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Letterina a Babbo Natale


24 Dicembre 2020 / Nando Piccari

Caro Babbo Natale,

per dirla schietta e netta, quest’anno non avrei voluto essere nei tuoi panni.

Credo sia stato infatti tremendo, per te che eri abituato a scorazzare in lungo e in largo nei cieli, aver dovuto attraversare ieri notte “l’Italia rossa” tenendo bene in mostra – soprattutto quando hai oltrepassato il confine di Regioni a guida leghista – l’autocertificazione con cui attestare che, nonostante quel tuo aspetto “un po’ così”, non eri un nomade reduce dall’aver appena svaligiato un magazzino di giocattoli.

Pareva che Conte fosse disposto ad emanare un dpcm che anticipasse di un giorno la vigilia di Natale, onde consentirti di girovagare nell’Ialia ancora “gialla”. Anche Speranza si era detto d’accordo, ma a “mandare tutto a monte” ci ha pensato Salvini, minacciando di occupare il parlamento al grido di «Vogliono rubare il Natale ai bambini!».

Per non appesantire ulteriormente la tua nottata mi sono limitato a chiederti un unico dono, non a me ma alla Città di Rimini. Un dono un po’ anomalo, come avrai visto, non da “portare” ieri notte, ma da contribuire col tuo carisma a costruire nel corso delle tue prossime visite a Rimini, che credo inevitabili al fine di esaurire la gran mole di regali che ti sarà senz’altro rimasta sulla slitta a causa delle limitazioni imposte ai tuoi spostamenti di questa vigilia.
In condizioni normali ti avrei anche pregato di lasciare due regalucci in altrettanti Comuni della Provincia.
Innanzitutto un discreto quantitativo di ritrovato “sale in zucca” a quegli Amministratori di Cattolica che si sono inventati il “Referendum a quorum zero”.

Con l’attitudine alla comicità che talvolta lo caratterizza, il Sindaco, dopo avere non a caso reso omaggio a Gianroberto Casaleggio, ha salutato quella trovata come «una rivoluzione silenziosa, un momento importante per la comunità, la sublimazione di un lungo cammino» che ha comportato «anni di fatiche, di tempo sottratto agli affetti ma investito per la collettività».

Chiunque abbia una qualche responsabilità istituzionale non può invece non sapere che nel mettere mano a norme regolamentari occorre tener conto anche del “caso limite”, che magari non si verificherà mai, ma che da virtuale occorre retrocedere ad impossibile.

Il “caso limite”, certo altamente improbabile ma comunque ammissibile grazie a quel regolamento, è che a decidere l’esito del referendum possa legittimamente essere l’unico elettore che quel giorno sia andato a votare.
Non c’è che dire: i grillini di Cattolica sono passati da “uno vale uno” a “uno vale tutti”.

Il secondo regalo ti avrei chiesto di lasciarlo in Comune a Riccione: qualche dose di bromuro, una sostanza che, come si sa, rappresenta un efficace rimedio, pur se di vecchia scuola, nei casi di sovrabbondante concitazione, quale quella da cui è oramai irrimediabilmente posseduta “il Signor Sindaco” di Riccione, rosa da un’esagitazione che contagia anche Caldari e Santi, gli assessori più suggestionabili della sua Giunta.

Ma veniamo al regalo alla Città Rimini.
Come sai, nel 2021 si vota, se in primavera o in autunno lo si vedrà. Il dono che solo tu puoi farci è di avere questa volta un sindaco – come dire? – un bel po’ più scanzonato e “leggero” di Gnassi, che in questi dieci anni non ci ha lasciato un momento di tregua, sempre lì a trasmetterci le sue fobie riformatrici.

Una volta il Fulgor, un’altra le fogne e il lungomare, un’altra ancora il Teatro Galli, Castel Sismondo e Piazza Malatesta. Per non parlate del Centenario felliniano con annesso Museo e di quanto ha fatto succedere a Miramare, Viserba e Rivabella.

La Rimini di domani avrebbe invece bisogno di un Sindaco che non si sognasse mai di prolungare una seduta di Giunta oltre l’orario dell’aperi-cena; che la smettesse con il tormentone del Bilancio e del Progetto; che per lui “fare sistema” significasse finalmente il solo tentare la fortuna al Super Enalotto; che cogliesse l’evidente analogia fra un cocktail e una delibera, essendo entrambi il risultato di una miscela proporzionata ed equilibrata di ingredienti: le diverse tipologie di alcol ed aromi nel primo caso, l’assemblaggio di aspetti finanziari, giuridici e sociali nel secondo.

Per fortuna a Rimini c’è un individuo che corrisponde all’identikit di cui sopra: tale Lucio Paesani, che è già in fase di riscaldamento essendo entrato nel cuore della parte più di destra del centrodestra.

La cosa fu chiara fin dalla volta in cui il capogruppo legaiolo Pecci esternò una roboante reprimenda contro Prefetto e Questore, tanto diversa dai suoi abituali soliloqui comunicativi. Lo fece in seguito ad un assist fornitogli dal Paesani, che aveva diffuso il video in cui compariva un tipo che s’aggirava armato di pistola in pieno centro. Come mai quel video, pur se oggetto di un’indagine di polizia, fosse in possesso del Paesani è cosa che non può non aver incuriosito la Procura della Repubblica.

A te, caro Babbo Natale, rimarrebbe solo il doverlo a questo punto sponsorizzare col prestigio di cui sei portatore. Un po’ come ha fatto di recente Diego Fusaro, la superstar dell’abracadabra filosofeggiante, arrivata a recitare qualcuna delle sue supercazzole dialettiche in Piazza Cavour, dove Paesani è ormai di casa, venendovi ogni sabato a tenere concione a poche decine di adepti, in qualità di leader di una cosa chiamata MIO, la quale in seguito, come preconizzato da Giuseppe Chicchi, diventerà la sua lista elettorale: “Formaggino MIO”.

Anche su questo dovresti intervenire, caro Babbo Natale. Aiutandolo un po’ con l’italiano, che all’orale gli si “invrucchia” e nello scritto diventa il cimitero di grammatica e sintassi. E spiegandogli pure che un futuro primo cittadino non può abbandonarsi a frasi stupidine e men che meno al turpiloquio. Eccotene qualche esempio integrale:
«Il diritto alla felicità, per dirla con il ragionier Ugo Fantozzi, è una ca…Pazzesca! / Finalmente Conte ha collegato il cervello alla bocca» / Mario Monti. Lo conoscete tutti, chi volete libero Mario Monti o Barabba?”. E il suo popolo, come allora, risponde “Barabba!”. E Lui dal pulpito: «Conte tira fuori i coglioni e di’ a questo popolo cosa vuoi».
Purtroppo gli è naufragato il sogno di diventare Presidente della Rimini Calcio, nonostante si fosse a lungo strombazzato come l’imminente suo salvatore.

Dove invece Paesani ha fatto il colpaccio è nell’aver scoperto e reso nota una delle riflessioni più suggestive e affascinanti di Federico Fellini, il che lo include di diritto fra i Maîtres à penser del centenario felliniano, con grande invidia della fellinologa per antonomasia e mia amica Anna Gradara. Anche qui è tutto integrale: «Un mio concittadino di Rimini Fellini racconta il suo ritorno a Rimini dopo la guerra e dice scendo dal treno e alla stazione vedo un passaggio surreale, abbiamo le macerie morali ed economiche».

Caro Babbo Natale, vedi dunque di programmare qualche tua venuta a Rimini per aiutare Paesani a fare il passettino che gli serve per diventare il sindaco che la città vorrebbe.

Se ti fosse più comodo, potresti magari farlo nei giorni del Carnevale. Perché, come si sa, “a Carnevale ogni scherzo vale”.

Nando Piccari