HomeLia CeliGiannini di’ la verità, a Pennabilli vuoi il turismo del fasciobigottismo

Forse il sindaco già si immagina decine di pullman italiani, ma anche ungheresi, russi e polacchi, incolonnati sulla SS258


Giannini di’ la verità, a Pennabilli vuoi il turismo del fasciobigottismo


25 Marzo 2023 / Lia Celi

C’erano un sacco di motivi per cui gli italiani potevano accorgersi di Pennabilli: l’atmosfera sospesa nel tempo che ne fa uno dei più bei borghi della penisola, la Mostra-mercato nazionale dell’Antiquariato, i funghi prugnoli, le offelle, l’Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra, le campane donate dal Dalai Lama, i paesaggi che si dice abbiano ispirato Leonardo per lo sfondo della Gioconda.

È anche vero che di paesini con benemerenze analoghe a quelle di Pennabilli (storia, eventi, specialità, paesaggi e memorabilia di personaggi famosi) in Italia ce ne sono a bizzeffe, e conquistare un briciolo di attenzione nell’instabile e pletorico caleidoscopio dei media ormai è un’impresa titanica. Un primo cittadino che, in vista della stagione turistica, vuol fare accendere non dico un riflettore, ma almeno una lampadina sul paesino che amministra, deve inventarsi di tutto ed essere pronto a sacrificare quanto ha di più caro, a cominciare dalla reputazione.

Perché io non ci credo che Mauro Giannini, sindaco di Pennabilli, sia veramente così come lo presentano le ultime cronache. Uno che nel 2023 nel giro di quarantott’ore si segnala per aver imposto la benedizione pasquale in tutte le scuole e poi spara alla Zanzara di Radio24 un proclama omofobo quasi auto-caricaturale («non vorrei un figlio gay ma se l’avessi mica posso ammazzarlo») non la conta giusta.

Non arrivo a insinuare che Giannini non sia veramente di estrema destra (si era già fatto notare per aver inneggiato alla camicia nera, che in un’epoca in cui la divisa da SS è equiparata al costume da Minni ormai è un peccato veniale), ma la tempistica e la sgangherataggine delle sue recenti iniziative induce a qualche sospetto. Quell’uomo deve avere un sogno: rendere Pennabilli la Capalbio dell’alt-right europea, un’oasi a misura di fascisti, sovranisti, nazionalisti, omofobi e teo-con, una nicchia di mercato trascurata dall’industria delle vacanze e ancora in cerca di una meta per le prossime ferie.

Non devono continuare ad accontentarsi del solito giro a Predappio e poi tornarsene a casa o, peggio, ripiegare sulla corrotta e bolscevica Rimini, con un sindaco col nome mediorientale ed un terzo della toponomastica dedicata a Resistenza e antifascismo. Forse Giannini già si immagina decine di pullman italiani, ma anche ungheresi, russi e polacchi, incolonnati sulla SS258 attirati dal miraggio di un weekend a Pennabilli, piccola enclave di fasciobigottismo dove alla scuola pubblica e laica si fa una doccia coatta d’acqua benedetta e non si ammazzano i figli gay solo perché non si può.

Dopo aver fatto il possibile per presentarsi al pubblico come la declinazione valmarecchiese di Catenacci (l’esilarante fascistone interpretato da Franco Bracardi), Giannini attende soltanto che Putin gli invii da Mosca un paio di campane per sostituire quelle del Dalai Lama, per poi estirpare i frutti dimenticati dell’Orto di Guerra e rimpiazzarli con una monocoltura di ricino, dal quale si estrae l’olio preferito dai camerati.

E già pregusta l’arrivo del presidente del Senato La Russa per l’inaugurazione della Mostra-mercato nazionale dei busti del Duce. Vediamola dal lato positivo: se i fascisti del Pennabillinois vanno tutti da Giannini, in Riviera ci sarà più posto per i turisti più in pace con se stessi e col resto dell’umanità. Peccato solo per le offelle.

Lia Celi

(in apertura: l’immagine della pagina Facebook di Mauro Giannini sindaco di Pennabilli)