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Fellini, l’analista Bernhard e la Gigantessa


11 Marzo 2023 / Giuliano Bonizzato

Fellas. Il caricaturista e vignettista più geniale e prolifico emerso da una Città che, grazie alla sua natura beffarda, vanta i migliori dissacratori con matita, inchiostro di china e acquerello della Romagna. Dai Campioni del passato come Giulio Cumo (Ardo), a quelli del presente come Giuliano Maroncelli (Giuma). Bene. Federico Fellini utilizzò il proprio talento grafico anche per descrivere i propri sogni e ciò su consiglio del suo analista Bernhard. Uno psicanalista tedesco con frequentatissimo studio in Roma, col quale intrattenne rapporti affettivi profondi.

In una delle fantasie oniriche illustrate e descritte nel famoso Libro dei Sogni Federico si raffigura, di spalle, seduto alla scrivania di un ufficio all’interno di un imprecisato aeroporto. Dinanzi a lui, in piedi, se ne sta uno strano personaggio dal volto orientale, immobile e silenzioso, in evidente attesa del visto di entrata.


Sotto questa vignetta si legge la seguente annotazione:“Il suo atteggiamento è quello di chi non dubita del proprio diritto… Io non sono il vero capo dell’Aeroporto, gli dicevo arrossendo, non ho l’autorità per farla entrare… Ma sapevo che non ero completamente sincero e avevo vergogna per questa viltà. L’orientale attendeva, immobile, il volto chiuso, impenetrabile. Leale e minaccioso. Lo sconosciuto emanava una grande forza che mi intimidiva, mi spaventava…”.

Fin qui il Libro dei Sogni. Dove un Controllore (Fellini) si rappresenta debole e indifeso rispetto all’Orientale. Talchè non avrà, prima o poi, né la forza nè il coraggio di impedirgli di entrare. Avanzo, a questo punto l’ipotesi che, inconsciamente, Fellini abbia voluto simboleggiare nell’orientale il proprio psicanalista. Ipotesi senz’altro azzardata ma anche plausibile ove si pensi che fu proprio Bernhard (non per nulla di scuola junghiana) a indirizzarlo alla scoperta del misterioso mondo orientale. E ciò soprattutto attraverso la consultazione dei Ching, antichissimo classico della cultura cinese.

Ed ecco la scoperta. Nella straordinaria Mostra ”Sogni sparsi nel cassetto” promossa a Rimini dalla Fondazione, esiste un altro disegno assolutamente inedito di Fellini, che rappresenta la elaborazione successiva del sogno originale.

Qui, infatti, nella medesima situazione onirica, entra in scena un nuovo fantastico personaggio, rappresentato da una donna enorme, una vera gigantessa, che seduta sulla scrivania, si erge, le mani sui fianchi in segno di sfida, accanto a un Fellini evidentemente consapevole di essere, ora, validamente “spalleggiato”. Di un Fellini, dunque, che non solo non teme di raffigurarsi minuscolo, ma segnala addirittura spavaldamente la sua identità, prima negata, di Capo dell’Aeroporto, ostentando un vistoso berretto gallonato mentre la targhetta davanti a lui (inesistente, così come il berretto, nella precedente raffigurazione) porta ben chiara la dicitura “Director”. Fellini dunque non avverte più alcun timore reverenziale nei confronti dell’Orientale.

Potremmo allora ritenere, proseguendo nella nostra ipotesi, che Fellini (il quale nutriva un vero amore filiale per Bernhard) abbia accettato di sottoporsi alla sua terapia pur nutrendo il dubbio che quanto si annidava nelle profondità dell’inconscio, una volta portato alla luce, avrebbe potuto perdere il potere di alimentare la sua creatività.

Da qui la Gigantessa del secondo disegno, che, ergendosi in tutta la sua mitica potenza a salvaguardia delle pulsioni profonde dell’Artista, lo assicura che l’Orientale (Bernhard) non passerà..

Una semplice e azzardata ipotesi, la mia. Ma quante ne sono state fatte sul nostro Federico!
Per cui, una più, una meno…
Ci si può divertire anche così!

Giuliano Bonizzato