Home___primopianoL’è fadiga magnè e’ pèn senza muliga

Il pane di una volta poteva essere tanto duro quanto lo era la vita stessa


L’è fadiga magnè e’ pèn senza muliga


11 Gennaio 2025 / Beppe e Paolo

Nei pressi della Pescheria di Rimini, staziona un africano venditore di accendini e fazzoletti di carta. Con buona scelta di marketing ha imparato qualche frase in dialetto, contando sullo stupore dei passanti nel sentire parole in lingua locale in bocca a chi proviene dal continente africano. Locale e globale, appunto. Non sempre lo stupore si traduce in acquisto, comunque almeno la curiosità si ottiene.

La frase più ripetuta dal venditore ambulante è appunto quella del nostro titolo. Il Quondamatteo la traduce opportunamente con: ”La vita è dura!”.

E’ opportuno chiedersi però che cosa sia il pane senza mollica. Non si sta certamente parlando di grissini, crakers, spianatine, ecc., varianti del pane di diffusione relativamente recente e connesse alla ancor più recente mania delle diete. La frase idiomatica nasce probabilmente nel tempo in cui, per l’alto costo del combustibile, la cottura del pane era avvenimento raro, addirittura mensile o bimestrale e il pane perdeva dolorosamente la morbidezza della mollica. A ciò spesso si aggiungeva la pessima condizione dei denti dovuta alla quasi inesistente igiene orale. Perciò la dieta grama del popolo si arricchiva di zuppe basate sul pane raffermo, come la pappa al pomodoro o la ribollita toscana.

Come spesso accade nelle lingue locali, l’esperienza concreta diventa materiale su cui si formano espressioni di carattere generale. Mangiare il pane raffermo diventa così simbolo delle difficoltà della vita, della carestia, della miseria.

Non sappiamo se, scegliendo questa frase come strumento del suo marketing, il nostro africano abbia svolto la stessa riflessione, alla fine poi a lui interessa solo vendere accendini!

Beppe & Paolo

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(in apertura: disegno di Leonardo da Vinci 1487 — 1490)