotta

Il Lavatoio di Santarcangelo

L
Eron, che cos’è il writing? Cosa sono i graffiti?
«Come dice Pietro Rivasi, uno dei massimi esperti e preparati studiosi di questo fenomeno artistico-culturale: ‘Non credo esistano definizioni univoche e universalmente accettate, soprattutto a causa delle infinite eccezioni che si possono riscontrare all’interno delle singole categorie, eccezioni dovute in gran parte alla cross-contaminazione che le diverse branche dell’arte urbana hanno sviluppato nel corso degli anni.’ Personalmente potrei dire in maniera sintetica che Il Writing e i graffiti, talvolta uniti nel termine unico ‘graffiti-writing’ sono prevalentemente tutto ciò che riguarda evoluzione e sperimentazione grafica delle lettere dipinte nel contesto urbano».

You (2016)
Quando ha iniziato a praticare il writing?
«Ho cominciato a fare i primi esperimenti all’inizio degli anni novanta, spesso affiancando allo studio della lettera un soggetto figurativo. Col passare degli anni ho lentamente abbandonato il lettering, concentrandomi principalmente sull’aspetto pittorico/figurativo dell’arte urbana; di conseguenza ‘writing’ non è più il termine corretto. Se proprio si vuole dare un etichetta a questa forma espressiva, che di fatto è pittura contemporanea si potrebbe definire “pittura murale urbana».

The difference creates the rainbow (2016)
Lei si considera un pioniere di questa forma d’arte?
«Per quanto riguarda l’Italia, quando ho iniziato eravamo effettivamente in pochi e sparsi dal nord al sud del paese».

The dark side of the world (2016)
Che cos’ha il writing che altre correnti artistiche non hanno?
«L’arte urbana in generale è un’arte libera, pura, diretta, spontanea e accessibile a tutti gratuitamente. Un’arte che sovente esprime i reali sentimenti della gente e li rende visibili, stimolando riflessioni. L’arte serve anche a farci capire in quale direzione stiamo andando e molte opere si street art lo fanno in maniera efficace unendo messaggio sociale e poesia».

Springtime (2017)
Perché, secondo lei, il Writing si è diffuso in tutto il mondo? E i Writers sono solo uomini o anche donne?
«La cosiddetta ‘street art’ o ‘arte urbana’, ormai praticata sia da uomini che da donne è sempre più presente e dominante, semplicemente perché si tratta di una delle correnti artistiche più dinamiche e interessanti del panorama contemporaneo».

Soul of the wall: Stavange (2016)
Lei si considera un artista di successo?
«Credo che il successo di chi pratica questo tipo di arte sia dovuto soprattutto dal fatto che l’opera viene realizzata in spazi pubblici urbani quindi costantemente visibile da un altissimo numero di persone».

Arezzo (2015)
Quante opere ha realizzato? Ne esiste una a cui è rimasto più legato?
«Non saprei dire quante opere ho realizzato da quando ho iniziato. Per ogni lavoro che creo dedico molto tempo ed energie tra studio, progettazione e realizzazione per cui posso dire che mi sento legato a tutte le opere».

Elsinore, Danimarca (2016)
In questo momento è impegnato in qualche nuovo progetto?
«Al momento sto lavorando a più progetti, sia in Italia che all’estero».

Se uma gaviota viesse (2016)
Quando smetterà di dipingere sui muri, che cosa farà?
«Probabilmente riposerò in pace».
Nicola Luccarelli

Biennale di Venezia, 2015