“Uragano”. Il comandante partigiano Fermo Melotti (1912-1964)
La Piazza
A 78 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale le famiglie Solfrini e Melotti, in memoria di Ilva Melotti in Solfrini (1941-2022), deceduta un anno fa a Riccione, hanno voluto editare questo diario del “mitico” comandante partigiano modenese Fermo Melotti, per tutti “Uragano”. Le foto che lo ritraggono in testa alla sfilata della vittoria il 25 aprile 1945 per le vie modenesi alla testa dei 15.000 partigiani in armi delle varie brigate testimoniano visivamente il ruolo e il prestigio acquisito sul campo di battaglia da “Uragano”.
E’ una storia modenese, ma che ha un’appendice riminese perché la figlia Ilva si innamorò e sposò il riccionese Tiziano Solfrini.
I diari sono sempre un racconto parziale e personale del soggetto narrante. Non sono certamente un documento storico verificato sui documenti e sullo svolgersi degli avvenimenti narrati. Sono però una testimonianza importante per gli storici per ricostruire storie e azioni di personaggi, in questo caso dell’antifascismo e della resistenza modenese. Questo diario di “Uragano”, fra l’altro, venne scritto da lui subito dopo la fine della guerra, nell’estate 1945, sulla base di appunti che si era fatto durante i mesi della Resistenza. Battuto a macchina da un nipote. La figlia Ilva nel 2012 ne diede copia all’Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea della Provincia di Modena, assieme a numerose foto e ad altri documenti.
Il testo è stato riprodotto così come è pervenuto, scritto in un italiano usato alla meno peggio da parte di “Uragano”, figlio di una povera famiglia di braccianti agricoli, ultimo di cinque figli, operaio, privo di una vera e propria istruzione.
Un fisico possente ed un carisma fortissimo, capace di guidare l’azione di molti uomini. Era nato a Crevalcore di Bologna il 24 novembre 1912. Operaio della fabbrica di materiale bellico (FIAT Grandi Motori), divenne un oppositore della dittatura mussoliniana nel 1935, decidendo di iscriversi al Partito comunista clandestino. Nel settembre 1942 fu arrestato per attività antifascista e trascorse in carcere 40 giorni e fu schedato nel Casellario Politico Centrale (CPC) come soggetto “sovversivo”.
Dopo l’8 settembre 1943 Melotti abbandonò il lavoro e divenne uno dei primi organizzatori dei nuclei partigiani della provincia di Modena. Fu alla testa di numerose azioni, alcune clamorose, dei GAP modenesi, scontrandosi più volte con i fascisti.
Nell’aprile 1944, per via di una “soffiata”, fu catturato e torturato dai fascisti repubblichini in maniera indescrivibile (tanto da suscitare lo stupore dei propri aguzzini) ma, pur di non tradire i propri compagni, rimase zitto e tentò di suicidarsi due volte. Riuscì invece a fuggire dal carcere di Bologna dove era rinchiuso nel corso di un attacco dei partigiani (con la sua forza erculea riuscì a scardinare la porta della cella). Ma ormai era conosciuto e ricercato come pericolo sovversivo, e fu costretto a riparare in montagna sull’Appennino tosco-emiliano dove combattè alla testa della sua brigata contro i nazisti.
Modena e le città del suo comprensorio furono liberate dalle forze partigiane alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate.
Una resistenza, quella modenese, assai diversa da quella che si visse a Rimini. Fatta di grandi numeri, di scontri militari con la partecipazione di centinaia di uomini fra partigiani e nazisti. 19.318 i partigiani riconosciuti, con 1.396 caduti e 1.321 feriti. 16 le medaglie d’oro e 57 quelle d’argento assegnate a partigiani combattenti modenesi. Un centinaio i giovani impiccati o fucilati. Qui in questa provincia nacque la prima repubblica partigiana indipendente, libera dai nazisti: quella di Montefiorino (dal 17 giugno all’1 agosto 1944).
Finita la guerra, per le ferite riportate (soprattutto alla mano destra) non fu in grado di rientrare al lavoro alla FIAT. Per il prestigio che incarnava fra i partigiani modenesi, il Sindaco della Liberazione Alfeo Corassori, lo chiamò a sé come guardia del corpo e segretario personale per alcuni anni. Modena fu nel dopoguerra, sino al 1949, uno dei punti più caldi della violenza del “triangolo della morte” emiliano. “Uragano” fu chiamato a dare un contributo importante per la rinascita della città e a riportare, per quanto possibile, la serenità fra i suoi concittadini.
Il 14 giugno 1947 la Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla presenza delle massime autorità Militari e Civili, lo decorò con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, riconoscendogli ufficialmente il grado militare di Capitano, che gli era peraltro già stato assegnato durante la guerra dagli organismi dirigenti partigiani.
Per anni svolse per l’ANPI nazionale la funzione di alfiere del medagliere delle medaglie d’oro partigiane a tutte le cerimonie, modenesi e nazionali.
“Uragano” morì improvvisamente, a soli 51 anni, per un attacco cardiaco il 12 giugno 1964. Il suo funerale vide la partecipazione per le vie di Modena di migliaia di persone, fra cui tantissimi suoi partigiani. Le orazioni funebri furono tenute da Giovanni Bottonelli, Sindaco di Marzabotto, ed in rappresentanza dell’ANPI nazionale, e da Rubes Triva, Sindaco di Modena.
Figura complessa e semplice allo stesso tempo, umanamente ricca, profondamente legata alla propria famiglia, fiero della propria storia di partigiano combattente, ma nello stesso tempo, nel dopoguerra, animatore dei centri giovanili modenesi e delle attività parascolastiche nelle scuole. Raccontare la sua storia vuol dire parlare di guerra ma anche di pace, di morte e di vita.
Molto bello il ricordo che Tiziano Solfrini gli dedica in apertura del libro: “Un affettuoso ricordo”.
Questo diario di “Uragano” sarà presentato a Riccione, nella Sala al piano terra del Palazzo del Turismo, venerdì 6 ottobre 2023, alle ore 20,45. Una iniziativa del Partito Democratico di Riccione, del gruppo “Riccione Coraggiosa” e della sezione dell’ANPI di Riccione. Il libro sarà presentato dal sottoscritto, in colloquio con Chiara Angelini e Filippo Cupparoni.
Paolo Zaghini