La verità su Gianciotto e Paolo e Francesca
3 Settembre 2022 / Giuliano Bonizzato
15 agosto 2022. Ore 12. Un lampo abbagliante mi fa sobbalzare proprio mentre sto per andarmene a letto. E Gianciotto Malatesta, elmo, corazza e spadone, mi appare, circonfuso di luce bluastra. Strano a dirsi la cosa non mi spaventa. E d’altronde il fantasma si rivolge a me con signorile cortesia.
– Profittai dello special permesso concessomi Lassù dove si puote ciò che si vuole (e più non dimandare) per venire da te, scrivano di Malatestiane Cronache onde narrarti ciò che più mi preme…
(Accidenti! Il solito equivoco. Le mie microstorie riminesi scambiate per resoconti quattrocenteschi a causa del titolo della rubrica…)
– Ser Gianciotto, al Suo Servizio!
Lo Sciancato comincia ad arrancare per la mia camera, avanti e indietro, nervosissimo.
– L’ultima giornata di studi dello scorso 2 luglio su Francesca è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non mi si potea negar la licenza dopo sei secoli che l’invoco… Ascoltami, cronachista, chè portatore tu sarai della veridica storia!
– Sono tutto orecchie Mio Signore!
– Innanzitutto, io non fui sì incazzoso e sanguinario come mi dipinsero. E mi prese sì forte il disìo di colei che invece schifiltosetta mi spregiava per via del piede sifolino, da accettar l’inganno proposto dal belloccio fratello mio. Lui l’avrebbe impalmata per mio conto, tacendo però della procura, complice il notaro. – No problem per la prima notte! – rispondeva Paolo alle mie obiezioni – Io entro in camera con la pulzella, la corico nel talamo, spengo il candelabro e fo le mosse di andare in bagno per il lavacro. Invece, ratto, infilo la porta, lasciandoti il passo…e a luci spente il gioco è fatto!
Invero tutto si svolse secondo i piani. E’ ben vero che quando Francesca al mattino mi vide accanto a lei coricato, ci rimase male…Ma non troppo!
– Come sarebbe a dire mio Signore?
– Vedi, o cronachista, la giovinetta non era più pulzella, avendo ceduto la gardenia a un paggetto di Corte, com’ebbe a confidarmi tra le lacrime quella notte istessa, nel buio credendomi Paolo. Ma questo si rivelò un bene giacchè mi fornì il destro di giostrare a mio modo sino alle luci dell’alba, facendole prender contezza di quanto differisca l’aquila da un fringuellino. Ed ella…ella mi amò! Sì, ella si prese di me piacer sì forte che in Paradiso ancor non l’abbandona!
– In Paradiso?
– Che ti credea, scrivano? L’Istoria non è quella narrata dall’Alighiero, che smarrì la diritta via per dar retta alle fole del popolino! Prendi appunti cronachista! Che il frate mio malnato, profittando del fatto che me ne ero ito a Gradara a presenziar opre muratorie alla Rocca, s’introdusse di Francesca nelle secrete stanze, mentre stava leggendo un libro su Ginevra e Lancillotto, cercando poi, con birresca arte e sdolcinate moine di soddisfare su di lei le sue brame. Mal glie ne incolse. Chè la mia donna, sposa e amante fedele, lo respinse, schernendolo qual bellimbusto e frodatore… Cercando quegli infine, da libidine folle pervaso, di usarle violenza, fieramente gli si oppose e levando uno stiletto che io stesso le avea donato, con quello il petto gli trafisse. Ma la mala bestia, dell’agonia tra gli spasimi, trasse a sua volta la spada e… Ma perché rinnovellare disperato dolor che il cor mi preme? Tornato sui miei passi, chè avea obliato il borsello, raccolsi dalle belle labbra esangui della mia donna l’ultimo bacio e le ultime parole: “Ciottìno mio, ti amo…” Gridai, mi disperai, piansi! Accorser fanti, armigeri, donzelle e cavalieri… Narrai la veridica istoria ma sentiva attorno a me il bisbigliar sommesso dei cortigiani increduli… “Ben la studiò Ser Gianciotto per non aver nomea d‘esser fatto becco dal frate suo… Francesca innamorata di uno sciancato anziché del Bel Paolo, e, in più, dopo la subìta beffa? V’è da scompisciarsi dalle risa! Delitto d’onore fu!”.
E Dante, a forza di scendere e salir per le altrui scale, queste maligne vociferazioni di Corte raccolse e propagò… e dopo di lui il Boccaccio e poi da quei che vennero a centinaia nei secoli, poeti, pittori, scultori, teatranti, cinematografari e fumettisti, in ogni lingua, in tutti i continenti, rappresentato fui, torvo, dietro un tendaggio, la mano alla spada, a guatar i due amanti sollazzarsi ovvero in atto di schidionar entrambi come polli… Ahimè! L’onor mio fatto a brani dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno… Neppur dai miei concittadini fui difeso anzi vieppiù infamato a partir da quel cavalier Ferruccio che in tutto l’orbe terracqueo se ne ito, tali falsità catalogando e raccogliendo a maggior mio disdoro…. Ma tu, o mio scrivano, riferirai la verità?
Alzo la mano in atto di promessa solenne. Nello medesimo istante s’ode provenir dall’alto una angelica voce.
– Ciottino! Torna a letto, ti prego!
E lo Sciancato, dopo avermi lanciato un’occhiata significativa, scompare, mentre nel cielo di Rimini esplode l’ultima salva dei fuochi d’artificio di ferragosto.
Giuliano Bonizzato