HomeCulturaQUANDO LE NOSTRE SPIAGGE (DI LUSSO) ERANO VIETATE AGLI EBREI


QUANDO LE NOSTRE SPIAGGE (DI LUSSO) ERANO VIETATE AGLI EBREI


25 Luglio 2016 / Paolo Zaghini

Lidia Maggioli – Antonio Mazzoni “SPIAGGE DI LUSSO – Antisemitismo e razzismo in camicia nera nel territorio riminese” (Panozzo)

Dobbiamo a Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni profonda gratitudine per il lavoro compiuto per dare alla luce questo prezioso libro dedicato alle vicende degli ebrei riminesi dal 1938 al 1945. Finalmente un punto fermo a cui le certosine ricerche degli Autori, in Italia e nel mondo, ci hanno fatto approdare.
Riepiloghiamo un attimo i dati nazionali, prima di affrontare quelli locali che gli Autori ci propongono: una legge promulgata nel dicembre 1937 definisce “lesiva del prestigio di razza” la relazione tra italiani e “sudditi” delle colonie africane. Nel giro di un anno, il Governo fascista delibera pure che i cittadini ebrei non appartengono alla razza italiana: nel settembre 1938 insegnanti e studenti ebrei vengono espulsi da tutte le scuole del Regno e gli ebrei stranieri espulsi dal Paese; a novembre vengono radiati dall’esercito ed espulsi dal Partito fascista; nel giugno 1939 vengono cancellati dagli ordini professionali, gli si proibisce di esercitare il commercio ambulante, di possedere radio, di comparire sugli elenchi telefonici; nell’agosto 1939 è fatto divieto agli ebrei di soggiornare nelle località turistiche “di lusso” (fra queste erano ricomprese Cattolica, Cesenatico, Rimini e Riccione); dal giugno 1942 gli ebrei sono precettati in servizi di lavoro forzato; dal 30 novembre 1943 tutti i beni degli ebrei saranno sequestrati (case, terreni, soldi, titoli, opere d’arte) “nell’interesse della Repubblica Sociale”. Le cifre dicono che nel periodo 1938-1943 furono assoggettate a persecuzione circa 51.100 persone; i perseguitati erano in parte (circa 46.600) ebrei effettivi e in parte (circa 4.500) non-ebrei classificati “di razza ebraica”. In un solo anno, dei 10 mila ebrei stranieri presenti in Italia, 6.480 vennero costretti a lasciare il Paese. Nel 1940 diverse centinaia di ebrei si trovano al confine nei posti più sperduti d’Italia. Ma dall’1 dicembre 1943 le autorità fasciste incominciano ad arrestare gli ebrei e a convogliarli prima presso campi di concentramento provinciali, per poi dirigerli verso il campo nazionale di Fossoli, nel comune di Carpi, in provincia di Modena. Luogo di transito prima di essere inviati nei lager nazisti.

Quante vittime ha fatto la deportazione degli ebrei in Italia? Liliana Picciotto Fargion nel suo “Libro della Memoria” (Mursia) scrive che gli ebrei arrestati e deportati nel nostro Paese furono 6.807; gli arrestati e morti in Italia, 322; gli arrestati e scampati in Italia, 451. Esclusi quelli morti in Italia,  gli uccisi nella Shoah sono dunque 5.791.
Maggioli e Mazzoni, raccontando la storia di decine di ebrei riminesi o che per Rimini hanno transitato, affrontano tutti questi aspetti della persecuzione razziale. Le parole e le testimonianze dei sopravvissuti raccontano storie drammatiche. Il censimento degli ebrei italiani imposto dal Governo fascista nell’agosto 1938 conterà, su una popolazione italiana allora di 45 milioni, 58.412 ebrei (si dirà poi 1 su 1.000). Nella provincia del Duce gli ebrei “contati” saranno 98, di cui 69 nel riminese (presenti solo a Rimini, Riccione e Cattolica). Ovvero 19 famiglie, di cui 14 a Rimini, 4 a Riccione e 1 a Cattolica. A questi devono essere aggiunti i componenti di altre 61 famiglie “temporaneamente presenti”, ovvero turisti abituali delle nostre zone balneari. Questa tragica contabilità degli ebrei “puri” e “misti” verrà aggiornata dalle autorità nel dicembre 1943: per decidere sull’arresto, sul sequestro dei beni. Ognuno di questi ebrei tenterà la via migliore, secondo lui, per salvarsi. Le autorità fasciste a fine 1943 intanto rilevano che 19 ebrei riminesi censiti si sono resi irreperibili.
La stragrande maggioranza degli ebrei riminesi riuscirà a salvarsi, trovando rifugio nelle campagne e ospitalità presso italiani e istituti religiosi (da segnalare l’azione in tal senso di don Domenico Masi a Miramare). Diverso invece il destino di molti ebrei temporaneamente transitati per Rimini o fra quelli che a Rimini, avendo anche casa, venivano per turismo. Molti di questi, catturati nelle loro città o mentre erano in fuga, moriranno tragicamente nei lager nazisti.

Il caso della famiglia di Nissim Matatia, ebreo greco di Corfù, stabilitosi a Forlì, proprietario di una villetta a Riccione (che confinava con quella della famiglia Mussolini) in fondo a Via Ceccarini, è quanto mai emblematica di tutte le drammatiche vicende degli ebrei italiani. E la storia di questa famiglia pervade tutte le pagine del libro di Maggioli e Mazzoni.

Le tante storie narrate mettono in luce sia le numerose contraddizioni umane, i casi di egoismo e di odio razziale, ma anche i gesti di generosa solidarietà, Come quello dei riminesi/bellariesi Ezio Giorgetti, albergatore, e Osman Carugno, maresciallo dei Carabinieri, che salvando diverse decine di ebrei fuggitivi sono stati nominati da Israele, tra i primi italiani, “Giusti tra le Nazioni”.