HomeLia CeliFinito il bonus-paura: primo calo di prenotazioni in Italia da 5 anni


Finito il bonus-paura: primo calo di prenotazioni in Italia da 5 anni


16 Giugno 2019 / Lia Celi

Il detto “mors tua vita mea” è molto crudele, soprattutto quando si declina in un contesto che dovrebbe essere spensierato, come quello delle vacanze, dove si traduce in “attentatus tuus, turista meus”.

Perdonate il cinismo, ma a quanto pare è questa la causa del calo delle prenotazioni per le mete vacanziere italiane per l’estate 2019, il primo in cinque anni. Non è colpa del governo gialloverde o della piega sovranista e nemmeno dei migranti, che siano i 500mila indicati da Salvini un anno fa o i 90mila di cui ha parlato prima delle Europee.

Il problema è che una delle maggiori attrattive del nostro Paese negli ultimi tempi era di non essere la Tunisia, l’Egitto, la Francia o l’Inghilterra, teatro di stragi terroristiche firmate (o come minimo rivendicate) dall’Isis. L’Italia era considerata più sicura di altre mete – sui motivi circolano le tesi più varie, dalla presenza di papa Francesco, con cui alla fin fine i musulmani vanno d’accordo, all’efficienza della nostra intelligence, al puro e semplice culo – e continua a essere sicura.

Ma la memoria degli uomini è labile, purtroppo e per fortuna. E come cantavano Dalla e Morandi, «la sofferenza tocca il limite e cancella tutto, e rinasce un fiore sopra un fatto brutto». In questo caso, rinasce una prenotazione su un luogo teatro di una strage, che sia il mar Rosso o Nizza o una spiaggia tunisina. Anche la povera Grecia della crisi economica e delle rotte dei profughi torna a essere una meta attraente. E così, al gran ballo dell’estate turistica 2019, l’Italia è un po’ meno richiesta. Non farà proprio tappezzeria, ma dovrà condividere il dancefloor con rivali temporaneamente sfregiate dalla follia di un pugno di fanatici.

Il bonus-sfiga-altrui per il nostro turismo è scaduto, e non solo per quanto riguarda il terrorismo: il reddito di cittadinanza, pare, ha reso meno appetibile per tanti ragazzi del Sud (e non solo) il lavoro stagionale sulla nostra riviera, come ha denunciato sui media nazionali il sindaco di Gabicce.

La platea di giovani senza risorse cui attingevano (e su cui non di rado speculavano) i nostri operatori turistici si è considerevolmente ridotta. E se tutti siamo d’accordo sulla superiorità morale del danaro ottenuto col sudore della fronte rispetto a quello che ti arriva dalla mamma-Stato mentre te ne stai sul divano, dal punto di vista del potere d’acquisto gli ottocento euro percepiti con il RdC e quelli guadagnati sgobbando 10-12 ore rifacendo letti o servendo ai tavoli sono del tutto equivalenti.

Il problema è di quelli che innescano fulmineamente incazzature assortite, ma se perfino il burbero e non certo mammista Alberto Forchielli, che peraltro è un fan della nostra Riviera, sostiene che i giovani in Italia vengono sfruttati vergognosamente in ogni settore, e fanno bene ad andare all’estero e a restarci, una ragione ci sarà.

Meglio andare a rifare letti a Londra o scaricare frutta in Oman, dice Albertone: «All’estero ci apprezzano per la grande capacità di trasformarsi e immergersi in altre culture, per la flessibilità e l’intuito. Un paese di camerieri perfetti.»

Lia Celi