HomeEconomia e LavoroFilcams. Cinquant’anni di sindacato del commercio, alberghi, e servizi

Il volume ricostruisce un pezzo importante della storia sindacale del nostro territorio, quello legato ai lavoratori del turismo e del commercio.


Filcams. Cinquant’anni di sindacato del commercio, alberghi, e servizi


29 Marzo 2020 / Paolo Zaghini

Il volume ricostruisce un pezzo importante della storia sindacale del nostro territorio, ovvero quello legato ai lavoratori del turismo e del commercio. E lo fa dando la parola ai responsabili della FILCAMS riminese che dal 1960 si sono alternati alla guida della categoria.

Ripercorrendo il cinquantennio qui raccontato, non sfuggirà a nessuno come la FILCAMS fin dalla sua nascita, nel marzo del 1960, sia stato un Sindacato di “frontiera” impegnato nelle grandi vertenze a sostegno della contrattazione collettiva ad ogni livello, ed allo stesso modo, nella grande mole di lavoro per la tutela individuale, quell’intreccio tra tutela collettiva e tutela individuale che continua ad essere anche oggi fondamentale peculiarità di questa categoria”.

E tutti gli interventi sottolineano quello che è stato il risultato più importante raggiunto dalla FILCAMS riminese: l’indennità di disoccupazione per gli stagionali (“da questo territorio partirono la proposta e l’azione decisiva per arrivare a quella che può considerarsi una svolta epocale per i lavoratori stagionali del turismo”).

Suddivisi i capitoli del libro per decenni, gli anni ’60, sono raccontato da Giuseppe Tomasetti, Nevio Gaudi e Ivano Foschi. Tomasetti ricorda la fondatrice e prima segretaria della FILCAMS riminese, Anna Pizzagalli, dal 1960 al 1969. E’ stata per molti anni l’unica donna dirigente nel sindacato a Rimini. “Anna Pizzagalli era sicuramente una persona che faceva il suo lavoro, però non la dovevi prendere in contropelo perché non dico che era pericolosa, però ti diceva anche ‘ti dò due schiaffi’ molto tranquillamente”. Aggiunge Foschi: “Era molto, ma molto, determinata, lei. Era una a cui praticamente non pestava i piedi nessuno. Si faceva intendere anche nelle assemblee che si facevano nel Sindacato. Era una donna che non si faceva abbindolare, una donna molto determinata. Severa, posso dire severa, ma anche molto onesta”.

Terzo Pierani, ricordando la sua esperienza sindacale nella FILCAMS e alla guida della Camera del Lavoro di Riccione, ne parla come un periodo di rivendicazioni (in Silvana Cerruti “La memoria salvata. Storia della Camera del lavoro di Riccione”): “scioperi negli alberghi con il picchettaggio, scioperi nei servizi commerciali, nell’artigianato di servizio per cominciare a stabilire gli orari, la busta paga, le ferie, la tredicesima. Nessuno conosceva queste cose, sono tutte conquiste che abbiamo portato a casa nel decennio fra il 1965 e il 1975”.

Per gli anni ’70 raccontano Vito Lorenzi (che sostituì la Pizzagalli nel 1969 sino al 1974), Antonio Baccini (Segretario dal 1983 al 1986) e Renato Socci che ripercorrono il passaggio dei lavoratori delle campagne dell’entroterra verso il settore turistico. E Baccini ricorda anche il grande afflusso di lavoratori sardi verso la fine del decennio (“cominciarono ad arrivare dei ragazzi dalla Sardegna e questi ragazzi in maniera spontanea dopo un po’ che erano a Rimini, erano molto organizzati. Cioè si conoscevano e si organizzavano, e quindi quando facevamo delle iniziative la sera, in Piazza Kennedy, per distribuire il materiale, partecipavano in tanti, ed era gente che dopo un po’ che aveva superato il periodo di prova, rivendicava i suoi diritti. Poi ci fu il passaparola tra gli albergatori, e nel giro di due/tre anni a Rimini non veniva più nessun sardo a lavorare”).

Ricorda Lorenzi: “Il turismo era il settore più importante della nostra zona, investiva tutta l’economia e intorno a questo girava tutto il resto. La Camera del Lavoro di queste cose non ne parlava molto e questo mi urtava”. “A fine stagione nascevano un’infinità di vertenze. Si trattava dell’orario di lavoro che non veniva rispettato, i riposi settimanali che non venivano dati e il salario che non veniva realmente pagato. Per 4 mesi di attività si offrivano condizioni non contrattabili. Lo scotto grosso era il problema del lavoro nero”.

Baccini ricorda invece l’altro settore d’intervento della FILCAMS: il commercio. In particolare le vertenze con l’OMNIA/COIN, la Standa, la MARR (“un’azienda dove era difficilissimo entrare, ci faceva morire”), Romagna Pelli. E parla dei bagnini di salvataggio: “I salvataggi erano la punta di diamante, erano tutti iscritti. Tutti con delega”.

La parola per gli anni ’80 a Gabriele Guglielmi (Segretario dal 1987 al 1996, ed ancora oggi dirigente nazionale della FILCAMS) e a Lora Parmiani. Guglielmi: “La FILCAMS di Rimini ha avuto sempre due anime, una che è quella degli impianti fissi e una è quella della stagionalità, a seconda dei periodi e a seconda di chi la dirigeva, era preponderante l’una o l’altra. Io la spostai sulla stagionalità”. Ricorda dure vertenze di lavoro con la Rapida, la CIVIS, la Standa: in queste “nonostante la nostra forza, noi non abbiamo vinto, abbiamo pareggiato, o poco più. Mi sono convinto da allora che il Sindacato può essere forte quanto vuole, ma se non trovi una via di compromesso con il padrone non vinci, anche perché può fare altre scelte”. Lora Parmiani invece parla della sua esperienza sindacale a Cooptur, fra l’altro degli anni in cui io l’ho conosciuta essendo membro del CdA della cooperativa e per pochi mesi Presidente nel 1990.

Degli anni ’90 parla  Gianfranco Mancini (Segretario dal 1997 al 2004): “Sono stati gli anni di uno scontro, cioè di un confronto interno alla CGIL sia sul ruolo di una Categoria come era la FILCAMS, ma anche sulle politiche che la CGIL poneva in essere. Infatti prevaleva l’impostazione che era quella di pensare che a Rimini la CGIL dovesse avere la stessa organizzazione che aveva a Milano, senza pensare che l’economia riminese era una cosa molto diversa. Furono gli anni della battaglia per la disoccupazione stagionale, che venne ritardata anche a causa dell’impostazione della CGIL nazionale. E su Rimini c’era uno scontro nella CGIL, in particolare con l’Ufficio Studi che teorizzava che comunque il manifatturiero era l’economia prevalente e il modello organizzativo rispondeva a questo. Lo scontro è stato sul fato che noi pensavamo che i servizi e le politiche in FILCAMS dovessero essere un tutt’uno, tenendo presente che era la Categoria che di fatto affrontava le novità che arrivavano sul mercato del lavoro”.

E poi arrivò sul tavolo il monito del Segretario CGIL Roberto Battaglia che il 4 settembre 1998 sottolineava che “un lavoratore su tre nel settore del turismo della nostra costa non è in regola (…). Nel turismo ancora qualcuno pensa che ci si possa salvare solo nell’illegalità”.

Infine gli anni Duemila con i ricordi di Mauro Rossi (Segretario dal 2004 al 2011). Al centro della sua riflessione l’apertura degli iper “Le Befane” e “I Malatesta” nel 2006 che cambiò l’assetto della rete commerciale in Città. In particolare la battaglia per la chiusura nei giorni festivi, con uno sponsor particolare: il Vescovo Lambiasi.

Ho ripreso solo alcuni temi dei tantissimi contenuti nel libro, dove la storia economica si incrocia con quella sociale e politica degli ultimi decenni. E dove i responsabili della FILCAMS hanno raccontato delle battaglie, vinte e perse, per la crescita qualitativa ed economica di migliaia e migliaia di lavoratori del settore. Un libro importante, anche perché quelli che raccontano la storia dei sindacati riminesi e dei lavoratori non sono certamente molti.