HomeCronacaMa i nostri piccoli eroi si meritavano una grande festa in loro onore


Ma i nostri piccoli eroi si meritavano una grande festa in loro onore


5 Giugno 2021 / Lia Celi

I genitori, soprattutto noi mamme, lo confessano sottovoce, lanciandosi furtivi sguardi d’intesa: uno dei pochi, pochissimi lati positivi della pandemia è di averci affrancato dalle corvée delle feste scolastiche per due anni consecutivi.

E per quanto ci vergogniamo ad ammetterlo, non è così male che l’ultimo giorno di scuola sia l’ultimo giorno di scuola e basta, o quasi, come quando eravamo piccoli noi: al massimo un saluto nel cortile, un canto tutti insieme, all’insegna della brevità e della semplicità.

Niente maratone in cucina per preparare crostate, niente telefonate trafelate in pasticceria per ordinare pizzette last-minute perché le crostate si sono bruciate. Niente chat di classe roventi per capire chi deve portare i bicchieri di plastica e chi allestire il rinfresco riservato ai celiaci. Non abbiamo dovuto setacciare i negozi alla ricerca di indumenti per la recita dei pargoletti, in genere articoli fuori stagione e dai colori improbabili che si useranno solo per un giorno, tipo calzamaglie verdi o tee-shirt marron, reperibili al massimo in rete, ma perché arrivino dalla Cina in tempo si sarebbero dovuti ordinare due mesi prima.

E c’è sempre la mamma che dice «Bè, che c’è? Si prendono bianchi e poi si tingono in casa», ma il risultato sono calzamaglie e tee-shirt color zucchina marcia. No, niente di tutto questo, né a fine anno né a Natale; la sospensione dei corsi dei figli ci ha dispensato dalla raffica di cene, merende e pizzate che in certi momenti dell’anno rendevano l’agenda di ogni famiglia fitta e complicata come quella degli Obama. E abbiamo scoperto, vergognandoci nel fondo dell’anima, che ci sentiamo più leggeri e ci rimangono più soldini in tasca, il che di questi tempi non guasta.

Ma il rimorso c’è. E non deriva solo dal fatto che, come genitori, dovremmo essere sempre votati al sacrificio e devolvere tempo e denaro agli eventi socio-scolastici dei nostri bambini con generoso slancio e il sorriso sulle labbra, ma anche perché – indubbiamente – il nostro meschino sollievo coincide con un’effettiva perdita per i ragazzini, quella dell’emozione di sentirsi protagonisti, di vedersi al centro del loro piccolo mondo, almeno per un giorno.

Mai come in quest’anno e mezzo hanno vissuto poco, poverini: reclusi e separati dagli amici, limitati nei contatti a scuola, privati dello sport e degli svaghi abituali, costretti a subire paturnie, malumori e ansie degli adulti, o segnati della perdita di un nonno o di una nonna. E forse mai come ora si meritavano una grande festa in loro onore, i bambini, che durante la pandemia hanno sofferto e tenuto duro e si porteranno dentro tutta la vita i segni di questi mesi durissimi.

Invece hanno visto archiviare senza troppe cerimonie il loro anno da piccoli eroi – così dobbiamo chiamarli, perché anche con i loro sacrifici e la loro disciplina si sono salvate delle vite. Pazienza, è andata così. Festeggiamoli, per ora, come possiamo, facendogli capire che sono importanti, e che si sono guadagnati una promozione molto più prestigiosa di quella che in tempi normali si conquistano con buoni voti sul registro elettronico.

Incrociando le dita, a settembre ritroveremo tutti la normalità che sembrava dimenticata. Mamme e babbi torneranno con nuovo entusiasmo a fare gli autisti e i manager dei loro ragazzi, a cuocere le crostate e a ordinare le pizzette per i compleanni e le feste scolastiche, a vegliare fino a notte fonda per terminare i lavoretti per i mercatini natalizi. Però, maestre, siate comprensive: almeno risparmiateci la ricerca delle calzamaglie verdi e delle tee-shirt marron.

Lia Celi