HomeCulturaFare azienda e far ridere: il marketing alla romagnola di Paolo Cevoli


Fare azienda e far ridere: il marketing alla romagnola di Paolo Cevoli


9 Ottobre 2022 / Paolo Zaghini

Paolo Cevoli: “Manuale di marketing romagnolo. Abbiamo già venduto QUASI un milione di copie” – Solferino.

Ci siamo per un attimo illusi di distrarci dal martellamento continuo televisivo sui nostri zebedei sugli esiti (tragici per la sinistra) delle elezioni del 25 settembre, aprendo le pagine del nuovo libro del riccionese Paolo Cevoli, classe 1958, uno dei maestri della nuova comicità italiana. Irresistibile, dal 2002, la comicità e la simpatia del suo personaggio più conosciuto, Palmiro Cangini, assessore  di un immaginario comune romagnolo.

Ma il libro è così così. Partito bene, si perde nel prosieguo e la comicità promessa non c’è. Dice Cevoli: “Il mio curriculum vitae si è sviluppato in due campi apparentemente distanti fra loro; il marketing e la comicità”. In questo libro Cevoli ha tentato una sintesi di queste due diverse esperienze della sua vita (ad essere comico del resto è arrivato tardi, ad oltre quarant’anni, scoperto da Gino e Michele che lo portarono a “Zelig”).

Il suo “case history” però l’ho sentito vicino. Anch’io ho vissuto quanto Lui racconta: Cevoli è nato nella Pensione Cinzia di Riccione, io nella Pensione Maurizia di Marina Centro a Rimini. Entrambe a gestione familiare. La sua 12 camere, la mia 20. Zero o poche stelle, ma una cucina strepitosa. Il “direttore” da Lui era il padre, da me la madre. Ma, come sottolinea Cevoli: “Perché il maschio romagnolo è intelligente? Perché sa che chi comanda è la donna. Gira e prilla, alla fine c’ha sempre ragione lei. Nel modello economico del sistema romagnolo la titolare è la donna, che da noi anziché CEO si chiama azdora”.

“A differenza di tante persone io non sono nato in una casa. Sono nato in un’azienda. E quindi ho sempre fatto confusione fra il lavoro e il riposo, i clienti e gli amici, i parenti e i dipendenti. E anche fra il lavoro e il divertimento. Per me è sempre stato un tutt’uno. Appunto, una gran confusione”.

Il libro, nelle intenzioni dell’Autore, non vuole essere solo divertente, ma anche utile. Contiene istruzioni che possono sembrare semplici, ma hanno fatto la fortuna della Romagna intera. Per esempio? Ai clienti bisogna voler bene. Il barometro va tenuto rotto, sul “bel tempo”, tanto domani sarà sempre meglio di oggi. E soprattutto la spaghettata aglio olio e peperoncino di mezzanotte è gratis … ma il da bere si paga.

Applicando le regole dei migliori manuali di marketing Cevoli prova a sintetizzare i punti fermi, quelli da cui partono le frecce verso sottocapitoli o posti al centro di quadrati e quadratini per legare percorsi logici (?!). E allora i pilastri del marketing romagnolo sono per Cevoli: “1. Voglia di lavorare; 2. Positività; 3 .Confusione mentale”.

A proposito del punto1: “Il romagnolo non si ferma mai. Lavora sempre. Anche quando si diverte e si riposa è in assetto lavorativo (…). E’ una cultura del fare. Fare. Magari delle cagate, ma fare”. Sul 2: “Mai lamentarsi e mai dare spiegazioni. C’è sempre qualcosa di bello anche nella sfiga più totale”. Sul 3: “Prima cominciare a parlare e poi riflettere. Eventualmente. Prima fare e poi progettare (…). Il vero venditore alza un gran polverone davanti al cliente. Lo stordisce (o come si dice in Romagna ‘lo invornisce con le chiacchiere’). A proposito di confusione mentale, questo manuale è un esempio perfetto”.

Posti i pilastri, Cevoli cerca le tre caratteristiche fondamentali dei Romagnoli DOP che individua in: “1. Sburonaggine; 2. Patachismo; 3. Ignorantezza”. Sul punto 1: “Lo sburone non riesce a stare al suo posto. Deve sempre esagerare. E quando l’acqua esonda rende fertile il terreno circostante. Anche lo sburone spesso e volentieri rende fertile, in particolare le turiste straniere che metterle incinta è un attimo”. Sul 2: “Pataca è sì un coglione, ma in realtà il soggetto non se ne rende conto. Anzi, si sente un fenomeno. In sintesi possiamo concludere che il pataca è un coglione che si sente uno sburone”. Sul 3: “E’ diversa dall’ignoranza. L’ignoranza è una cosa negativa. Restringe l’orizzonte, ferma l’azione. L’ignorantezza, al contrario, sprona a fare (…). E’ il contrario del business plan. Quante aziende o imprese sono nate per ignorantezza? Quanti imprenditori avrebbero fatto quello che hanno fatto sapendo in anticipo le conseguenze? Quando il momento si fa difficile, bisogna smettere di fare calcoli. Le scelte si prendono di getto”.

Poste le basi del suo manuale in modo chiaro, sul resto Cevoli si perde nella nebbia fra l’uso di termini inglesi (entropy or negentropy, brand, customer, problem solving, franchising, ecc. ecc.), un manuale svedese per smettere di lamentarsi, un capitolo di esercizi pratici per capire se il lettore è entrato “nello spirito del Marketing romagnolo”.

“Mettetevi davanti a uno specchio, possibilmente in posizione eretta. Posatevi una mano sulla spalla e dite a voi stessi: che sburone che sono. Che sburone che sono. Continuate per cento volte”. E’ solo uno dei molti esercizi in cui cimentarsi per diventare esperti di Marketing romagnolo, una delle tecniche di vendita più infallibili. Riflessioni ed esercizi che portano però più alla tristezza, al pessimismo che ad una visione positiva. “Perchè il romagnolo, pur essendo per la maggior parte del tempo sempre sorridente, non è mai contento. Si può sempre fare meglio di come si è fatto. ‘Abbiamo vinto la Coppa del Mondo!’ ‘Sì, bravi, però si poteva fare meglio’. Siamo contenti ma non siamo mai contenti”.

Molto bella l’intervista (seria) finale all’amico Stefano Domenicali da Imola, team manager della Ferrari prima e poi della Lamborghini e, dal 2021, Presidente e Amministratore delegato della Formula Uno. Alla domanda: cosa serve veramente a chi voglia diventare romagnolo, Domenicali risponde: “Innanzitutto deve venire da noi in Romagna e vedere e capire come si vive. Assorbire la romagnolità è il primo postulato. Ma il ‘problema’ vero sai qual è? Che quando assorbi la romagnolità, poi fai fatica ad andartene, devi rimanere qua. Questo è il mal di Romagna… ed è quello che è capitato anche a tanta gente che conosciamo, che si è innamorata della nostra terra, delle nostre persone, della nostra qualità della vita. Una qualità che in Romagna è straordinaria. Perché c’è gente che si dà da fare, lavora, ma a cui piace anche star bene, ed è giusto così. E’ la nostra fortuna (che purtroppo non tutti hanno)”.

Alla fine però Cevoli colpisce nel segno: “Vi siete mai chiesti perché in Romagna la gente fa cose che da altre parti non si sarebbe mai sognata di fare?”. E citando Albert Einstein: “Stai lontano dalle persone negative. Hanno un problema per ogni soluzione”.

Paolo Zaghini