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Livio Bonanni, quando a Santarcangelo il sindaco era operaio e partigiano


28 Novembre 2019 / Paolo Zaghini

Difficile pensare oggi che un semplice operaio, con la sola scuola elementare fatta, possa ricoprire ruoli pubblici importanti e lasciare un segno nella propria città (l’unica figura odierna con questi requisiti che mi viene in mente è l’atuale Ministra alle politiche agricole Teresa Bellanova, 61 anni, bracciante a 14 anni, militante del PCI e sindacalista della CGIL). Ma nel dopoguerra il PCI formò e chiamò a ricoprire ruoli amministrativi e politici importanti molti lavoratori che contribuirono a costruire la rinata democrazia dopo gli anni del fascismo.

Primi anni ’60. Santarcangelo, Unicem. A destra Livio Bonanni

E’ questo anche il caso di Livio Bonanni, santarcangiolese, operaio del cementificio Buzzi-Unicem, per oltre 40 anni protagonista della vita politica e amministrativa del suo Comune.

Bonanni nacque a Santarcangelo il 13 ottobre 1921, il terzo figlio di una famiglia contadina. Il padre, antifascista, fu picchiato dai fascisti e questo fatto segnò per sempre le scelte di Bonanni. Finita la scuola elementare venne mandato a fare il garzone presso un coltivatore diretto, per poi iniziare nel 1936 a lavorare come “bocia” in fabbrica, nel cementificio, per fare il “cempor” (un materiale poroso con cui si facevano piastrelle per isolare le abitazioni dal caldo in Africa). Per un ragazzo allora, dichiarò Bonanni “andare in fabbrica era la gioia, la felicità, era la cosa alla quale tutti noi ragazzi aspiravamo”.

Poi entrò in fabbrica, nello stabilimento della frazione di San Michele, e venne inserito nella produzione del cemento sino alla chiamata alle armi nel 1941. Militare a Savona, dopo l’8 settembre 1943 rientrò, a piedi, a Santarcangelo. Costretto a nascondersi per evitare l’arruolamento nella Repubblica Sociale, a 23 anni iniziò a partecipare alla Guerra di Liberazione con i partigiani di Santarcangelo (VI Distaccamento del III Btg Rimini – Brigata SAP Forlì) guidati da Pasquale De Luca e Michele Caminati commissario politico.

Terminata la guerra Bonanni gestì il bar della Casa del Popolo, ma il suo desiderio era rientrare in fabbrica. Quando era partito militare non era stato licenziato, ma la ripresa produttiva del cementificio (anche per riparare i danni subiti nel corso della guerra) fu lenta. Nel 1947 il cementificio ricominciò a produrre e ad aver bisogno nuovamente delle maestranze. “Grazie all’aiuto del sindacato riuscì a rientrare in fabbrica”. Alla fine degli anni ’40 erano oltre un centinaio gli operai impiegati nel cementificio.

Anni ’70. Santarcangelo. Da sin. Gianni Fucci, Romeo Donati, Balilla Nicoletti, Livio Bonanni

Bonanni partecipò alla organizzazione del sindacato all’interno della fabbrica, divenne il capo del Consiglio di Fabbrica, con tutto quello che questo ruolo comportava fare sindacato negli anni della ricostruzione e del boom economico. Le testimonianze di chi lo ha conosciuto nel contesto dell’attività sindacale riferiscono di una persona rigorosa e tenace nelle rivendicazioni dei diritti dei lavoratori, ma sempre attenta anche ai doveri e ai problemi dei singoli nel rispetto dell’interesse collettivo.

Ha ricordato Bonanni: “Ad un certo punto noi eravamo considerati gli ‘scioperaioli’ di tutto l’Unicem, che era un gruppo di cementifici con alla presidenza la FIAT che dava le direttive su come comportarsi, come vendere. Queste lotte sindacali iniziarono a dar fastidio all’Unicem e occorreva stare attenti, anche perché si aveva paura che la fabbrica venisse chiusa e se fosse accaduto noi dove saremmo andati?”.

1994. Santarcangelo. Manifestazione per il 50° della Liberazione. Da sin. Luigi Antoniacci, Livio Bonanni, Stargiotti, Marchi

Va detto che la Buzzi Unicem era la fabbrica più vecchia di Santarcangelo, che aveva incominciato ad operare a fine ‘800. Per tutti “la fabbrica”, e basta. Ma in realtà si chiamò Cementeria Marchino, dal nome dei primi proprietari, poi diventata Unicem, del gruppo FIAT, per passare poi al gruppo Buzzi. Il gruppo Buzzi Unicem ne decise la chiusura il 31 dicembre 2009, quando ancora vi lavoravano 64 dipendenti. Nel 2015 i macchinari furono smontati e inviati in un cementificio in Africa. Il gruppo Buzzi contava nel 2008 altre 11 cementerie in Italia e vari stabilimenti all’estero.

Ma il rapporto tra residenti e fabbrica non fu mai idilliaco per la polvere che ricopriva tutto il quartiere. Il cementificio lavorava a ciclo continuo e stava fermo solo un mese all’anno per la manutenzione. Il sindacato in fabbrica fece molte battaglie per migliorare le condizioni di lavoro, ottenendo anche importanti risultati.

Anni ’70. Santarcangelo. Da sin. Gianni Fucci, Romeo Donati, Balilla Nicoletti, Livio Bonanni

Racconta Franco Antonini, Sindaco di Torriana dal 2009 al 2014 e per 28 anni dipendente della Buzzi-Unicem, a “Tre” il giornale economico del settimanale “Il Ponte”: “Ma il sindacato, in azienda, era anche qualcosa in più: era una scuola di solidarietà e di responsabilità. Iniziative individuali non erano ben accolte, perché i problemi dovevano essere discussi e le soluzioni trovate insieme. Quando c’erano i turni da fare, magari in occasione di festività particolarmente sentite (come può essere il Natale), non era ammesso fare i furbi inventandosi qualche scusa. Perché voleva dire danneggiare gli altri, che avevano rispettato i propri impegni. Questo sentimento di responsabilità verso i colleghi, ed anche nei confronti dell’azienda, era considerato un valore e non erano ammesse deroghe. Purtroppo qualcosa di questo clima si è perso nel tempo, mano a mano che il lavoro è cominciato ad essere percepito solo come mezzo per ricevere un salario”.

Bonanni, iscritto alla CGIL, fu eletto responsabile del Consiglio di fabbrica con 100 voti su 116 votanti. E quando si presentava davanti alla Direzione questo aveva il suo peso. Fra il 1958 e il 1961 ci fu un lungo periodo di crisi con la proposta della Direzione di licenziare una ventina di operai e ridurre lo stipendio agli altri e un incentivo all’esodo per chi volesse di 300 mila lire. La trattativa andò avanti per cinque mesi, poi una sera iniziò lo sciopero “duro”: per 14 giorni gli operai bloccarono la fabbrica ed ebbero il sostegno di tutta Santarcangelo.

Anni ’90. Santarcangelo. Festa dell’Unità. Alla porta, da sin., Quarto Rossi, Livio Bonanni, Aldo Righi

Anche se, come ricorda Bonanni, “l’azienda aveva fatto parecchie assunzioni di favore, i così detti ‘raccomandati’; parecchi di loro non erano disposti a fare lo sciopero e gli andava bene tutto quello che faceva il padrone”. Nonostante la durezza dello scontro esso si chiuse con soli quattro licenziamenti contro i venti proposti e l’aumento di 100mila lire per quelli che volevano andarsene. Non vinse il padrone e gli operai dimostrarono la loro forza unitaria.

Ed ancora Bonanni ricorda come “anche se l’azienda lavorava, gli impianti però erano diventati vecchi, i costi di lubrificazione aumentavano”. I lavoratori con il sindacato decisero che l’azienda dovesse iniziare ad investire. “Quindi cosa facemmo? Decidemmo che se l’azienda avesse investito noi saremmo stati disposti a rinunciare a 10 lire all’ora di aumento, ma questo purchè l’azienda si impegnasse a sottoscrivere l’impegno di rimodernare gli impianti”. La proposta fu accolta con grande interesse da parte della Direzione aziendale.

1999. Santarcangelo. Festa dell’Unità. Da sin. Livio Bonanni, Romeo Donati

Alla fine degli anni ’70 Bonanni annunciò al Direttore che se ne sarebbe andato, in quanto aveva raggiunto l’età pensionabile: “Ho predicato agli altri che qualora avessero raggiunto il massimo dell’età pensionabile avrebbero dovuto lasciare il posto ad un disoccupato”. E Bonanni applicò a se stesso questa indicazione. Alcuni giorni dopo andò a cercarlo il vice-direttore generale del gruppo e gli disse: “Lei fa del male ai suoi compagni di lavoro e dà fastidio all’azienda perché noi abbiamo bisogno di persone come lei!”. Ma la decisione era ormai presa. Nel 1979 l’azienda gli conferì il “Premio Fedeltà” per l’intensa attività svolta all’interno della fabbrica in oltre trent’anni.

Livio Bonanni sposò il 14 agosto 1948 Maria Contucci (1922-2016). Dal loro matrimonio nacquero due figli: Marzio (nato nel 1950) e Ivana (nata nel 1952).

Ma questo del suo lavoro e del suo impegno sindacale alla Buzzi Unicem è solo un aspetto dell’impegno di Bonanni. Fuori dalla fabbrica c’era la sua militanza nel PCI, a cui si era iscritto mentre si batteva per la libertà contro i nazi-fascisti. Per decenni fu nella segreteria comunista comunale, animatore delle Feste dell’Unità, partecipe dell’intensa vita di riunioni ed incontri promossi dal partito. Per tutta la vita fu legato a Romeo Donati, prima in CGIL, poi nel Partito e in Comune.

Anni 2000. Santarcangelo. Da sin. Livio Bonanni, Gianni Fucci

Alle elezioni del 27 maggio 1951 il PCI lo candidò in Consiglio Comunale: eletto vi rimase ininterrottamente, eletto per sette volte, sino al 6 maggio 1990, per 39 anni.

Il 21 aprile 1953, a 32 anni, l’operaio comunista venne eletto Sindaco al posto del dimissionario Giulio Belli. Ricoprì l’incarico sino al 4 giugno 1956. Bonanni, a Il Resto del Carlino raccontò: “Quando mi nominarono sindaco io dissi a tutti: ‘ragazzi vi sbagliate. Non conosco nemmeno i metri, e se mi presentano un progetto …’”. Ma aggiunse anche: “Io amo Santarcangelo, qui sono nato e vissuto. Ne sono orgoglioso”.

Poi fu più volte assessore: dal 17 ottobre 1958 al 18 gennaio 1961; dal 7 giugno 1970 al 23 settembre 1977; dal 24 luglio 1980 al 9 luglio 1985. Il 7 ottobre 1977 il Sindaco Romeo Donati gli scrisse una lettera di ringraziamento per l’opera prestata in Giunta e in questa gli diceva: “Il suo impegno serio e leale condotto con quella rettitudine ed umanità che solo una natura nobile poteva esprimere, non potrà essere dimenticato dalla nostra gente, dal popolo santarcangiolese che ha sempre trovato in lei un amico prima ancora che un amministratore pubblico”.
Nel ruolo di amministratore pubblico Bonanni si distinse per rigore morale e attenzione ai problemi delle persone meno abbienti.

Per i meriti acquisiti tra il 1943 e il 1945 in qualità di combattente partigiano il 1° gennaio 1984 Giovanni Spadolini, Ministro della Difesa, e Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, gli conferirono il Diploma d’Onore e il titolo di “Patriota”.

Nel 2006 invece fu insignito dal Presidente Giorgio Napolitano dell’onorificenza di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il Resto del Carlino intitolò “Il sindaco operaio diventa Cavaliere”.

Con il passaggio dal PCI al PDS nel 1991, Bonanni rallentò la sua attività politica. Il suo impegno lo dedicò soprattutto all’ANPI santarcangiolese, di cui divenne presidente onorario dal 2003 sino alla sua scomparsa. L’ANPI di Santarcangelo fu per diversi anni il “rifugio” di molti che non condivisero la scelta di cambiare nome al PCI. Fu necessario, a partire dai primi anni 2000, la lunga e paziente opera di Renzo Casadei, segretario dei DS santarcangiolesi, per ricucire strappi e vecchie ferite.

2002. Santarcangelo. Da sin. Livio Bonanni, Alba Mini Presidente dell’ANPI di Santarcangelo

Lo stand dell’ANPI fece la sua ricomparsa alla Festa Comunale dell’Unità. Bonanni aiutò non poco questa ricucitura, coinvolgendo i numerosi giovani che si erano iscritti all’ANPI. La Presidente dell’ANPI santarcangiolese Giusy Delvecchio, quando Bonanni morì l’1 luglio 2013 a quasi 92 anni, così lo ricordò: “Uomo semplice nei modi ma fine nei ragionamenti, nel mostrare quei titoli che per lui rappresentavano una testimonianza di impegno civile, raccontava la semplicità di compiere la scelta della Resistenza nell’intento della ricerca della liberazione dall’oppressione nazifascista e con lo scopo di costruire una società più giusta per gli ultimi, cosa che cercò di fare al nascere della nostra Democrazia. A Livio va tutta la nostra gratitudine per averci guidato fino ad ora”.

Il 24 settembre 2015, in occasione del 71° anniversario della Liberazione di Santarcangelo di Romagna, l’Amministrazione Comunale e l’ANPI inaugurarono una targa dedicata al partigiano Livio Bonanni nel giardinetto della Stazione di Santarcangelo.

(nell’immagine in apertura: 13 giugno 1984. Manifestazione. Al centro Livio Bonanni)

Paolo Zaghini