Le voci del dialetto romagnolo dalla pandemia al tempo ritrovato
21 Agosto 2023 / Paolo Zaghini
Cumited “Com una volta” – San Clemente
“Giustiniano Villa. XXXI concorso di poesia dialettale”
La Piazza
Nel 2022 il Premio Giustiniano Villa ha festeggiato il trentesimo compleanno. Nel corso degli anni ho avuto il piacere di segnalare più volte la pubblicazione della raccolta delle poesie e delle zirudele del Premio (nel 2016, nel 2017, nel 2019, nel 2021). Lo avrei fatto molto volentieri anche per l’edizione del trentennale (un traguardo importante per un premio letterario), ma purtroppo il volume l’ho recuperato solo ora, quando è ormai uscito quello della trentunesima edizione di cui scriverò fra poco.
Voglio però elencare i vincitori del Premio 2022: per la poesia la giuria, guidata come sempre da Piero Meldini, ha assegnato la vittoria a Lucia Baldini di Lugo (“I en” – Gli anni); al secondo posto l’imolese Augusto Muratori (”Avrèb smanèm” – Vorrei spogliarmi); al terzo posto la santarcangiolese Germana Borgini (“Tl’aria cèra” – Nell’aria chiara). Vincitore nella sezione zirudeli Franco Ponseggi di Bagnacavallo (“E’ cumes” – Il commesso).
Ha scritto Meldini nell’introduzione al volume dell’edizione 2022: “Nel 1993, quando nacque il premio, la poesia in dialetto romagnolo si poneva già tra le esperienze più lucide, coerenti e innovative della poesia italiana della seconda metà del Novecento. I nomi di Tonino Guerra, Raffaello Baldini, di Nino Pedretti e Gianni Fucci, di Tolmino Baldassari, Walter Galli ed altri ancora erano ben conosciuti. Non solo agli addetti ai lavori e non solo in Romagna. Erano, ognuno con il proprio timbro e le sue particolari inflessioni, voci significative della poesia italiana del Novecento, dialettale e in lingua. Dando vita al nostro premio, che era ed è per componimenti inediti, si voleva verificare se dietro ai poeti romagnoli più noti altri ce ne fossero, degni anch’essi di essere conosciuti e incoraggiati. Degni, in ogni caso, di essere letti, discussi, giudicati e trattati con il rispetto che merita chiunque prenda in mano una penna. Possiamo, credo, rispondere positivamente: ce ne sono e ce ne saranno”.
La Sindaca di San Clemente, Mirna Cecchini, che ormai da una decina d’anni sostiene con energia il Premio, nel suo saluto nel volume 2023 ha scritto: “Ho sempre creduto nella promozione della cultura, a tutti i livelli. E il dialetto è, senza ombra di dubbio, cultura dalle origini popolari, patrimonio e specchio della società nelle quali siamo nati, cresciuti e poi maturati”.
Il patron del Premio, Claudio Casadei, ha facile gioco nello scrivere che anche “per il 2023 è una giocata vinta sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo. Le zirudele sono ventitre e trentanove le poesie. Leggere le une e le altre sarà per ognuno un viaggio diverso e introspettivo in noi stessi, delle nostre emozioni, dei nostri ricordi, dei nostri desideri e delle nostre paure”.
E ancora Meldini: “Se negli anni della pandemia il tema largamente prevalente era, come ci si poteva aspettare, la pandemia stessa, ma affrontata perlopiù con baldanza, ottimismo e perfino con un pizzico di umorismo, a dominare, quest’anno, sembrano piuttosto il sentimento del tempo e del suo moto inarrestabile, l’incombere della vecchiaia, la prospettiva della morte. Come hanno osservato numerosi psicologici e psichiatri, sono gli umori malinconici che la pandemia ci ha lasciato in eredità, aggravati dalla guerra in corso”.
La giuria ha proclamato l’imolese Augusto Muratori (”Lasil pienzar e vènt” – Lasciatelo piangere il vento) vincitore della sezione poesie per il 2023. Al secondo posto il bellariese Lorenzo Scarponi (“Lèusa d’òmbra” – Luce d’ombra). Al terzo posto il cesenate Giuliano Biguzzi (“Pansir” – Pensieri). La zirudela vincitrice è invece del nostro poeta riminese (per un anno ha scritto le sue poesie dialettali, una al giorno, sul nostro giornale on-line) Ivano Aurelio Muratori (“L’aumèint dla pèga” – L’aumento della paga): un dialogo fra l’operaio Francesco, il prete don Edmondo e il padrone Gustavo. Godevolissima, sulla scia dei testi – aggiornati al giorno d’oggi – di Giustiniano Villa.
Augusto Muratori (che spesso firma le sue poesie come Zezar) è nato nel 1936 nel ferrarese, ma risiede da molti anni ad Imola. Impiegato di banca sino alla pensione, nella sua vita ha pubblicato diverse raccolte in dialetto. Il suo esordio poetico è avvenuto nel 1973. Ha fatto parte della commissione che ha definito le regole della grafia romagnola.
Come fatto per le altre edizioni che abbiamo segnalato, pubblichiamo la poesia vincitrice del Premio Giustiniano Villa 2023 di Augusto Muratori:
Lasil piènzar e’ vènt (Lasciatelo piangere il vento)
Lasil piènzar e’ vènt. / Lasì che pörta in zìl / i zìg ed quéi ‘c mör / par buschês un pcôn ed pèn, / ‘d quéi ch’n’à i suld pr’al al midșén / dòp ‘na vita ed fadìga, / di purét lasé ai chén. / Lasìl rugê fört, / tanimöd / quéi ‘c manövra e’ tmôn ed st’mònd / is n’infót.
(Lasciatelo piangere il vento. / Lasciate che porti in cielo / le grida di quelli che muoiono / per guadagnarsi un tozzo di pane, / di quelli che non hanno i soldi per i farmaci / dopo una vita di fatica, / dei poveri abbandonati al loro destino. / Lasciatelo gridare forte, / tanto / coloro che decidono le sorti del mondo / se ne infischiano.)